La giovane signora che alle primarie Pd di Napoli ha rotto l’incantesimo dell’imbattibilità di Antonio Bassolino – due successi a sindaco di Napoli ed altrettanti come governatore della Campania con maggioranze schiaccianti – si chiama Valeria Valente, ha 39 anni, è deputata dal 2013 ed è una figlioccia politica di Bassolino. E’ un frutto caduto da quell’albero, rigogliosissimo di mele con il suo bollino tra gli anni ’90 e i 2000. E in fondo anche le primarie 2011 furono vinte (e poi annullate) da un delfino di Bassolino, l’ex assessore regionale Andrea Cozzolino, oggi tra gli autori e sostenitori della discesa in campo della Valente: entrambi fino a poco tempo fa avevano una stanza in Fondazione Sudd a Corso Umberto, fondata da Bassolino negli anni del ritiro dalla politica attiva. Rapporti cordiali, un po’ deteriorati nelle ultime settimane. Nella notte la forbice tra Valente e Bassolino si è ridotta a meno di 500 voti, praticamente meno del divario scavato in un paio di seggi della zona est su 78 complessivi. L’ex sindaco però non protesta, riconosce il voto e fa gli auguri “a chi ha vinto”. Senza farne il nome. I risultati annunciati dal presidente della commissione di garanzia Giovanni Iacone dicono che la Valente ha prevalso con 13.419 voti, pari al 43,7% dei votanti. Al secondo posto Bassolino con 12.967 voti (42,2%), 452 voti meno di Valente. Terzo Marco Sarracino dei Giovani Dem con 3.266 (10,6%); quarto Antonio Marfella, in quota Psi, oncologo di riferimento dei comitati antidiscariche, con 1.044 voti, pari al 3,4%.

La candidata che il Pd contrapporrà all’uscente Luigi de Magistris, all’azzurro Gianni Lettieri e all’esponente M5s che uscirà vincente dalle comunarie era consigliera comunale Ds già nel 1997, seconda amministrazione Bassolino. Aveva 21 anni e si era fatta le ossa nel movimento studentesco. Rieletta nel 2001, poi assessore al Turismo e ai Grandi Eventi nel 2006, seconda amministrazione Iervolino. Sono anni in cui il governatore Bassolino è il padrone assoluto dei Ds napoletani, la segreteria partenopea del partito combacia con gli uffici di staff della Regione Campania. Da Roma Bassolino è inchiodato ad alleanze di compromesso con Ciriaco De Mita, Clemente Mastella e Alfonso Pecoraro Scanio per tenere insieme il frangibile centrosinistra di Romano Prodi. Ma nella città di Napoli non si muove foglia nel centrosinistra se prima don Antonio non ha assentito. E’ una delega infame per la Valente, quella al Turismo, negli anni in cui esplode l’emergenza rifiuti: quali grandi eventi vuoi organizzare e quali turisti vuoi attrarre se i sacchetti della spazzatura raggiungono le verande delle case e impediscono il transito delle auto? La Valente è intruppata in una giunta che non brilla per dinamismo, ma esce immacolata dalla bufera giudiziaria che costringe la Iervolino a sostituire i numerosi assessori arrestati nell’inchiesta sulle delibere truccate ‘Global Service’ insieme al potentissimo immobiliarista Alfredo Romeo (saranno tutti assolti).

Nel 2010 la Valente si dimette da assessore per candidarsi a segretario provinciale di Napoli. A luglio viene sconfitta dall’ex demitiano Nicola Tremante. Non avrà lei il cerino in mano durante le primarie 2011, concluse con l’annullamento per i presunti brogli, il commissariamento di Tremante, la disastrosa candidatura del prefetto Mario Morcone, che non raggiungerà nemmeno il ballottaggio. Pierluigi Bersani spedisce a Napoli Andrea Orlando come commissario. Proprio l’attuale ministro di Giustizia è stato uno dei principali sponsor di Valente: entrambi Giovani Turchi (come Cozzolino), la corrente di Matteo Orfini. La Valente è stata designata da Matteo Renzi – il Nazareno scaricò subito Bassolino – nell’ambito di un gioco di equilibri interni di partito. Anche per lasciare al renzianissimo Roberto Giachetti la strada spianata a Roma.

“Napoli ha scelto di guardare avanti, di non voltarsi più indietro”, dichiara la Valente, con evidente riferimento all’ex sindaco e governatore, lei che comunque ha in curriculum un’esperienza da assessore al Turismo nell’ultima giunta Iervolino. “Napoli ha scelto di investire sul suo futuro, di crederci. E’ l’affermazione di una nuova leadership e di una nuova classe dirigente. Ora dobbiamo mandare a casa Luigi de Magistris”. Al comitato di piazza Bovio brindano con lei i big del Pd: Cozzolino, Mario Casillo, il renzianissimo sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto, Marco Di Lello, Leonardo Impegno, Raffaele Topo. Esulta Giovanni Palladino, deputato di Scelta Civica, che ha appoggiato la renziana in campagna elettorale.

Bassolino incassa con stile, ma i suoi, compresi molti ex assessori delle sue giunte, erano affranti: divario risicatissimo, forse sarebbe bastato stringere un’alleanza con un capobastone di quartiere in più per ribaltare l’esito. Ma Bassolino non ha rimpianti: “Ho combattuto la mia battaglia con caparbietà, tenacia e passione, non ho nulla da rimproverarmi, ma non siamo riusciti a superare un certo limite”. “Se si fosse riusciti a far andare al voto ancora più persone sarebbe stato meglio – sottolinea – perché tanti cittadini nemmeno sapevano che si votava”. L’ex governatore ha perso ma è rimasto in piedi: “Ho chiesto le primarie – ricorda – e che si svolgessero in maniera regolare, di fronte alle resistenze, alle difficoltà e ai continui rinvii. Volevo riaprire un dialogo con la città. Ho spinto per sanare ferite del passato, convinto che il rinnovamento della politica arrivi dai cittadini. La partecipazione di oggi segna una ripartenza e questo va oltre il Pd”.

 

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