“Uno dei sequestratori mi chiamò e parlò in italiano“. Lo ha raccontato Rosalba, moglie di Salvatore Failla, operaio della Bonatti di Parma rapito e ucciso in Libia insieme a Fausto Piano, durante una conferenza stampa a Roma nello studio dell’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi. La donna ha aggiunto di avere “ricevuto una telefonata dal marito il 13 ottobre scorso” e ha fatto ascoltare la registrazione della telefonata: “Ciao sono Salvo, i miei compagni li hanno portati via, io sono rimasto da solo e ho bisogno di cure mediche, ho bisogno di aiuto. Parla con giornali e tv, vedi di muovere tutto quello che puoi muovere”. La telefonata risalirebbe al 13 ottobre, ma la voce appare registrata. La donna aveva chiesto poi ai sequestratori di passargli il marito, ma questi si erano rifiutati.
“Mio padre era una persona buona – ha raccontato Erica, 23 anni, la figlia di Salvatore Failla – non ci hanno aiutato a riportarlo a casa. Ci hanno detto di stare zitti, di non fare scalpore. Ci hanno detto di non rispondere alle domande dei rapitori. Dov’è lo Stato? Abbiamo fatto quello che ci hanno detto, ma non è servito a nulla. “E’ morto ed è ancora in mano ai libici – ha detto ancora Erica – lo Stato non lo ha tutelato nemmeno dopo morto”.
“Ci è stato detto dai familiari di Piano – ha detto ancora la ragazza – che la Farnesina ha riferito loro che sono stati costretti a dargli i corpi per l’autopsia perché hanno puntato le armi alla testa dei rappresentanti italiani che sono attualmente in Libia”.
“Non voglio funerali di Stato per mio marito”, ha detto ancora Rosalba, esprimendo tutta la sua rabbia per l’andamento del caso e, da ultimo, per l’esecuzione dell’autopsia avvenuta oggi in Libia.
“Le ultime notizie su mio marito le ho avute oggi pomeriggio quando mi hanno detto dell’autopsia. Poi ho attaccato il telefono. Non so se ora lo Stato sarà capace di prendere il cadavere di mio marito e metterlo su un aereo”, ha aggiunto.
L’avvocato Grimaldi ha confermato che sul corpo di Failla è stata effettuata un’autopsia, contrariamente a quanto chiesto dalla famiglia: “Abbiamo fatto venire apposta i due nostri consulenti medici legali – ha spiegato ancora il legale – perché alla luce di quello che è stato detto anche stamattina dal ministro degli Esteri di Tripoli, che si trattava di un colpo alla nuca che sicuramente l’autopsia avrebbe rivelato, abbiamo immediatamente temuto che le rassicurazioni che avevamo avuto circa l’appello forte che la signora aveva fatto di non eseguire l’autopsia in Libia non fosse stato raccolto. Poi ci hanno detto che si trattava di un’ispezione esterna. Alla fine è venuta fuori la drammatica verità che si è trattato di un’autopsia vera e propria“. “Mi dicono i due medici legali che addirittura lavare un corpo in quelle condizioni comporta l’impossibilità di accertare – ha aggiunto – oltretutto da notizie che abbiamo ricevuto dalle agenzie pare che abbiano prelevato anche i proiettili e noi non volevamo che si facesse”.
“Siamo in grado di intervenire dopo un’autopsia già eseguita, ma ora il nostro lavoro sarà più difficile – spiegano i medici legali Luisa Reggimenti e Orazio Cascio, consulenti della famiglia Failla. In particolare i due esperti hanno espresso sconcerto per il fatto che i cadaveri siano stati lavati: “In questo modo – hanno aggiunto – si modificano i reperti, ad esempio si cancella l’eventuale presenza di polveri da sparo dai fori di entrata dei proiettili”.
Le salme di Failla e Piano, dovrebbero essere imbarcate in serata sul C130 dell’Aeronautica militare che le riporterà in Italia: secondo quanto si è appreso, i corpi sarebbero da poco stati prelevati dall’ospedale dove si è svolta l’autopsia.