Un messaggero europeo spicca il volo verso Marte. Nel giorno del 137esimo compleanno di Albert Einstein, quando in Italia sono appena passate le 10:30 del mattino, i potenti motori del razzo russo Proton-M illuminano il nebbioso cielo del cosmodromo di Bajkonur, nelle steppe del Kazakistan. E proiettano la sonda ExoMars (Exobiology on Mars) verso le stelle, permettendole di vincere l’abbraccio gravitazionale della Terra. Il lancio è stato salutato con un applauso da appassionati e curiosi riuniti in piazza del Popolo per seguire la diretta satellitare dell’evento, attraverso il maxischermo dell’installazione “L’Italia va su Marte”.

“Il momento del countdown è sempre un’emozione fortissima – commenta dalla piazza capitolina la moglie di uno dei tecnici italiani che da più di 30 anni con passione lavora nel settore aerospaziale -. Bastano, infatti, pochi secondi per vanificare il lavoro di anni”. “È affascinante”, aggiunge a caldo un passante incuriosito, al momento dell’accensione dei motori, nonostante in piazza lo schermo, con il sole proprio di fronte rendesse complicata l’osservazione. Entusiasmo ancora più grande al centro di controllo della missione, presso l’Aerospace logistics technology engineering company (Altec), a Torino. “Se tutto va bene, per la prima volta l’Europa non guarderà più Marte dall’alto, ma lo studierà dal terreno”, commentano gli esperti italiani dall’Altec. 

“È una tappa fondamentale che corona diversi anni di preparazione per una missione complessa”, afferma Paolo Ferri, Head of Mission Operations presso il centro Esoc (European space operations centre) dell’Agenzia spaziale europea, Esa, a Darmstadt, in Germania. “È l’inizio di un lungo viaggio che non è rappresentato solo dai chilometri che la sonda percorrerà”, gli fa eco Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). “È un’emozione intensissima vedere la fiammata e sentire il boato, mentre si sollevano 4000 chili di scienza e tecnologia italiana a bordo di questo meraviglioso razzo”.

Ancora dodici ore e gli esperti delle due agenzie spaziali dalla cui collaborazione nasce ExoMars, l’Esa e l’omologa russa Roscosmos, sapranno se le operazioni di distacco dell’ultimo stadio, quello che contiene gli esperimenti scientifici cuore della missione, si sono svolte senza intoppi. Il segnale definitivo che ExoMars è correttamente in cammino verso Marte arriverà alla base italiana di Malindi, in Kenya. A testimonianza di quanto sia significativa la presenza del nostro Paese in questa avventura spaziale.

L’Asi è, infatti, il primo contributore di ExoMars con 350 milioni di euro, pari al 32% del valore complessivo della missione, che è di 1,3 miliardi di euro. Inoltre, l’industria italiana, con la Thales Alenia Space (Thales-Finmeccanica), è capofila delle aziende che hanno contribuito alla missione europea. Sono stati, ad esempio, integrati negli stabilimenti di Torino entrambi i veicoli automatici di ExoMars. Si tratta del Trace gas orbiter (Tgo), che resterà in orbita attorno a Marte per sette anni, e del modulo di discesa Entry, descent and landing demonstrator (Edm), il veicolo che porta il nome dell’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli e che dimostrerà la capacità dell’Europa di posarsi sul suolo di Marte. Diversi strumenti scientifici a bordo di ExoMars, infine, sono stati ideati e sono sotto la responsabilità di ricercatori italiani dell’Asi, dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).

ExoMars va, quindi, a rafforzare la già significativa presenza dell’Italia nel Sistema solare. “Dal Sole a Saturno, passando per comete, pianeti nani e asteroidi – si legge sul sito dell’Asi -, in quasi ogni angolo del Sistema solare si trova un viaggiatore interplanetario made in Italy”. ExoMars è solo l’ultimo arrivato. Il suo obiettivo è la ricerca di vita aliena microbica, passata o presente, sul Pianeta rosso. È, inoltre, la prima vo,ta che si arriva su Marte nella stagione delle tempeste.

“Siamo soli nell’universo? Come si è sviluppata la vita? Sono queste alcune delle domande alle quali vuole rispondere la missione ExoMars”, sottolinea all’Ansa Jan Woerner, direttore generale dell’Esa. Tra due anni, nel 2018, quando partirà anche la seconda fase della missione con l’invio di un rover dotato di un trapano italiano, dal sottosuolo marziano potrebbero arrivare le prime risposte. Estremamente preziose in attesa, in un futuro si spera non troppo lontano, del primo sbarco di un essere umano su Marte.

Foto Esa

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