Per un po’ ci avevano creduto. Che un volto fosse uguale all’altro, che bastassero i contenuti, che non tutti dovessero essere telegenici come le candidate Virginia Raggi o Chiara Appendino. Ma il sogno del Movimento 5 stelle a Milano di essere diversi è durato appena quattro mesi: Patrizia Bedori ha fatto un passo indietro e l’assemblea di attivisti a porte chiuse ha chiesto che a correre per le amministrative sia l’avvocato Gianluca Corrado, il terzo classificato alle scorse comunarie (il secondo Lo Verso si è già ritirato). Manca l’ufficialità e forse un nuovo voto online, ma per la base conta poco. “Mi avete chiamata casalinga, disoccupata, grassa e brutta”. E’ lo sfogo del giorno dopo dell’attivista di zona 3, figlia del musicista jazz Gianni Bedori, cultura di sinistra e formazione 5 stelle doc di quelle che, dicono gli attivisti, “ormai si fatica a vederne in giro”. La Bedori si confida alla rete e in quelle pressioni che l’hanno costretta a lasciare ci sono molto poco Gianroberto Casaleggio o il direttorio M5s, e molto di più un clima da campagna elettorale nella base che la voleva “comunicativa” a tutti i costi e che lei non ha retto.
Qualche sassolino nella scarpa oggi me lo voglio levare.Avete usato volutamente termini come casalinga e disoccupata…
Pubblicato da Patrizia Bedori – candidata Sindaco M5S a Milano su Domenica 13 marzo 2016
Il giorno dopo l’ormai ex candidata 5 stelle si toglie “qualche sassolino” con una riflessione su Facebook. E il voi che ritorna ossessivamente è rivolto ai suoi: certo c’è la critica alla stampa che l’avrebbe attaccata troppo e troppo spesso. Ma nel lungo post le accuse sono anche per chi le è stato vicino: colleghi, compagni, attivisti, amici. Il tarlo che lei non fosse quella giusta è stato costante e ripetuto. Tanto che dalla messa in discussione del premio Nobel Dario Fo (“Mi preoccupa”), è stato tutto in discesa.
In pochi sanno che in realtà la vittoria alle comunarie con soli 74 voti era stato per lei un plebiscito. A sorpresa vincitrice sull’avversario che piaceva ai piani alti Corrado, era quella che tutti dicevano “il volto 5 stelle”. A fare la differenza l’ultimo comizio, quello della serata X Factor tra i candidati, dove con i progetti concreti, il discorso passionale e le emozioni in ogni parola aveva convinto gli attivisti. “E’ lei, lo sappiamo”, sussurravano i 5 Stelle uscendo dalla sala. “Tanto quello che contano sono i programmi”. Quello era prima: prima di iniziare la campagna elettorale, prima di scoprire che la politica, specie per come la vedono dalla Casaleggio associati, deve essere bella presenza. L’M5s che va in televisione, che partecipa ai talk show e che fa i corsi di programmazione neuro linguistica (pnl) con Silvia Virgulti, non ha mai nascosto di far fatica a mandar giù la Bedori.
A non funzionare è stata fin da subito la comunicazione. La candidata che fa politica nei meetup non ha mai scalpitato per fare dichiarazioni. “Ma dov’è la candidata 5 Stelle? Ma soprattutto chi è?”. La domanda che si sono fatti in tanti. Quasi silenzio stampa durante le primarie Pd quando sotto accusa sono finiti i voti dei cinesi, poche uscite pubbliche e addirittura un “pronti a lavorare insieme” rivolto al dem Giuseppe Sala: di treni ne ha persi un bel po’ per essere una che doveva puntare in alto. C’è stato pure un episodio in cui ha fatto saltare un colloquio con il Corriere della Sera “perché non se la sentiva”. Erano i giorni della rottura, quelli di fine gennaio quando venne convocata addirittura nei corridoi della Casaleggio associati. “Vado avanti”, disse convinta. Ma il piglio d’orgoglio in quel caso era arrivato più per non far sembrare che fosse stato il cofondatore a chiederle di andare, lei che come programma elettorale aveva messo al primo posto “non ho mai visto i corridoi degli uffici di Casaleggio”.
Oggi che tutto è finito, almeno per lei, il rancore è per chi l’ha chiamata disoccupata. “Volevo dirvi che per me non è un’offesa”, ha scritto su Facebook. “Ci sono milioni di casalinghe in Italia e grazie a loro che si fanno carico di tutta una serie di compiti per cui lo Stato è inadempiente come la cura degli anziani, che l’Italia sta in piedi”. L’incomprensione è alle origini. Nel curriculum pubblicato online la Bedori aveva scritto lei stessa “disoccupata”, salvo poi spiegare pubblicamente che era stata una scelta personale quella di lasciare il lavoro per dedicarsi alla famiglia e all’attività di consigliera di zona a Milano. “Avete usato questa parola in maniera denigratoria, negativa, come dire sfigata. Sappiate che non ero in cerca di una cadrega”.
Ma a creare polemiche non c’è stato solo il suo non essere un avvocato come la Raggi o laureata alla Bocconi come la candidata a Torino. In questi già lunghi giorni di campagna elettorale non sono mancati i commenti sul suo aspetto fisico. Così oggi la Bedori prende le parole di un attivista online e ne fa lo scalpo. Perché è uno dei pochi che lo ha fatto apertamente, mentre in tanti (troppi) hanno pensato la stessa cosa e l’hanno detta girandoci intorno: “A Tonino Silvestri nato a Spinetoli”, scrive, “che ha detto ‘brutta grassa e obesa’ ‘fuori a calci nel culo’ non dico niente poiché le sue parole si commentano da sole ma sopratutto si commenta la sua pagina Facebook. Ti voglio regalare un minuto di notorietà. Sono generosa e ovviamente mi astengo da commenti sul tuo aspetto fisico perché io le persone le giudico da quello che sono, da quello che dicono ma sopratutto da quello che fanno”. La Bedori chiude prendendosela con l’ex senatrice M5s Serenella Fucksia, nota perché da tempi insospettabili dice un po’ quello che le passa per la testa: “Sei famosa perché non mantieni la parola data ai tuoi elettori e io le persone le valuto da quello che fanno. Io ho altri valori e la mia parola vale, sono su un altro livello, cui tu non potrai mai accedere e forse neanche capire. Tutto torna, anche se sono una ‘nulla facente super cazzolara svogliata‘ come mi hai descritta”.
La Bedori lascia così il palcoscenico della politica, osando un “preferirei di no” che ricorda molto pochi prima di lei e che tra i 5 stelle sembra destinato a provocare una crisi d’identità collettiva. Chiude lo sfogo in rete con “un abbraccio avvolgente” per tutti coloro che invece sono stati al suo fianco. Che sono stati tanti a parole, facendole da scudo con i giornalisti nel giorno dell’addio, ma che in fondo, anche i più convinti, ora pensano che è meglio così. “Non è abbastanza comunicativa”, la giustificazione dominante. E questo ormai, nel magico mondo della politica, è quello che conta anche per i 5 stelle.