Qualificazioni cervellotiche, sistema di punteggio in stile MotoGp, miscele delle gomme, numero di treni da utilizzare, fair-play finanziario per le scuderie, motori ibridi, patente a punti per i piloti, rifornimenti aboliti e reintrodotti, e chi più ne ha più ne metta. Sono dieci anni (e oltre) che la Formula 1 cambia le sue regole, in maniera a volte anche schizofrenica, per cercare di ravvivare le gare troppo monotone. I tifosi sono confusi, anche gli appassionati più competenti – a volte persino i tecnici e i piloti – fanno fatica a stare dietro alle continue novità di una F1 che ha perso la sua identità. Ma la smania di cambiamento non si placa: anche la stagione 2016 non farà eccezione, con le nuove qualifiche ad eliminazione.
Dalla metà degli anni Duemila, sono stati gli stravolgimenti tecnologici decisi dalla “Formula One Commission” a mutare l’equilibrio delle forze in pista e determinare i cicli di vittorie. Quattro anni di dominio Red Bull dal 2010 al 2013 con i progetti di Adrian Newey; poi l’egemonia della Mercedes dal 2014, con l’introduzione dei motori ibridi che fin qui la casa tedesca è riuscita ad interpretare al meglio. Quest’anno in realtà le novità si concentrano su aspetti regolamentari, più che tecnici. Dunque dovrebbero incidere meno sui valori. Anche se il nuovo meccanismo di qualifiche potrebbe sconvolgere almeno le griglie di partenza, con esiti difficili da ipotizzare. Non si parla d’altro da settimane, ed è questa la trovata del 2016: il sistema di qualificazione – che rispetto a quello tradizionale nel corso degli ultimi anni ha conosciuto le formule più disparate, dal giro secco alla somma di due manche – diventa ancora più frenetico ed imprevedibile. La base resta quella del knock-out utilizzata già nelle scorse stagioni, con tre sessioni differenti. Ma con in più l’aggiunta del cosiddetto “royal rumble”: in ciascuna sessione, dopo una prima parte relativamente tranquilla in cui è eliminata solo l’ultima in classifica, ogni 90 secondi verrà “tagliata” la macchina più lenta. Fino ad arrivare nel minuto conclusivo con solo due auto in pista, che si giocheranno la pole position.
I dubbi espressi dalle scuderie sono tanti: dal rischio della congestione nella fase iniziale, quando sul tracciato ci saranno 22 vetture contemporaneamente, alla difficoltà di elaborare strategie per far fronte al taglio. Le nuove qualificazioni, insomma, rischiano di trasformarsi in una roulette russa, premiando non necessariamente il pilota più veloce. Quale e quanto sarà l’impatto di questo sistema si comincerà a capirlo da subito. Le nuove qualificazioni, infatti, debutteranno già nel primo weekend in Australia, dopo che anche sulla data di introduzione c’era stato un lungo tira e molla. Inizialmente prevista per il 20 marzo, poi rinviata a maggio (al Gp di Spagna) per i problemi tecnici di aggiornamento dei software, quindi messa proprio in discussione e alla fine approvato in via definitiva a meno di dieci giorni dal via. Piloti, scuderie e software saranno pronti? Il rischio caos per sabato è molto alto. Il resto è contorno: arrivano le mescole dei pneumatici personalizzate (bisognerà utilizzarne due fra le tre fornite per ogni gran premio dalla Pirelli), che conferisce più importanza alla capacità di scelta dei piloti. E vengono limitati i messaggi radio tra box e abitacolo alle sole comunicazioni di emergenza e di sicurezza: meno strategia, più spontaneità e quindi emozioni. Almeno nelle intenzioni della Commissione.
Ancora una volta, dunque, la Formula 1 cambia alla ricerca dello spettacolo perduto. Sulla novità principale di quest’anno, in realtà, ci sono forti perplessità e poche speranze che possa bastare per restituire alla gare quella carica emozionale che si è un po’ smarrita negli anni. Certo, non sarà la regola più bislacca studiata nell’era moderna delle monoposto: dalle qualificazioni in due manche (di cui la seconda alla domenica mattina), al punteggio raddoppiato nell’ultima gara del calendario, la storia recente è piena di trovate che hanno avuto vita breve ed infelice. Adesso tocca alle nuove qualifiche ad eliminazione. Votate comunque all’unanimità dalle scuderie, perché ritenute “il male minore”. Bernie Ecclestone, il padre-padrone del circus, avrebbe voluto addirittura un assurdo sistema di penalità per il migliore e la griglia di partenza rovesciata rispetto alle qualifiche. Non è detto che prima o poi non si arrivi anche a questo.