È iniziato tra imponenti misure di sicurezza il primo maxi-processo di ‘ndrangheta in Emilia Romagna: controlli, metal detector prima dell’ingresso, reti metalliche altissime controllate a vista da polizia, carabinieri, esercito, forestali e guardie giurate. Nell’aula bunker, costruita a tempo di record nel cortile del tribunale di Reggio Emilia, 147 imputati dovranno difendersi dalle accuse della Direzione distrettuale antimafia di Bologna: in 37 dovranno rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso; per gli altri, tra quelli contestati dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi ci sono reati come estorsioni, usura, danneggiamento, minacce, reimpiego di denaro di provenienza illecita, truffa, reati ambientali, in molti casi aggravati dal metodo mafioso. La prima udienza è iniziata intorno alle 10 del mattino del 23 marzo quando il giudice Francesco Maria Caruso (a latere i giudici Cristina Beretti e Andrea Rat) ha iniziato il lungo appello degli imputati. In un’aula a fianco, il pubblico, tra cui erano presenti anche diversi famigliari degli imputati, ha potuto seguire in video conferenza. Un’udienza tutto sommato tranquilla durata fino all’ora di pranzo e segnata da un solo momento di eccitazione quando un imputato, Francesco Amato, che chiedeva la revoca di una misura cautelare, al rinvio della sua istanza ha cominciato a urlare frasi contro l’ex sindaco di Reggio Emilia e oggi ministro Graziano Delrio, contro la ex presidente della provincia Sonia Masini: “Delrio è implicato nel terrorismo, così come la Masini (ex presidente della Provincia di Reggio Emilia, ndr) e il Prefetto. Volete che i bambini italiani saltino in aria? Bravi comunisti”. Amato è stato allontanato dall’aula su ordine del giudice. Delrio e Masini erano stati sentiti durante la lunga indagine della Dda come persone informate sui fatti.
Tra i volti noti presenti tra i banchi c’è quello dell’imprenditore di San Felice sul Panaro Augusto Bianchini, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Presente, collegato in video conferenza dall’Aquila, Michele Bolognino, considerato dai pm uno degli organizzatori della presunta associazione mafiosa smantellata dagli arresti del 28 gennaio 2015. Secondo la ricostruzione dell’accusa la ‘ndrina emiliana farebbe riferimento alla cosca Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone, ma faceva affari in maniera autonoma in Emilia in particolare tra le province di Modena, Reggio e Parma, cercando di condizionare anche la vita amministrativa e politica e di infiltrarsi nella ricostruzione post-sisma.
Tra gli imputati del processo ci sono anche l’ex calciatore della nazionale Vincenzo Iaquinta e suo padre Giuseppe, difesi entrambi dall’avvocato Carlo Taormina. Né il padre né il figlio erano presenti in aula: Vincenzo deve rispondere dell’accusa di detenzione illegale di armi, aggravata dall’avere commesso il fatto per agevolare una associazione mafiosa, mentre suo padre deve rispondere di associazione mafiosa. Tra gli imputati per associazione mafiosa c’era in aula, dietro le sbarre, anche Pasquale Brescia. Brescia è lo stesso che alcune settimane fa aveva inviato una lettera pubblica al sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi. Lo stesso Vecchi era presente in aula come rappresentante del Comune, che si è costituito parte civile. Presente tra i banchi dell’aula bunker anche Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, che si è costituita parte civile e l’assessore regionale alla cultura Massimo Mezzetti. Da segnalare anche una protesta dei difensori: gli avvocati si sono infatti presentati al processo con un nastro bianco attaccato alla toga, su iniziativa della Camera penale reggiana, per sottolineare il diritto di difesa degli imputati. Le parti civili sono in tutto una quarantina: tra queste Antonio Balzano ex dipendente proprio dell’azienda Bianchini, finita nelle indagini. La sua costituzione è avvenuta proprio contro la famiglia Bianchini e contro Michele Bolognino. Balzano è una delle poche persone fisiche che hanno scelto di costituirsi parte civile in questo processo nonostante fossero persone offese.
Circa altri 70 altri imputati del processo Aemilia avevano scelto il rito abbreviato, che si sta ancora celebrando a Bologna. In quel caso entro aprile dovrebbe arrivare la sentenza di primo grado
Mafie
Aemilia, al via lo storico maxi-processo di ‘ndrangheta in Emilia Romagna
La prima udienza nell'aula bunker costruita a tempo di record nel cortile del tribunale è iniziata alle 10 con il lungo appello dei 147 imputati
È iniziato tra imponenti misure di sicurezza il primo maxi-processo di ‘ndrangheta in Emilia Romagna: controlli, metal detector prima dell’ingresso, reti metalliche altissime controllate a vista da polizia, carabinieri, esercito, forestali e guardie giurate. Nell’aula bunker, costruita a tempo di record nel cortile del tribunale di Reggio Emilia, 147 imputati dovranno difendersi dalle accuse della Direzione distrettuale antimafia di Bologna: in 37 dovranno rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso; per gli altri, tra quelli contestati dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi ci sono reati come estorsioni, usura, danneggiamento, minacce, reimpiego di denaro di provenienza illecita, truffa, reati ambientali, in molti casi aggravati dal metodo mafioso. La prima udienza è iniziata intorno alle 10 del mattino del 23 marzo quando il giudice Francesco Maria Caruso (a latere i giudici Cristina Beretti e Andrea Rat) ha iniziato il lungo appello degli imputati. In un’aula a fianco, il pubblico, tra cui erano presenti anche diversi famigliari degli imputati, ha potuto seguire in video conferenza. Un’udienza tutto sommato tranquilla durata fino all’ora di pranzo e segnata da un solo momento di eccitazione quando un imputato, Francesco Amato, che chiedeva la revoca di una misura cautelare, al rinvio della sua istanza ha cominciato a urlare frasi contro l’ex sindaco di Reggio Emilia e oggi ministro Graziano Delrio, contro la ex presidente della provincia Sonia Masini: “Delrio è implicato nel terrorismo, così come la Masini (ex presidente della Provincia di Reggio Emilia, ndr) e il Prefetto. Volete che i bambini italiani saltino in aria? Bravi comunisti”. Amato è stato allontanato dall’aula su ordine del giudice. Delrio e Masini erano stati sentiti durante la lunga indagine della Dda come persone informate sui fatti.
Tra i volti noti presenti tra i banchi c’è quello dell’imprenditore di San Felice sul Panaro Augusto Bianchini, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Presente, collegato in video conferenza dall’Aquila, Michele Bolognino, considerato dai pm uno degli organizzatori della presunta associazione mafiosa smantellata dagli arresti del 28 gennaio 2015. Secondo la ricostruzione dell’accusa la ‘ndrina emiliana farebbe riferimento alla cosca Grande Aracri di Cutro, in provincia di Crotone, ma faceva affari in maniera autonoma in Emilia in particolare tra le province di Modena, Reggio e Parma, cercando di condizionare anche la vita amministrativa e politica e di infiltrarsi nella ricostruzione post-sisma.
Tra gli imputati del processo ci sono anche l’ex calciatore della nazionale Vincenzo Iaquinta e suo padre Giuseppe, difesi entrambi dall’avvocato Carlo Taormina. Né il padre né il figlio erano presenti in aula: Vincenzo deve rispondere dell’accusa di detenzione illegale di armi, aggravata dall’avere commesso il fatto per agevolare una associazione mafiosa, mentre suo padre deve rispondere di associazione mafiosa. Tra gli imputati per associazione mafiosa c’era in aula, dietro le sbarre, anche Pasquale Brescia. Brescia è lo stesso che alcune settimane fa aveva inviato una lettera pubblica al sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi. Lo stesso Vecchi era presente in aula come rappresentante del Comune, che si è costituito parte civile. Presente tra i banchi dell’aula bunker anche Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, che si è costituita parte civile e l’assessore regionale alla cultura Massimo Mezzetti. Da segnalare anche una protesta dei difensori: gli avvocati si sono infatti presentati al processo con un nastro bianco attaccato alla toga, su iniziativa della Camera penale reggiana, per sottolineare il diritto di difesa degli imputati. Le parti civili sono in tutto una quarantina: tra queste Antonio Balzano ex dipendente proprio dell’azienda Bianchini, finita nelle indagini. La sua costituzione è avvenuta proprio contro la famiglia Bianchini e contro Michele Bolognino. Balzano è una delle poche persone fisiche che hanno scelto di costituirsi parte civile in questo processo nonostante fossero persone offese.
Circa altri 70 altri imputati del processo Aemilia avevano scelto il rito abbreviato, che si sta ancora celebrando a Bologna. In quel caso entro aprile dovrebbe arrivare la sentenza di primo grado
Articolo Precedente
‘Ndrangheta, “per 15 anni favori alla cosca in cambio di voti”: arrestati 4 esponenti Pd. C’è un ex sottosegretario
Articolo Successivo
Banda della Magliana, perché Abbatino viene lasciato libero di essere ucciso
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Precipitato un aereo di linea in Kazakistan. Dal cambio rotta al video dello schianto: cosa si sa. “Almeno 38 morti e più di 30 sopravvissuti”
Mondo
In Siria è iniziata la resa dei conti: attacchi tra fazioni ed esplodono le proteste, scatta il coprifuoco a Homs. La convivenza da rifare tra cristiani, sunniti e alawiti
Diritti
Il Natale di guerra degli operatori umanitari: “Sempre più difficile comunicare la realtà”. Papa: “Tacciano le armi, ora negoziati a Kiev”
Roma, 24 dic. (Adnkronos) - SuperEnalotto, centrato oggi 24 dicembre un '5+1' a Veglie in provincia di Lecce che vince 627.284,27 euro. Alla prossima estrazione il jackpot a disposizione del '6' sarà di 49.9 milioni di euro.
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è una colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente di oggi è 6-18-27-30-52-56. Numero Jolly: 83. Superstar: 80.
Palermo, 24 dic. (Adnkronos) - Il gip di Palermo Maria Cristina Sala ha convalidato il provvedimento di fermo e ha disposto gli arresti in carcere per Francesco Lupo, 30 anni, l'uomo accusato di avere sparato a un operaio della Reset davanti al cimitero dei Rotoli a Palermo. La vittima è ancora ricoverata in ospedale con la prognosi riservata.
Roma, 24 dic (Adnkronos) - "La visita di oggi al carcere di Regina Coeli ha confermato l’insostenibile stato di degrado in cui versa il nostro sistema penitenziario. L’istituto, che comprende sezioni fatiscenti e sovraffollate, è solo l’emblema di un problema che il Governo Meloni continua colpevolmente a ignorare”. Lo dichiarano gli esponenti di Italia Viva Maria Elena Boschi, Roberto Giachetti e Luciano Nobili che oggi si sono recati in visita nell’istituto penitenziario romano.
"Chi varca le porte di un carcere, che sia un detenuto o un operatore penitenziario, entra in un luogo dove la dignità umana è costantemente calpestata. Celle sovraffollate, spazi inadeguati e condizioni di lavoro inaccettabili sono il frutto dell’immobilismo di un Governo che rifiuta di affrontare con serietà e responsabilità le gravi emergenze del sistema carcerario", proseguono.
"Il 26 dicembre Papa Francesco aprirà simbolicamente la “Porta della Speranza” a Rebibbia. Un gesto potente - sottolineano - che richiama l’attenzione sull’urgenza di restituire umanità e dignità a chi vive in carcere. Ci auguriamo che questo Governo si lasci finalmente “illuminare” da quel faro acceso dal Pontefice, rompendo il silenzio e l’indifferenza che lo hanno caratterizzato fino ad ora”.
(Adnkronos) - "Se il grado di civiltà di un Paese si misura osservando lo stato delle sue carceri, l’Italia, sotto il Governo Meloni, sta fallendo questa prova fondamentale. Serve un cambio di rotta immediato, con interventi concreti per garantire condizioni dignitose non solo a chi è privato della libertà, ma anche a chi, ogni giorno, lavora tra mille difficoltà. Noi continueremo a batterci affinché il nostro sistema carcerario diventi finalmente all’altezza di una Repubblica che si definisce democratica e civile. Il tempo delle scuse è finito: è ora di agire”, concludono gli esponenti di Iv.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Vasyl Nechet, capo, nominato dai russi, del consiglio di occupazione della città di Berdiansk, nell'oblast di Zaporizhia, è rimasto ferito dopo l'esplosione della sua auto. Lo ha riferito Suspilne, citando Mykola Matvienko, capo ad interim dell'amministrazione militare della città di Berdiansk. La causa dell'esplosione non è nota. L'auto di Nechet è esplosa in un cortile fuori da una casa. A seguito dell'esplosione, Nechet è stato ricoverato in ospedale, secondo il canale Telegram del movimento di resistenza femminile Zla Mavka. Le sue attuali condizioni non sono note.
La Russia ha occupato Berdiansk dall'inizio del 2022. La città si trova sul Mar d'Azov e funge da snodo di trasporto chiave per le autorità occupanti.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Il gruppo Nord ha colpito le formazioni di 14 brigate ucraine nella regione di confine di Kursk. Lo ha riferito il Ministero della Difesa russo, precisando che, "durante le operazioni offensive, le unità del gruppo di truppe Nord hanno sconfitto formazioni di una brigata meccanizzata pesante, cinque meccanizzate, tre brigate d'assalto aereo, una brigata marina e quattro brigate di difesa territoriale delle forze armate ucraine".
Inoltre - afferma ancora la nota ministeriale - i combattenti russi hanno respinto quattro contrattacchi da parte di gruppi d’assalto delle forze armate ucraine. L'aviazione e l'artiglieria hanno colpito il personale e l'equipaggiamento nemico nelle aree di nove insediamenti nella regione di Kursk e tre nella regione di Sumy. L'esercito russo continua a sconfiggere le formazioni delle forze armate ucraine che hanno invaso il territorio della regione di Kursk, ha sottolineato il Ministero della Difesa.
Roma, 24 dic (Adnkronos) - "I centri storici delle nostre città sono un patrimonio inestimabile, fatto di botteghe artigiane e non solo, che portano avanti tradizioni millenarie. Mestieri ed arti che si tramandano di padre in figlio e che rappresentano un fiore all'occhiello del nostro Paese. Forza Italia è sempre stata al fianco dei negozianti in questa battaglia grazie anche all'impegno e al sostegno di Maria Spena. Finalmente si dà loro pieno riconoscimento anche attraverso sostegni specifici, per far sì che tradizioni, mestieri ed arti non vadano dispersi, ma siamo promossi e rilanciati". Lo dice Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia.
Mosca, 24 dic. (Adnkronos) - Mosca non sta chiudendo il suo confine con l'Estonia, né ha sottoposto i cittadini russi in possesso di passaporti Ue a un controllo più rigoroso all'ingresso. Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, aggiungendo che "i valichi di frontiera russi vicino al confine estone funzionano normalmente".
"L'Estonia sta diffondendo informazioni completamente inventate ai suoi cittadini, che stanno attualmente pianificando di visitare la Russia, tramite social e mass media, sostenendo che la Russia sta chiudendo i suoi confini. Anche le affermazioni secondo cui le guardie di frontiera russe stanno sottoponendo i russi con passaporti Ue a un controllo più rigoroso sono false", ha affermato la Zakharova in una dichiarazione pubblicata sul sito web del Ministero degli Esteri russo in risposta a un'inchiesta dei media.