1. Sarebbe interessante sapere come mai non è stato possibile, fino ad ora, vedere le registrazioni delle telecamere di sorveglianza delle zone in cui sono avvenute le esplosioni all’aeroporto Zaventem. Quello che il mondo ha visto fino ad ora è stato il fake del filmato dell’esplosione della bomba terroristica del 2011 nell’aeroporto Domodedovo di Mosca. Esso appare come un’operazione di diversione volta a disorientare l’opinione pubblica. Un’indagine per scoprire gli autori di questa diversione sarebbe auspicabile. Ma parto dalla constatazione che l’aeroporto di Bruxelles è pieno di telecamere di sorveglianza. Nell’area colpita dall’attentato vi erano numerose telecamere in funzione. Sicuramente più d’una ha ripreso le esplosioni.
Da quelle immagini si potrebbe facilmente scoprire sia dove furono collocate le valigie, sia dove si trovavano i terroristi al momento degli scoppi. Insieme a molte altre circostanze preziose, incluse quelle dei movimenti dei terroristi prima e dopo l’esplosione. La polizia ha detto che qualcuno dei terroristi è saltato in aria insieme alle valigie, ma non vi è alcuna prova di una tale affermazione. Immagino che voi abbiate già guardato quelle immagini. Saremmo tutti molto contenti di poterle vedere anche noi. Fino ad ora le immagini che circolano, riguardanti, Zaventem sono state girate da alcuni cellulari di testimoni presenti. Nulla che provenga dalle telecamere di sorveglianza. Non credo ci sia un segreto di Stato da custodire. O mi sbaglio?
2. E’ emersa la notizia che nella notte tra il 25 e il 26 febbraio le autorità belghe, insieme alla direzione della Metropolitana di Bruxelles, promossero una esercitazione anti-terrorismo nella stessa metropolitana. Esercitazione che si svolse dalla mezzanotte alle 4 del mattino, alla quale presero parte — secondo notizie di stampa che qui allego — circa 300 persone. Una metà delle quali furono agenti, forze dell’ordine, pompieri, personale medico, e circa 150 furono dei “figuranti” cioè persone civili reclutate a pagamento per “recitare la parte” dei cittadini vittime di un attentato. Il fatto —molto curioso e tanto degno di nota che mi permetto di sottoporlo alla vostra attenzione — è che l’esercitazione si svolse esattamente nel tratto di tunnel (che collega le due fermate della metropolitana di Maelbeck se Shumann) che è stato teatro dell’attentato terroristico del 22 marzo scorso.
La metropolitana di Bruxelles è molto grande. La probabilità di una coincidenza casuale tra luogo dell’esercitazione e luogo dell’ attentato terroristico appare molto bassa. Più probabile è l’ipotesi che i terroristi supposti musulmani, siano stati informati da qualcuno degli organizzatori dell’esercitazione, sicuramente non musulmani. O, peggio, che qualcuno degli organizzatori dell’esercitazione coincida con qualcuno degli organizzatori dell’attentato. Mi domando se adeguate indagini siano state già effettuate in questa direzione. Se fossi al vostro posto, le farei.
3. C’è un’ulteriore, davvero singolare, circostanza connessa con il massacro del Bataclan del 13/11/2015. Di quella tragedia esiste una ed una sola fotografia. Non ce ne sono altre. Lascio a voi trovare una spiegazione all’incredibile. Dentro quel locale c’erano infatti almeno 500 persone. Sicuramente al 99% tutte dotate di cellulare. Come si spiega che nessuno fece una foto e nessuno la pubblicò su youtube? Né durante, né dopo? Nessuna delle numerose persone da me consultate crede che nessuno delle centinaia di telefonini abbia scattato una foto della mattanza. Ma non è di questo che voglio parlare. Intendo invece segnalare il misterioso disegno che “qualcuno” tracciò a terra, sul pavimento della platea del Bataclan. Accanto alla quindicina di cadaveri rimasti a terra, visibili nella foto, “qualcuno” sembra avere trascinato, attorno ai cadaveri, uno spazzolone o qualcosa di analogo, largo circa un metro o poco più, intriso di un liquido di colore simile al rosso. Guardando attentamente quel disegno si scopre l’impressionante somiglianza con un altro disegno che campeggia ancora, mentre scrivo, sulla facciata di vetro dell’ingresso principale dell’Aeroporto di Zaventem.
Sicuramente avete degli esperti di analisi fotografica che potrebbero consentirvi di verificare (o smentire) queste analogie. Essendo da subito chiaro anche all’ultimo analfabeta europeo che, in caso le analogie si rivelassero fondate, il 13/11 parigino avrebbe contenuto in sé l’annuncio del 22/3 brussellese. In tal modo mandando all’aria tutte le ricostruzioni degli eventi fin qui circolate nei media in base alle rivelazioni fin qui fornite dagl’inquirenti, cioè da voi. Difficile immaginare che gli sbandati, pregiudicati e ricattabili, che sono stati esibiti in pasto ai media come le menti dei massacri, siano stati così raffinati da concepire una messa in scena altrettanto complessa. Qui sembra di vedere in filigrana non solo un’organizzazione impeccabile, ma un piano di lunga prospettiva dotato di segnalazioni e preavvisi criptati che “qualcuno” ha inviato a “qualcun altro”. Se vi impegnate in questa direzione, simile a una sciarada, chissà che non scopriate dove e quando sarà il prossimo attentato? Lasciando da parte il non piccolo dettaglio — tutt’altro che musulmano — che la data del 22/3 (rovesciandola all’americana in 3/22) ricorda molto da vicino il numero 322 che sta alla base del teschio con ossa incrociate della Skull and Bones, l’associazione studentesca segreta dell’Universita di Yale, di cui fu membro anche George Bush Jr. Coincidenze, nient’altro che coincidenze, si dirà. E chi può affermare che anche il succedersi di tante coincidenze possa non essere una coincidenza? (Roberto Quaglia).
Le mie proposte, per ora si fermano qui. Ma soltanto per brevità e perché non perdiate altro tempo raccontandoci storie ridicole come quelle che avete elaborato fino ad oggi. Gli altri suggerimenti (e altre domande) seguiranno.
Leggo ora il post di Giulietto Chiesa e non sono stupito dalle reazioni che suscita. Nessuno qui a ilfattoquotidiano.it condivide i suoi strampalati interrogativi sugli attentati. Lo abbiamo dimostrato seguendo con puntualità la cronaca dei fatti. Pubblicando decine di interviste a investigatori, esperti e magistrati. E pure qualche scoop.
Detto questo credo che sia giusto ammettere un nostro errore. Le righe che scrivo solo ora sarebbe stato più corretto pubblicarle in contemporanea col post di Giulietto. Senza però censurarne il contenuto. Come è noto quello dei blog è uno spazio libero in cui è consentito ai blogger esprimere opinioni che non corrispondono alle nostre. In ossequio a un principio liberale a cui non intendiamo venir meno. Nei prossimi giorni, in ogni caso, ci occuperemo di questo tipo di teorie complottistiche con un’inchiesta giornalistica. Rispondere coi fatti, e non con la censura, alle parole è sempre la via migliore. Sarà un dibattito interessante.
Peter Gomez