Dopo la Fabi e la Cgil anche il sindacato bancario Uilca critica le decisioni dell’assemblea dei soci della Popolare di Vicenza che sabato 26 marzo ha bocciato “una mozione per promuovere un’azione di responsabilità nei confronti di amministratori, sindaci e direttori generali, che hanno portato la banca all’attuale situazione”. Secondo il segretario nazionale Fulvio Furlan inoltre “disorienta apprendere che siano stati erogati 2,675 milioni di euro di bonus di ingresso una tantum a sei nuovi dirigenti” e attacca anche “il livello esorbitante delle retribuzioni destinate ai vertici della banca, presenti e passati, con addirittura un milione di euro a favore dell’ex presidente Giovanni Zonin e di 4 milioni e 600 milioni (due milioni già incassati), tra compensi e buona uscita, all’ex amministratore delegato Samuele Sorato, sotto la guida dei quali la Popolare di Vicenza ha maturato le difficoltà in cui si dibatte attualmente, per cui è indispensabile conseguire un aumento di capitale da 1,75 miliardi di euro e la quotazione in Borsa”.

La Uilca ricorda poi di aver più volte “sostenuto che crede nelle possibilità di rilancio della banca e chiesto gesti concreti verso questa direzione, proponendo anche alle altre sigle sindacali e all’Azienda un patto sociale per costruire insieme un futuro di certezze e valorizzazione dei lavoratori. In questo scenario, i segnali giunti dall’assemblea sono estremamente preoccupanti sulla reale volontà di avviare un percorso nuovo rispetto a un passato che ha prodotto perdite economiche, azioni giudiziarie e dilapidato un patrimonio fondamentale come la fiducia”.

La nota ha suscitato una reazione stizzita dal presidente degli Azionisti Associati della Banca Popolare di Vicenza, Andrea Arman. “Siamo più sorpresi dello sconcerto dei sindacati – ha detto -, che in questi mesi non solo hanno evitato il dialogo ma anche il minimo contatto con associazioni come la nostra e che ora si lamentano”. E ancora. “Lo stesso dicasi per i dipendenti della Popolare che fanno finta di piangere: sabato almeno l’80% di loro ha contribuito alla grande fetta di astensionismo che alla fine ha portato alla bocciatura dell’azione di responsabilità contro i vecchi amministratori”. Per Arman “opporci a una decisione del genere la vedo dura. Bisognerebbe impugnare la delibera, non sarebbe comunque facile trovare forze e risorse economiche. Il problema non è solo la mancata azione di responsabilità contro i vertici, ma il percorso nel suo insieme che ha portato a questa situazione”.

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