Nel momento più nero della storia imprenditoriale del Paese, una Confindustria quasi esangue si spacca sulla scelta del nuovo presidente e designa Vincenzo Boccia con uno scarto di soli 9 voti rispetto a quelli del concorrente Alberto Vacchi. L’imprenditore salernitano delle Arti Grafiche Boccia classe 1964 ha ricevuto 100 voti mentre il collega bolognese 50enne leader del packaging con la sua Ima ha avuto 91 preferenze, su un totale di 198 aventi diritto al consiglio generale di via dell’Astronomia. A votare i programmi quasi uguali dei due candidati sono stati in 192 e c’è stata una scheda bianca. Una vittoria sul filo che fa comunque esultare i grandi sostenitori di Boccia, dal presidente dell’Eni Emma Marcegaglia al conterraneo governatore della Campania, Vincenzo De Luca, mentre gli sconfitti come Luca di Montezemolo mettono il dito nella piaga delle divisioni interne alla lobby degli industriali italiani.
“Questo voto testimonia che in Confindustria ci sono due posizioni diverse ma ora non deve emergere una spaccatura”, ha commentato a caldo Vacchi per il quale “la priorità adesso è identificare una squadra forte per il prossimo futuro perché ci attendono sfide non banali”. Più netto Montezemolo che insieme al numero uno di Assolombarda, Gianfelice Rocca e Antonio D’amato, era stato tra i più strenui sostenitori del candidato sconfitto: “Spiace vedere una Confindustria così spaccata e credo che questo debba essere, per il presidente uscente, un’occasione di grande rammarico. Si è persa un’occasione unica di vero cambiamento”, ha detto l’ex presidente della Ferrari.
Il successore di Giorgio Squinzi, invece, aveva dalla sua tra gli altri Luigi Abete (“Non si lascia una Confindustria per niente spaccata”, ha replicato all’amico Montezemolo) e, soprattutto la Marcegaglia, un peso da novanta visto il suo duplice ruolo di presidente dell’Eni e con l’azienda di famiglia, di candidata all’acquisto dell’Ilva. “Sono molto contenta che abbia vinto Boccia, è una persona di esperienza che saprà creare la giusta discontinuità, ha un programma molto forte”, ha commentato Marcegaglia, all’uscita da Confindustria. “Anche se c’è stato uno scarto di pochi voti – ha aggiunto – sono convinta che Confindustria si ricompatterà anche questa volta: mentre si votava c’era un clima tranquillo e la storia di Confindustria ci ha insegnato che si ritorna sempre all’unità”.
Sul fronte politico uno dei primi ad applaudire alla vittoria dell’imprenditore salernitano che per gli industriali da anni guida il comitato tecnico credito e finanza, è stato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca: “Esprimo la mia piena soddisfazione per la designazione di Vincenzo Boccia a presidente Confindustria. E’ un’occasione importante per introdurre un rinnovamento sostanziale nelle relazioni sindacali e per rilanciare sul piano nazionale le grandi questioni dello sviluppo del Mezzogiorno d’Italia e della coesione nazionale”, ha detto augurando buon lavoro al suo candidato ed esprimendo la sicurezza “di poter contare su una rinnovata sensibilità da parte delle rappresentanze imprenditoriali nazionali e saremo lieti di incontrarlo nei prossimi giorni per avviare ogni possibilità di collaborazione con l’obiettivo di creare lavoro nella nostra regione”.
Dal canto suo Boccia ha tirato dritto esprimendo la volontà di guidare una “Confindustria che vuole essere corresponsabile della crescita del Paese” che non solo “farà parte di un percorso collettivo“, ma porterà avanti tanto la “continuità” quanto “il cambiamento”. Obiettivi piuttosto ambiziosi soprattutto alla luce del livello di partenza e della distanza ormai siderale tra gli imprenditori e il Paese. Situazione di cui Boccia non può non essere consapevole tanto da aver richiamato i colleghi: “Oggi la complessità che abbiamo di fronte non ci consente il lusso di litigare al nostro interno”, ha detto a caldo.
I discorsi programmatici saranno comunque ben presto alla prova dei fatti. Da una parte c’è il tema travagliatissimo del nuovo modello contrattuale, come ha ricordato subito il segretario della Cisl, Annamaria Furlan invitando Boccia “a mettere in agenda come priorità l’apertura del confronto con Cgil, Cisl e Uil”. Una scelta che secondo la sindacalista “è indispensabile per rilanciare la competitività e la produttività delle nostre imprese e ovviamente anche per l’occupazione“. La contrattazione “ha una funzione economico-sociale fondamentale e quindi riteniamo che, da subito, il presidente debba occuparsi di questo tema”. Dunque “accanto ai migliori auguri, inviamo a Boccia un richiamo ai temi di grande responsabilità che insieme a chi rappresenta imprese e lavoratori vogliamo assumerci”.
Altro fronte, meno popolare ma altrettanto delicato, è quello dei rapporti con i media e della gestione del Sole 24 Ore. E non solo per la direzione di Roberto Napoletano notoriamente vicino a D’amato. L’editrice della Confindustria presieduta dal numero uno della Fondazione Fiera Milano Benito Benedini e guidata da Donatella Treu, entrambi in scadenza, ha appena chiuso l’ennesimo esercizio in rosso (-24 milioni di euro contro la perdita di 9,8 milioni del 2014), mentre il debito è tornato a salire (26,8 milioni) archiviando rapidamente la parentesi felice di fine 2014 quando sul bilancio aveva inciso la vendita dell’area Software, mentre il patrimonio netto si è eroso ancora arrivando a quota 86,7 milioni, contro i 121,58 del 2013. Risultati che non hanno impedito a un Benedini nel pieno delle trattative per salvare il salvabile con la posizione della Fondazione Fiera in Arexpo, di parlare di “una squadra vitale e vincente che ha rimesso in moto una macchina straordinaria caratterizzata da grandi competenze”. Non bisognerà aspettare molto per sapere se anche Boccia e la sua sponsor Marcegaglia la vedono così.