“Abbiamo bisogno di un sistema che garantisca equilibrio tra poteri pubblici e compagnie petrolifere e tra diversi poteri pubblici”. Le ultime novità sull’inchiesta della Dda di Potenza che ha portato all’arresto di sei tra funzionari e dipendenti del Centro Oli Eni di Viggiano e che vede tra gli indagati il compagno del ministro (dimissionario) dello Sviluppo Economico Federica Guidi rafforzano il convincimento di Piero Lacorazza (Pd), presidente del consiglio regionale proprio della Basilicata. “La questione degli idrocarburi nel nostro Paese non può essere affrontata con leggi, leggine, commi ed emendamenti, ma ci vuole una pianificazione” spiega a ilfattoquotidiano.it. Nessuna levata di scudi tout court contro gli industriali “ma trasparenza”. Non a caso la terra al centro dell’ennesima inchiesta è anche promotrice del referendum sulle trivelle indetto per il 17 aprile. Cosa c’entra la consultazione? “Molto, dato che l’oggetto della norma di cui si parla nell’intercettazione tra il ministro e il suo fidanzato è inserita nella legge di Stabilità 2015, ed è lo stesso del quarto quesito non ammesso al referendum perché recepito dall’ultima legge di Stabilità” dice a ilfattoquotidiano.it il costituzionalista Enzo Di Salvatore, del coordinamento nazionale No Triv.
“Il caso non si chiude affatto con le dimissioni”
A due settimane dal referendum, le dimissioni del ministro sembrano una scelta (ancora più) obbligata. Forse Renzi ha fatto pressing perché la consultazione rischiava di diventare anti-governo più che anti-trivelle? “Non so se Renzi abbia invitato il ministro a prendere questa decisione per evitare un voto politico, ma credo che il caso non si chiuda affatto con le dimissioni” spiega Lacorazza. Come non è chiuso il nodo astensione. “Al di là delle vicende giudiziarie che saranno accertate dalla magistratura – spiega Lacorazza – secondo me quanto accaduto mette ancora più in evidenza l’importanza del referendum”. Una consultazione osteggiata in tutti i modi dal governo: “Il premier Renzi avrebbe dovuto mettere gli italiani nelle condizioni di arrivare ancora più informati sul quesito e su cosa accade in Italia, invece di invitare all’astensione”. Per Lacorazza “è stato il premier a trasformare il referendum in una questione politica”. Ed ora? “Se si raggiunge il quorum (e vince il sì) la vittoria sarà palese – dice il presidente della Regione promotrice – ma Renzi rischia anche se andranno a votare molti italiani”.
Greenpeace: “Sudditanza della politica agli interessi dell’industria”
Oggi il governo è in una posizione scomoda. “Oltre alla evidente assenza di controlli ambientali seri e indipendenti riemerge ancora una volta un atteggiamento di sudditanza della politica agli interessi dell’industria fossile” dice il responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Andrea Boraschi. Che si domanda: “Forse questo atteggiamento spiega anche la condotta del nostro primo ministro, attivamente impegnato a boicottare un referendum violando la legge?”. Per Boraschi le ultime notizie, che giungono dall’Italia e dall’estero rivelano, ancora una volta, come “il settore petrolifero sia fonte di inquinamento, e non solo ambientale”. Emerge un quadro preoccupante “dalle inchieste sullo smaltimento illegale di rifiuti Eni in Val d’Agri al caso Unaoil nel Principato di Monaco – ricorda – dalle intercettazioni che coinvolgono il ministro Guidi nel progetto Tempa Rossa alle indagini per smaltimento di rifiuti pericolosi della piattaforma Vega di Edison”. Per Greenpeace è più che mai chiaro che il referendum è l’occasione per aprire un dibattito sul futuro energetico del Paese.
Il quarto quesito, l’emendamento per Tempa Rossa e gli interessi primari
L’emendamento importante per il progetto Tempa Rossa estendeva la semplificazione dell’autorizzazione unica alle opere necessarie per trasporto, stoccaggio, trasferimento di idrocarburi in raffineria e altre ancora. Questo nella legge di Stabilità 2015. Poi c’è stata la mobilitazione per il referendum e il quarto quesito chiedeva proprio di modificare quella parte, reintroducendo il ruolo di controllo degli enti locali. “Con l’obiettivo di svuotare il referendum – spiega Di Salvatore – il governo Renzi ha recepito il quesito nella legge di Stabilità 2016, che cambia le cose”. Imponendo cioè che per quelle opere le autorizzazioni fossero rilasciate d’intesa con le Regioni interessate. “Spetta alla magistratura valutare eventuali responsabilità, ma l’impressione che si ricava da questa vicenda – conclude Di Salvatore – è che gli argomenti del fabbisogno nazionale energetico e dei posti di lavoro siano in realtà secondari rispetto agli interessi economici. Proprio per questo è necessario votare per il sì al referendum sulle trivelle e cambiare leggi che oggi non tutelano né i cittadini, né il nostro Paese”.
Lobby
“Dimissioni Guidi? Il referendum anti trivelle c’entra eccome. E Renzi lo sta volutamente boicottando”
I promotori rilanciano il voto del 17 aprile e il presidente consiglio regionale Basilicata dice: "Serve equilibrio tra Stato e petrolieri". Greenpeace: "Sudditanza della politica agli interessi dell'industria". Nell'intercettazione tra il ministro e il suo fidanzato l'oggetto del quarto quesito referendario, poi non ammesso perché recepito dal Governo nella Legge di Stabilità 2016
“Abbiamo bisogno di un sistema che garantisca equilibrio tra poteri pubblici e compagnie petrolifere e tra diversi poteri pubblici”. Le ultime novità sull’inchiesta della Dda di Potenza che ha portato all’arresto di sei tra funzionari e dipendenti del Centro Oli Eni di Viggiano e che vede tra gli indagati il compagno del ministro (dimissionario) dello Sviluppo Economico Federica Guidi rafforzano il convincimento di Piero Lacorazza (Pd), presidente del consiglio regionale proprio della Basilicata. “La questione degli idrocarburi nel nostro Paese non può essere affrontata con leggi, leggine, commi ed emendamenti, ma ci vuole una pianificazione” spiega a ilfattoquotidiano.it. Nessuna levata di scudi tout court contro gli industriali “ma trasparenza”. Non a caso la terra al centro dell’ennesima inchiesta è anche promotrice del referendum sulle trivelle indetto per il 17 aprile. Cosa c’entra la consultazione? “Molto, dato che l’oggetto della norma di cui si parla nell’intercettazione tra il ministro e il suo fidanzato è inserita nella legge di Stabilità 2015, ed è lo stesso del quarto quesito non ammesso al referendum perché recepito dall’ultima legge di Stabilità” dice a ilfattoquotidiano.it il costituzionalista Enzo Di Salvatore, del coordinamento nazionale No Triv.
“Il caso non si chiude affatto con le dimissioni”
A due settimane dal referendum, le dimissioni del ministro sembrano una scelta (ancora più) obbligata. Forse Renzi ha fatto pressing perché la consultazione rischiava di diventare anti-governo più che anti-trivelle? “Non so se Renzi abbia invitato il ministro a prendere questa decisione per evitare un voto politico, ma credo che il caso non si chiuda affatto con le dimissioni” spiega Lacorazza. Come non è chiuso il nodo astensione. “Al di là delle vicende giudiziarie che saranno accertate dalla magistratura – spiega Lacorazza – secondo me quanto accaduto mette ancora più in evidenza l’importanza del referendum”. Una consultazione osteggiata in tutti i modi dal governo: “Il premier Renzi avrebbe dovuto mettere gli italiani nelle condizioni di arrivare ancora più informati sul quesito e su cosa accade in Italia, invece di invitare all’astensione”. Per Lacorazza “è stato il premier a trasformare il referendum in una questione politica”. Ed ora? “Se si raggiunge il quorum (e vince il sì) la vittoria sarà palese – dice il presidente della Regione promotrice – ma Renzi rischia anche se andranno a votare molti italiani”.
Greenpeace: “Sudditanza della politica agli interessi dell’industria”
Oggi il governo è in una posizione scomoda. “Oltre alla evidente assenza di controlli ambientali seri e indipendenti riemerge ancora una volta un atteggiamento di sudditanza della politica agli interessi dell’industria fossile” dice il responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Andrea Boraschi. Che si domanda: “Forse questo atteggiamento spiega anche la condotta del nostro primo ministro, attivamente impegnato a boicottare un referendum violando la legge?”. Per Boraschi le ultime notizie, che giungono dall’Italia e dall’estero rivelano, ancora una volta, come “il settore petrolifero sia fonte di inquinamento, e non solo ambientale”. Emerge un quadro preoccupante “dalle inchieste sullo smaltimento illegale di rifiuti Eni in Val d’Agri al caso Unaoil nel Principato di Monaco – ricorda – dalle intercettazioni che coinvolgono il ministro Guidi nel progetto Tempa Rossa alle indagini per smaltimento di rifiuti pericolosi della piattaforma Vega di Edison”. Per Greenpeace è più che mai chiaro che il referendum è l’occasione per aprire un dibattito sul futuro energetico del Paese.
Il quarto quesito, l’emendamento per Tempa Rossa e gli interessi primari
L’emendamento importante per il progetto Tempa Rossa estendeva la semplificazione dell’autorizzazione unica alle opere necessarie per trasporto, stoccaggio, trasferimento di idrocarburi in raffineria e altre ancora. Questo nella legge di Stabilità 2015. Poi c’è stata la mobilitazione per il referendum e il quarto quesito chiedeva proprio di modificare quella parte, reintroducendo il ruolo di controllo degli enti locali. “Con l’obiettivo di svuotare il referendum – spiega Di Salvatore – il governo Renzi ha recepito il quesito nella legge di Stabilità 2016, che cambia le cose”. Imponendo cioè che per quelle opere le autorizzazioni fossero rilasciate d’intesa con le Regioni interessate. “Spetta alla magistratura valutare eventuali responsabilità, ma l’impressione che si ricava da questa vicenda – conclude Di Salvatore – è che gli argomenti del fabbisogno nazionale energetico e dei posti di lavoro siano in realtà secondari rispetto agli interessi economici. Proprio per questo è necessario votare per il sì al referendum sulle trivelle e cambiare leggi che oggi non tutelano né i cittadini, né il nostro Paese”.
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Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Grazie Fulco per aver insegnato a intere generazioni la cura e la conservazione della natura. Fondatore del WWF, parlamentare, sempre attento a portare fuori dai recinti l'ambientalismo convinto che doveva vivere soprattutto nella società e nei comportamenti individuali e collettivo per cambiare anche la politica. In un mondo in grave crisi climatica la Sua saggezza e conoscenza divulgativa ci mancherà molto". Lo dice Paolo Cento, già parlamentare dei Verdi e direttore della rivista ambientalista 'Articolo 9'.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Giorgia Meloni non ha nulla da dire sulle parole dell’inviato speciale di Trump?". Lo scrive sui social al deputato di Iv Maria Elena Boschi, rilanciando il colloquio di Paolo Zampolli con il Foglio.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - A sedici anni dall'ultima presenza di un Capo dello Stato, in quel caso Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, torna in Giappone per una visita ufficiale in programma da lunedì 3 a domenica 9 marzo. Un appuntamento che suggella una fase di svolta nei rapporti tra l'Italia e il Paese del Sol Levante, visto che l'entrata in vigore nel 2023 del Partenariato strategico e il successivo Piano di azione siglato tra i rispettivi Governi l'estate scorsa in occasione del G7 a Borgo Egnazia segnano l'avvio di un rapporto caratterizzato da un nuovo dinamismo, che si preannuncia foriero di conseguenze positive e di prospettive da esplorare, che vanno ad inserirsi in una già collaudata comunanza di vedute e di interessi sul piano politico ed economico.
Basti pensare all'attenzione sempre crescente dell'Italia per le problematiche del Sud-est asiatico, con l'intensificazione di un dialogo a livello Nato e tra Unione europea e Giappone, per il quale il partenariato con gli Stati Uniti rappresenta un pilastro fondamentale, anche per la stabilità dell'Indo-pacifico. Con la necessità per il Paese del Sol Levante di trovare un equilibrio nei rapporti con la Cina, tra tensioni di carattere geopolitico da governare e interessi commerciali da salvaguardare.
Le circa 150 nostre aziende che operano in Giappone e le circa 380 giapponesi che sono nel nostro Paese, il Business-Forum in programma a Roma il prossimo 13 maggio, con la partecipazione di circa 200 imprese nipponiche e italiane, sono invece la dimostrazione di quanto sia rilevante e in crescita la partnership economica, che oltre alla presenza italiana nei tradizionali settori del design, della moda e dell'agroalimentare vede aumentare la collaborazione sul piano industriale e tecnologico. Si inserisce proprio in questo contesto il progetto Gcap per il caccia di sesta generazione basato sulla collaborazione tra Italia, Giappone e Regno Unito.
Si svilupperà quindi lungo questa direttrice il programma della visita di Mattarella, con impegni di carattere istituzionale, economico e culturale. Lunedì 3 marzo alle 19 ora locale (8 ore avanti il fuso orario rispetto all'Italia dove quindi saranno le 11), il Capo dello Stato vedrà a Tokyo la comunità italiana. Poi martedì l'incontro con l'imperatore Naruhito e l'imperatrice Masako e i colloqui con gli speaker, rispettivamente, della Camera dei Rappresentanti e della Camera dei Consiglieri. Quindi il concerto del tenore Vittorio Grigolo, offerto dall'Italia alla presenza dei rappresentanti della Casa imperiale.
Mercoledì 5 alle 11 (le 3 di notte in Italia) è previsto un confronto del presidente della Repubblica con rappresentanti della Confindustria giapponese ed esponenti dell'imprenditoria italiana, mentre alle 18 Mattarella vedrà il premier giapponese, Shigeru Ishiba.
Nelle giornate di giovedì e venerdì il Capo dello Stato sarà invece a Kyoto, dove sono in programma appuntamenti di carattere artistico e culturale e l'incontro con i nostri connazionali. Particolarmente significativa, anche per i risvolti legati alla attuale e delicata situazione internazionale, l'ultima tappa a Hiroshima, prevista sabato 8 marzo, con la visita al Museo della Pace e l'incontro con l'Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari e con l'organizzazione Nihon Hidankyo, impegnata per l'abolizione delle armi nucleari e insignita lo scorso anno del Premio Nobel per la pace. Domenica 9 il rientro a Roma.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Mentre la vigilanza resta bloccata dal ricatto della maggioranza, gli ascolti della Rai continuano a precipitare, soprattutto nel settore dell’informazione, dove assistiamo a una vera e propria desertificazione. Un tempo i programmi di approfondimento erano punti di riferimento, oggi vengono sistematicamente penalizzati da scelte di palinsesto incomprensibili". Lo dicono i parlamentari del M5s della commissione di Vigilanza Rai.
"Un esempio? Fiction di grande successo, capaci di catalizzare milioni di spettatori, vengono mandate in onda in diretta concorrenza con trasmissioni storiche d’informazione. È successo con Rocco Schiavone contro Chi l’ha visto?, e si ripete con Imma Tataranni opposta a Report -proseguono-. Chi ha interesse a sabotare l’informazione di qualità? Come se non bastasse, la Rai autorizza con leggerezza la partecipazione di suoi volti di punta sulle reti concorrenti, depotenziando i propri programmi".
"Domani sera, Stefano De Martino sarà ospite di Fabio Fazio: un conduttore che già raccoglie ottimi ascolti, ha bisogno di fare promozione sul Nove? Ma a chi serve davvero questa ospitata, a De Martino o a Fazio? È solo una coincidenza che entrambi abbiano lo stesso agente? Di certo, non si può pensare di premiare chi è responsabile di tutto questo affidandogli la supergestione dei palinsesti. Per salvare la Rai serve competenza, non amichettismo", concludono gli esponenti M5s.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Tra l’invasore Putin e il bullo Trump, noi stiamo con Zelensky, con l’Ucraina e con l’Unione europea, ormai unico argine al neocolonialismo e al neo imperialismo di Usa e Russia. Per questo +Europa parteciperà alle piazze per l’Ucraina che si stanno organizzando in tutta Italia, comprese quelle di oggi a Milano davanti al consolato USA e di domani in piazza dei Mercanti, così come a Roma in Piazza Santi Apostoli sempre domani. Non possiamo più stare a guardare. È il momento che tutti coloro che credono nell’Europa Unita e nella democrazia si schierino dalla parte di Kiev, dell’Europa, dei diritti e della libertà”. Lo annuncia il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Apprezzabile la manifestazione in favore dell’Ucraina, domani pomeriggio. Ridicolo però che venga da Carlo Calenda, che ha distrutto il progetto Stati Uniti d’Europa non aderendo alla lista e regalando posti al parlamento europeo ai sovranisti filo Putin". Lo scrive sui social il senatore di Iv Ivan Scalfarotto.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Le immagini di ieri dallo Studio ovale hanno sconvolto il mondo. Siamo in una situazione internazionale senza precedenti e il comunicato della premier Meloni, giunto ben ultimo dopo altri leader europei, non fa chiarezza sulla posizione dell’Italia". Lo dicono Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd alla Camera e al Senato.
"Meloni deve spiegare al paese se ha intenzione di abbandonare l’Ucraina al suo destino, se pensa di distinguersi dal resto dell’Europa e come intende rispondere all’arroganza degli Stati Uniti e di Trump. Non può continuare a nascondersi e a scansare la questione di fondo: dove colloca l’Italia nel mondo in questo drammatico frangente. Basta video e comunicazioni tardive, venga in Parlamento già prima del vertice europeo straordinario del 6 marzo", aggiungono Braga e Boccia.