Più la Banca d’Italia si giustifica per come sono stati gestiti i casi delle quattro banche poste in risoluzione il 22 novembre scorso, più appare evidente che qualcosa non funziona. Le giustificazioni addotte, infatti, contraddicono e sconfessano l’operato della stessa Banca d’Italia in altri casi. A mettere il dito nella piaga è Francesco Bedino, ex presidente di Bene Banca, che nei giorni scorsi ha scritto una lettera aperta al presidente della Repubblica e al capo del governo denunciando l’impossibilità di ottenere giustizia in questo Paese, dove l’Autorità di vigilanza bancaria viene trattata in sede giudiziaria alla stregua di un “ente infallibile”, sistematicamente schermato dalle sue oggettive responsabilità. E’ da tre anni che Bedino e con lui altri ex consiglieri e figure apicali della banca di credito cooperativo di Bene Vagienna (Cuneo) lottano in tutte le sedi perché emerga la verità sul commissariamento del loro istituto, giudicato illegittimo. Verità negata dalla giustizia amministrativa e anche da quella penale che ha respinto, archiviandole, le accuse di falso avanzate nei confronti di Banca d’Italia. Ma andiamo per gradi.
Nei casi di Banca Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti, Bankitalia è stata accusata di intempestività nel commissariamento dei quattro istituti, accusa che Via Nazionale ha respinto sottolineando come: “Il margine di discrezionalità di tale decisione è assai ristretto. Un’azione troppo tempestiva potrebbe indurre a commissariare un istituto ancora in grado di proseguire la propria attività. Se lo facesse, la Banca d’Italia opererebbe al di fuori dei poteri previsti dall’ordinamento”. Quanto ai presupposti del commissariamento, Banca d’Italia ricorda che sono fissati dal Testo Unico Bancario “che fa riferimento a gravi perdite patrimoniali e/o a gravi irregolarità: solo in presenza di tali presupposti la Banca d’Italia può sottoporre le banche ad amministrazione straordinaria”. Tutto chiaro?
Ecco, il caso di Bene Banca contraddice palesemente questa spiegazione. Quando l’istituto di Bene Vagienna è stato commissariato (aprile 2013) godeva di ottima salute, come testimoniano anche i dati di bilancio: al 31 dicembre 2012 il margine operativo lordo era positivo per 12,6 milioni (+237% rispetto al 2011), il Roe era del 16,03%, le sofferenze ammontavano al 7% del totale crediti (la media delle banche era del 9,4%). Bilancio che non è stato impugnato dal commissario, che ha terminato il suo lavoro nell’aprile 2014 (13 mesi, il commissariamento più breve della storia) con un bilancio di fine procedura che, come scrive Bedino, “evidenzia una redditività complessiva positiva e un patrimonio in crescita, con un conto economico chiuso volutamente in perdita di 7,8 milioni per la mancata valutazione del portafoglio di proprietà a prezzi correnti”. Se il commissario avesse valutato i titoli in portafoglio alla banca ai prezzi di mercato avrebbe registrato una plusvalenza lorda superiore agli 11 milioni di euro e anziché una perdita si sarebbe registrato un utile di 500mila euro. Con tutta evidenza Bene Banca era perfettamente in grado di proseguire la propria attività e quello effettuato dalla Banca d’Italia è stato un commissariamento preventivo come lo hanno definito nelle loro sentenze sia il Tar del Lazio sia il Consiglio di Stato. Sentenze che hanno respinto i ricorsi contro il commissariamento, compensando però le spese di lite data “la peculiarità della vicenda”.
Se nel caso di Bene Banca è stato disposto un “commissariamento preventivo”, evidentemente il margine di discrezionalità in capo alla Banca d’Italia non è così ristretto come si vuole fare credere. E ancora meno credibile appare la spiegazione di Via Nazionale quando sostiene che un’azione “troppo tempestiva potrebbe indurre a commissariare un istituto ancora in grado di proseguire la propria attività”. Delle due l’una: o nel caso di Bene Banca l’autorità di vigilanza ha operato “al di fuori dei poteri previsti dall’ordinamento”, oppure nel caso delle quattro banche è intervenuta con grave ritardo. Ma non basta. Bedino nella sua lettera-denuncia richiama anche la lettera di Palazzo Koch al presidente della “Commissione di studio su Banca delle Marche” del 25 marzo scorso in cui Banca d’Italia precisa il modus operandi della vigilanza, improntato su un certo gradualismo. Se da un’ispezione emergono problemi, ma la banca ispezionata rispetta i requisiti patrimoniali – scrive Via Nazionale – il passo successivo consiste nell’invio al consiglio d’amministrazione di una “lettera d’intervento, contestuale alla consegna del rapporto ispettivo, in cui si elencano i provvedimenti da adottare”. Provvedimenti che variano a seconda delle carenze riscontrate: si può trattare di misure di contenimento del rischio, di richieste di sostituzione degli esponenti aziendali, di revisione del piano industriale, di aumento di capitale, di aggregazione con un’altra banca. Se le misure correttive richieste non vengono attuate o non sono sufficienti – scrive ancora Banca d’Italia – e si manifesta il rischio di un ulteriore peggioramento, “si dà luogo ad un’ispezione i cui esiti saranno determinanti per la successiva azione di vigilanza e che si rivelerà quindi decisiva” nel valutare se sussistano i presupposti per il commissariamento.
Nulla di tutto questo è accaduto nel caso della banca di credito cooperativo di Bene Vagienna. La banca è stata immediatamente commissariata in seguito alla prima ispezione senza che venisse nemmeno inviata la cosiddetta “lettera d’intervento” al consiglio d’amministrazione per chiedere la rimozione di esponenti aziendali o l’innalzamento dei requisiti patrimoniali o ancora interventi di contenimento del rischio. Non solo: Bedino denuncia il fatto che il rapporto ispettivo è stato notificato agli amministratori quasi un mese dopo l’insediamento del commissario, che si è insediato il giorno precedente all’assemblea ordinaria della banca chiamata a rinnovare le cariche sociali. “Perché – chiede Bedino – il protocollo procedurale non è stato adottato nel caso di Bene Banca? Se il problema erano gli esponenti aziendali, perché non è stata notificata una lettera d’intervento in cui se ne chiedeva la sostituzione?”. Domande che riportano al punto precedente: o nel caso di Bene Vagienna la Banca d’Italia ha operato al di fuori dei poteri previsti dall’ordinamento, oppure nella gestione delle crisi bancarie che hanno portato alla risoluzione dei quattro istituti (ma il ragionamento si può estendere ad altri casi, quali la popolare di Vicenza e Veneto Banca) l’autorità di vigilanza non ha fatto per tempo quello che poteva fare e che andava fatto.
E ancora non basta, perché il caso di Bene Vagienna è costellato di stranezze: dei conflitti d’interesse del commissario Giambattista Duso e del trasferimento di una grossa parte della liquidità di Bene Banca su un conto della Popolare di Vicenza abbiamo già diffusamente scritto. Ma a far discutere sono anche gli atti e l’iter deliberativo del commissariamento: i numeri di protocollo non corrispondono all’ordine con il quale gli atti avrebbero dovuto essere emanati. L’appunto per il Direttorio, rappresentando il rendiconto dell’attività di istruttoria interna e dunque il presupposto di ogni decisione, è stato protocollato solo successivamente alla proposta di commissariamento inviata al ministero dell’Economia. Tra i due atti – rispettivamente numero di protocollo 141236/2013 e 139339/2013 – ci sono ben 1.897 posizioni di differenza. E la proposta di commissariamento è stata protocollata ben prima anche del verbale di Direttorio (numero di protocollo 167633/2013) da cui la proposta stessa è scaturita. Dunque, anche dal punto di vista formale l’iter del commissariamento di Bene Banca risulta fortemente anomalo, tanto più che l’appunto per il Direttorio risulta addirittura sprovvisto di data. Queste anomalie procedurali sono state oggetto di denuncia per falso ideologico e falso materiale, ma – sottolinea Bedino – la denuncia, dopo essere stata rubricata contro ignoti, “è stata oggetto di richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero il giorno stesso della sua ricezione, senza l’avvio di un’ancorché minima indagine”.
Il caso di Bene Banca, oltre a essere un macroscopico esempio di giustizia negata, mostra nel concreto tutte le contraddizioni del sistema Banca d’Italia che annichilisce i soggetti più deboli non curandosi di rispettare le procedure e, invece, laddove vi sono interessi forti da tutelare si mostra conciliante e non interviene se non quando ormai è troppo tardi. Un atteggiamento molto italiano le cui conseguenze, al solito, vengono pagate a caro prezzo proprio da quei quei soggetti – i risparmiatori – che la Banca d’Italia è chiamata a tutelare.
Lobby
Bankitalia, due pesi e due misure: perché con Etruria & C non poteva intervenire “prematuramente” e con Bene Banca si?
Più la Banca d’Italia si giustifica per come sono stati gestiti i casi delle quattro banche poste in risoluzione il 22 novembre scorso, più appare evidente che qualcosa non funziona. Le giustificazioni addotte, infatti, contraddicono e sconfessano l’operato della stessa Banca d’Italia in altri casi. A mettere il dito nella piaga è Francesco Bedino, ex presidente di Bene Banca, che nei giorni scorsi ha scritto una lettera aperta al presidente della Repubblica e al capo del governo denunciando l’impossibilità di ottenere giustizia in questo Paese, dove l’Autorità di vigilanza bancaria viene trattata in sede giudiziaria alla stregua di un “ente infallibile”, sistematicamente schermato dalle sue oggettive responsabilità. E’ da tre anni che Bedino e con lui altri ex consiglieri e figure apicali della banca di credito cooperativo di Bene Vagienna (Cuneo) lottano in tutte le sedi perché emerga la verità sul commissariamento del loro istituto, giudicato illegittimo. Verità negata dalla giustizia amministrativa e anche da quella penale che ha respinto, archiviandole, le accuse di falso avanzate nei confronti di Banca d’Italia. Ma andiamo per gradi.
Nei casi di Banca Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti, Bankitalia è stata accusata di intempestività nel commissariamento dei quattro istituti, accusa che Via Nazionale ha respinto sottolineando come: “Il margine di discrezionalità di tale decisione è assai ristretto. Un’azione troppo tempestiva potrebbe indurre a commissariare un istituto ancora in grado di proseguire la propria attività. Se lo facesse, la Banca d’Italia opererebbe al di fuori dei poteri previsti dall’ordinamento”. Quanto ai presupposti del commissariamento, Banca d’Italia ricorda che sono fissati dal Testo Unico Bancario “che fa riferimento a gravi perdite patrimoniali e/o a gravi irregolarità: solo in presenza di tali presupposti la Banca d’Italia può sottoporre le banche ad amministrazione straordinaria”. Tutto chiaro?
Ecco, il caso di Bene Banca contraddice palesemente questa spiegazione. Quando l’istituto di Bene Vagienna è stato commissariato (aprile 2013) godeva di ottima salute, come testimoniano anche i dati di bilancio: al 31 dicembre 2012 il margine operativo lordo era positivo per 12,6 milioni (+237% rispetto al 2011), il Roe era del 16,03%, le sofferenze ammontavano al 7% del totale crediti (la media delle banche era del 9,4%). Bilancio che non è stato impugnato dal commissario, che ha terminato il suo lavoro nell’aprile 2014 (13 mesi, il commissariamento più breve della storia) con un bilancio di fine procedura che, come scrive Bedino, “evidenzia una redditività complessiva positiva e un patrimonio in crescita, con un conto economico chiuso volutamente in perdita di 7,8 milioni per la mancata valutazione del portafoglio di proprietà a prezzi correnti”. Se il commissario avesse valutato i titoli in portafoglio alla banca ai prezzi di mercato avrebbe registrato una plusvalenza lorda superiore agli 11 milioni di euro e anziché una perdita si sarebbe registrato un utile di 500mila euro. Con tutta evidenza Bene Banca era perfettamente in grado di proseguire la propria attività e quello effettuato dalla Banca d’Italia è stato un commissariamento preventivo come lo hanno definito nelle loro sentenze sia il Tar del Lazio sia il Consiglio di Stato. Sentenze che hanno respinto i ricorsi contro il commissariamento, compensando però le spese di lite data “la peculiarità della vicenda”.
Se nel caso di Bene Banca è stato disposto un “commissariamento preventivo”, evidentemente il margine di discrezionalità in capo alla Banca d’Italia non è così ristretto come si vuole fare credere. E ancora meno credibile appare la spiegazione di Via Nazionale quando sostiene che un’azione “troppo tempestiva potrebbe indurre a commissariare un istituto ancora in grado di proseguire la propria attività”. Delle due l’una: o nel caso di Bene Banca l’autorità di vigilanza ha operato “al di fuori dei poteri previsti dall’ordinamento”, oppure nel caso delle quattro banche è intervenuta con grave ritardo. Ma non basta. Bedino nella sua lettera-denuncia richiama anche la lettera di Palazzo Koch al presidente della “Commissione di studio su Banca delle Marche” del 25 marzo scorso in cui Banca d’Italia precisa il modus operandi della vigilanza, improntato su un certo gradualismo. Se da un’ispezione emergono problemi, ma la banca ispezionata rispetta i requisiti patrimoniali – scrive Via Nazionale – il passo successivo consiste nell’invio al consiglio d’amministrazione di una “lettera d’intervento, contestuale alla consegna del rapporto ispettivo, in cui si elencano i provvedimenti da adottare”. Provvedimenti che variano a seconda delle carenze riscontrate: si può trattare di misure di contenimento del rischio, di richieste di sostituzione degli esponenti aziendali, di revisione del piano industriale, di aumento di capitale, di aggregazione con un’altra banca. Se le misure correttive richieste non vengono attuate o non sono sufficienti – scrive ancora Banca d’Italia – e si manifesta il rischio di un ulteriore peggioramento, “si dà luogo ad un’ispezione i cui esiti saranno determinanti per la successiva azione di vigilanza e che si rivelerà quindi decisiva” nel valutare se sussistano i presupposti per il commissariamento.
Nulla di tutto questo è accaduto nel caso della banca di credito cooperativo di Bene Vagienna. La banca è stata immediatamente commissariata in seguito alla prima ispezione senza che venisse nemmeno inviata la cosiddetta “lettera d’intervento” al consiglio d’amministrazione per chiedere la rimozione di esponenti aziendali o l’innalzamento dei requisiti patrimoniali o ancora interventi di contenimento del rischio. Non solo: Bedino denuncia il fatto che il rapporto ispettivo è stato notificato agli amministratori quasi un mese dopo l’insediamento del commissario, che si è insediato il giorno precedente all’assemblea ordinaria della banca chiamata a rinnovare le cariche sociali. “Perché – chiede Bedino – il protocollo procedurale non è stato adottato nel caso di Bene Banca? Se il problema erano gli esponenti aziendali, perché non è stata notificata una lettera d’intervento in cui se ne chiedeva la sostituzione?”. Domande che riportano al punto precedente: o nel caso di Bene Vagienna la Banca d’Italia ha operato al di fuori dei poteri previsti dall’ordinamento, oppure nella gestione delle crisi bancarie che hanno portato alla risoluzione dei quattro istituti (ma il ragionamento si può estendere ad altri casi, quali la popolare di Vicenza e Veneto Banca) l’autorità di vigilanza non ha fatto per tempo quello che poteva fare e che andava fatto.
E ancora non basta, perché il caso di Bene Vagienna è costellato di stranezze: dei conflitti d’interesse del commissario Giambattista Duso e del trasferimento di una grossa parte della liquidità di Bene Banca su un conto della Popolare di Vicenza abbiamo già diffusamente scritto. Ma a far discutere sono anche gli atti e l’iter deliberativo del commissariamento: i numeri di protocollo non corrispondono all’ordine con il quale gli atti avrebbero dovuto essere emanati. L’appunto per il Direttorio, rappresentando il rendiconto dell’attività di istruttoria interna e dunque il presupposto di ogni decisione, è stato protocollato solo successivamente alla proposta di commissariamento inviata al ministero dell’Economia. Tra i due atti – rispettivamente numero di protocollo 141236/2013 e 139339/2013 – ci sono ben 1.897 posizioni di differenza. E la proposta di commissariamento è stata protocollata ben prima anche del verbale di Direttorio (numero di protocollo 167633/2013) da cui la proposta stessa è scaturita. Dunque, anche dal punto di vista formale l’iter del commissariamento di Bene Banca risulta fortemente anomalo, tanto più che l’appunto per il Direttorio risulta addirittura sprovvisto di data. Queste anomalie procedurali sono state oggetto di denuncia per falso ideologico e falso materiale, ma – sottolinea Bedino – la denuncia, dopo essere stata rubricata contro ignoti, “è stata oggetto di richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero il giorno stesso della sua ricezione, senza l’avvio di un’ancorché minima indagine”.
Il caso di Bene Banca, oltre a essere un macroscopico esempio di giustizia negata, mostra nel concreto tutte le contraddizioni del sistema Banca d’Italia che annichilisce i soggetti più deboli non curandosi di rispettare le procedure e, invece, laddove vi sono interessi forti da tutelare si mostra conciliante e non interviene se non quando ormai è troppo tardi. Un atteggiamento molto italiano le cui conseguenze, al solito, vengono pagate a caro prezzo proprio da quei quei soggetti – i risparmiatori – che la Banca d’Italia è chiamata a tutelare.
MORTE DEI PASCHI
di Elio Lannutti e Franco Fracassi 12€ AcquistaArticolo Precedente
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Vogliamo essere gli architetti di una nuova democrazia. La grandissima preoccupazione, pensando al tema della geo cultura è che quando la politica si fa guidare dall’economia, diceva Adam Smith, diventa un problema democratico perché l’economia avrà sempre un interesse diverso dalla politica. Se la politica gestisce l’economia stiamo tutti bene. Ho paura del fatto che nelle mani di pochissime di persone c’è il potere economico, praticamente, di tutti, e che non si colga questo pericolo". Lo ha detto Walter Mauriello, presidente nazionale Meritocrazia Italia, oggi a Firenze, chiudendo il focus dedicato alla Geo cultura, in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
“Meritocrazia Italia - spiega Mauriello - fa passi in avanti molto improntati in termini di qualità e sostanza, ma il leader deve essere un passo indietro rispetto agli altri, non tanto per umiltà, ma per osservare, vedere le qualità e metterle a servizio del gruppo. La politica che stiamo costruendo è attrattiva, vuole dare la possibilità al debole di parlare e al forte di mettersi in discussione, nel rispetto delle regole che evita manganelli e sanzioni e dà la possibilità di una vita equilibrata e felice. Sull’ambiente, ad esempio la geo cultura è stata distrutta dalla necessità di energia. Certo, non si esclude il nucleare, ma è importante sfruttare tutte le risorse, mentre continuiamo ad andare a prendere" energia in Paesi con petrolio "dove l'egemonia è di pochi. Insieme si può realizzare una grande opera. Questo vale anche per la giustizia”.
“Nel nostro cammino abbiamo incontrato tante persone di qualità - conclude Mauriello - La grande certezza è questo gruppo, di cui pensiamo sempre il prossimo step. Abbiamo da tempo interlocuzione diretta con il presidente della Repubblica, con il presidente del Consiglio” e Oltreoceano. "Abbiamo l’ambizione di essere noi stessi, per essere un vero cambiamento".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - In collaborazione con TgPoste.it
Nel 2025 focus su pacchi, risparmio postale, assicurazioni e offerta luce e gas. Sono le priorità di Poste Italiane, messe in fila dall’amministratore delegato, Matteo del Fante, intervistato da Tg Poste all’alba dei conti del gruppo, che ha chiusto il 2024 con numeri record e obiettivi futuri in rialzo. Ora, “rimaniamo focalizzati sulla logistica, in particolare sui pacchi” ma “resteranno importanti i prodotti di risparmio: quest’anno ricorre il 150° anniversario del libretto postale e il centenario del buono fruttifero. Stiamo studiando con Cassa Depositi e Prestiti delle emissioni per celebrare le soluzioni di risparmio più apprezzate dagli italiani, per un valore di 340 miliardi”; per quanto riguarda la protezione “sarà un anno molto positivo” e per “la nostra offerta di luce e gas il 2025 sarà storico perché ci siamo dati l’obiettivo di raggiungere il milione di contratti. Al momento Poste Energia conta 700mila clienti, abbiamo ancora lavoro da fare”, ha riferito l’Ad. (Video)
“Questa azienda non produce beni fisici ma offre servizi. Se i nostri colleghi operativi e l’azienda tutta non collaborassero non si raggiungerebbero questi numeri. Quando si ottiene più di quello che ci si aspettava, significa che tutti i colleghi ci hanno messo passione ed è la cosa per noi più importante. Un grazie sulla base di risultati concreti”, ha aggiunto poi Del Fante, riferendosi ai 120mila dipendenti di Poste.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Rispetto al sistema geopolitico non riteniamo che sia assolutamente ragionevole togliere dal patto di stabilità la spesa per le armi. Noi pensiamo a una geopolitica che rimetta al centro l'uomo, rimetta al centro il welfare, rimetta al centro la salute. Questi sono temi che dovrebbero essere tolti dal patto di stabilità”. Lo ha detto Andrea Quartini, deputato M5S, nel suo intervento oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
“L'Italia è l'incrocio di tantissime culture, di tantissime lingue, di tantissimi soggetti - argomenta Quartini - Questo rende l'Italia un paese assolutamente particolare. Noi siamo stati i migliori diplomatici del mondo, non a caso. Noi siamo un po' spagnoli, un po' greci, un po' africani, un po' arabi. Questa miscela è straordinaria. Ci può far comprendere quanto è importante il dialogo, quanto si può essere efficaci nella capacità di impostare dei negoziati di pace. Credo che questa forza che l'Italia può esprimere può anche riuscire a far ritornare molti giovani ad occuparsi di politica. E credo che questo sia un tema che ci riguarda nel senso anche di avvicinarsi alle strategie di Meritocrazia Italia. Credo che Movimento 5 Stelle e Meritocrazia Italia su questa linea abbiano molte cose da condividere”.
“Credo fermamente nell'idea di un'Europa che riesce a governare una transizione ecologica - aggiunge Quartini - Quindi, da questo punto di vista, credo ci siano degli aspetti che ci assimilano, che ci possono consentire un dialogo forte. Allo stesso tempo, credo che il tema della pace sia un tema assolutamente importante, rilevante. Sono tre anni che, diciamo, che dobbiamo arrivare a un momento di negoziazione e che probabilmente siamo davvero in ritardo e il prezzo pagato da tanti uomini in Ucraina sia un prezzo troppo alto e poteva essere evitato. Allo stesso tempo riteniamo che si debba farlo in un'ottica di credibilità”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "L'attualità internazionale impone una riflessione. Con determinazione dobbiamo rilanciare quello spirito europeo che l'Italia ha contribuito come Paese fondatore a creare. Dal 1957 i passi in avanti fatti sono stati straordinari, eccezionali, però ora è necessario uno scatto ulteriore. È centrale il tema della difesa, ma in questo ambito le posizioni sono ancora piuttosto articolate all'interno dell'Unione e non è un bene". Lo ha detto Alessandro Battilocchio, deputato Fi, partecipando oggi al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"L'Italia fu uno dei Paesi che prima ancora dei trattati di Roma nel 1954 con De Gasperi lanciò l'idea di una difesa comune - continua Battilocchio - Poi, proprio dalla Francia ci fu una grande frenata. Dopo il trattato di Lisbona sembrava che questo percorso si fosse riavviato con una serie di step previsti che dovranno portare ad una difesa comune, però anche in questo caso, pur in una contingenza difficile, legata alla pandemia, i passi in avanti sono stati assolutamente troppo flebili. Ora il tema è tornato prepotentemente d'attualità e io ritengo che sia importante che si sia aperto un dibattito. Le parole che arrivano da Oltreoceano rappresentano, in questo contesto, una spinta ad accelerare questa discussione".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".