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Pensioni, Boeri ci riprova con il contributo di solidarietà. Ma Poletti: “C’è già, non alimentiamo incertezze”

Per il presidente dell'Inps l'importante è introdurre più flessibilità "in tempi ragionevolmente stretti", ma il ministro del Lavoro: "Nulla di nuovo è allo studio". Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini: "Non c'è nessuna istruttoria né tecnica né politica su contributi dalle pensioni"
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Il presidente Inps Tito Boeri lo dice da mesi. Anzi l’idea che i pensionati d’oro e/o di lunga data debbano in qualche modo dare un contributo contributo di solidarietà era uno dei pilastri della sua riforma. E con la previsione di un rosso da 11,2 miliardi di euro nel 2016 l’ipotesi ritorna. Per Boeri l’importante è introdurre più flessibilità “in tempi ragionevolmente stretti. Siccome son state fatte delle concessioni eccessive in passato e oggi pesano sulle spalle dei contribuenti – afferma sui pensionati di lunga data – , sarebbe opportuno andare per importi elevati a chiedere un contributo di solidarietà per i più giovani, e anche per facilitare e rendere più facile anche a livello europeo questa uscita flessibile“.

Ma come già avvenuto in passato dal governo vengono escluse iniziative in tal senso: “Non c’è nessuna istruttoria né tecnica né politica su contributi dalle pensioni”, dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. Mentre il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, poi invita anche a “non alimentare le incertezze”, ricordando che “il contributo di solidarietà oggi sulle pensioni alte c’è già, è a scadenza, dovrà essere valutato se confermarlo in quella maniera o diversamente”, ma nulla di nuovo è allo studio. “Questi terreni vanno valutati concretamente se e quanto ci sono le condizioni, altrimenti facciamo atti che preoccupano le persone senza poi produrre nulla, producono solo incertezza. Non credo sia il caso di alimentare eventualmente delle incertezze, quando il governo parla deve parlare con atti che diventano decisioni concrete”.

Al ministro Poletti è stato poi chiesto cosa pensi dell’introduzione di una maggior flessibilità nel sistema pensionistico e se sia una riforma che vedrà la luce. “Valutiamo praticamente tutte le opzioni che ci sono in campo – ha risposto il ministro del Lavoro -. C’era quella del prestito pensionistico che aveva predisposto il ministro Giovannini. Ci sono queste proposte che sono venute dall’Inps. Poi ce ne sono altre presenti in parlamento. C’è la proposta che ha fatto Damiano. Materiali su cui lavorare ce ne sono tanti – ha detto Poletti -. Il problema vero è trovare quel punto di equilibrio di sostenibilità economica e sociale che ci consente di fare l’operazione”. “Prima che si trovi una proposta” bisogna esser certi che abbia praticabilità, ha insomma segnalato Poletti: “Lavoriamo a predisporre le condizioni per cui se si farà una proposta, sia percorribile”.

“Possono essere anche importi limitati – ha detto Boeri – ma se uno li ha percepiti da quando aveva meno di 40 anni, chiaramente cumulandosi nel tempo vengono a stabilire un trasferimento di ricchezza pensionistica considerevole”. Boeri torna poi sui pensionati che percepiscono meno di 750 euro – 6 su 10 secondo i dati emersi in settimana – e invita però a “guardare al dato medio per pensionato, e non alla pensione media”. In realtà, spiega, “la situazione è meno grave di quel che si possa pensare” (da luglio saranno disponibili i dati).

E all’indomani della manifestazione dei sindacati per chiedere una riforma della Fornero, invita appunto a intervenire velocemente: “Non è qualcosa che si può rimandare a lungo. Soprattutto gli aspetti più importanti sul mercato del lavoro sono qualcosa su cui bisogna intervenire adesso, perché il blocco morde e in qualche modo ostruisce l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro adesso, non fra tre anni”.

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