Flavio Tosi l’aveva detto quando la discussione con i lavoratori dell’Arena non era ancora cominciata: “O si tratta subito o a casa tutti”. E giovedì 7 aprile la minaccia è diventata realtà. Il Consiglio di indirizzo della Fondazione Arena, presieduto dal sindaco di Verona, ha deciso di chiedere la messa in liquidazione dell’ente lirico. Un epilogo drammatico per il teatro stabile dell’Arena, eccellenza italiana gravata da più di 32 milioni di debiti accumulati negli ultimi anni della gestione Tosi, su cui rischia di calare il sipario dopo centotré anni di storia.
La decisione arriva dopo che circa 300 lavoratori dell’ente lirico hanno bocciato, in un referendum promosso dai sindacati confederali, il protocollo d’intesa sottoscritto da Cgil Cisl e Uil con la dirigenza dell’Arena: con 132 voti contrari e 130 a favore i lavoratori hanno respinto l’accordo con cui i sindacati (esclusa la Fials, il sindacato autonomo dello spettacolo) lasciavano carta bianca al sovrintendente dell’Arena Francesco Girondini e alla manager Francesca Tartarotti per portare avanti le “azioni inderogabili” previste dal piano di risanamento dell’ente.
Un accordo “imposto” ai lavoratori senza però presentare, in cambio, un serio piano di risanamento della fondazione da parte della dirigenza (nella versione iniziale, sottoscritta dalla sola Cisl, il piano concordato per ammissione delle parti era ancora “redigendo”). E che avrebbe comportato, tra l’altro, la “rinegoziazione per il personale a termine di ogni clausola pregressa”: una Caporetto sindacale, ribaltata però dal voto dei lavoratori. Ora la decisione sulla liquidazione spetta al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. Che potrebbe propendere anche per un commissariamento dell’ente, dato che la procedura di liquidazione coatta amministrativa – fanno sapere alcune fonti vicine all’Arena – “con 40 milioni di debito verso le banche e i fornitori è improponibile”.
Sulle cause del dissesto finanziario della Fondazione Arena, che attrae visitatori e turisti da tutto il mondo e crea ogni anno un indotto di 400 milioni di euro, sono state avanzate diverse ipotesi e presentate numerose denunce alla magistratura, ma gli esposti inoltrati dai consiglieri comunali d’opposizione sono stati tutti archiviati. L’unico punto fermo, riportato nel piano industriale affidato dall’ente alla società Kpmg, è che la situazione patrimoniale dell’ente ha avuto “un peggioramento di circa 23 milioni di euro” negli ultimi quattro anni della gestione Tosi-Girondini. Per avere maggiori dati sui conti dell’Arena il capogruppo veronese del M5s, Gianni Benciolini, aveva chiesto un accesso agli atti al sovrintendente dell’ente lirico, che però l’Arena non ha di fatto accordato. Sul ricorso è ancora atteso il verdetto del Tar del Veneto: l’udienza per la decisione si è tenuta il 9 marzo scorso, ma la sentenza non è stata ancora pubblicata.
Cronaca
Arena di Verona, Tosi chiede la messa in liquidazione dell’ente lirico: a rischio posti di lavoro
La decisione arriva dopo che circa 300 lavoratori hanno bocciato, con un referendum, l’accordo tra Fondazione e sindacati. Ora la decisione spetta al ministro Franceschini, che potrebbe propendere anche per il commissariamento
Flavio Tosi l’aveva detto quando la discussione con i lavoratori dell’Arena non era ancora cominciata: “O si tratta subito o a casa tutti”. E giovedì 7 aprile la minaccia è diventata realtà. Il Consiglio di indirizzo della Fondazione Arena, presieduto dal sindaco di Verona, ha deciso di chiedere la messa in liquidazione dell’ente lirico. Un epilogo drammatico per il teatro stabile dell’Arena, eccellenza italiana gravata da più di 32 milioni di debiti accumulati negli ultimi anni della gestione Tosi, su cui rischia di calare il sipario dopo centotré anni di storia.
La decisione arriva dopo che circa 300 lavoratori dell’ente lirico hanno bocciato, in un referendum promosso dai sindacati confederali, il protocollo d’intesa sottoscritto da Cgil Cisl e Uil con la dirigenza dell’Arena: con 132 voti contrari e 130 a favore i lavoratori hanno respinto l’accordo con cui i sindacati (esclusa la Fials, il sindacato autonomo dello spettacolo) lasciavano carta bianca al sovrintendente dell’Arena Francesco Girondini e alla manager Francesca Tartarotti per portare avanti le “azioni inderogabili” previste dal piano di risanamento dell’ente.
Un accordo “imposto” ai lavoratori senza però presentare, in cambio, un serio piano di risanamento della fondazione da parte della dirigenza (nella versione iniziale, sottoscritta dalla sola Cisl, il piano concordato per ammissione delle parti era ancora “redigendo”). E che avrebbe comportato, tra l’altro, la “rinegoziazione per il personale a termine di ogni clausola pregressa”: una Caporetto sindacale, ribaltata però dal voto dei lavoratori. Ora la decisione sulla liquidazione spetta al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. Che potrebbe propendere anche per un commissariamento dell’ente, dato che la procedura di liquidazione coatta amministrativa – fanno sapere alcune fonti vicine all’Arena – “con 40 milioni di debito verso le banche e i fornitori è improponibile”.
Sulle cause del dissesto finanziario della Fondazione Arena, che attrae visitatori e turisti da tutto il mondo e crea ogni anno un indotto di 400 milioni di euro, sono state avanzate diverse ipotesi e presentate numerose denunce alla magistratura, ma gli esposti inoltrati dai consiglieri comunali d’opposizione sono stati tutti archiviati. L’unico punto fermo, riportato nel piano industriale affidato dall’ente alla società Kpmg, è che la situazione patrimoniale dell’ente ha avuto “un peggioramento di circa 23 milioni di euro” negli ultimi quattro anni della gestione Tosi-Girondini. Per avere maggiori dati sui conti dell’Arena il capogruppo veronese del M5s, Gianni Benciolini, aveva chiesto un accesso agli atti al sovrintendente dell’ente lirico, che però l’Arena non ha di fatto accordato. Sul ricorso è ancora atteso il verdetto del Tar del Veneto: l’udienza per la decisione si è tenuta il 9 marzo scorso, ma la sentenza non è stata ancora pubblicata.
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Israele, terremoto allo Shin Bet: Netanyahu silura il capo Bar e denuncia il suo predecessore
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - La Russia ha ripetutamente affermato che non dovrebbero esserci “forze di peacekeeping” della Nato in Ucraina. E se l'Alleanza decidesse di aiutare Kiev in questo modo, significherebbe la guerra. Lo ha affermato su X il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato la sua intenzione di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e di averlo "informato che la prossima settimana presenterà una proposta al governo per porre fine al suo mandato".
In una dichiarazione successiva, Netanyahu ha spiegato: “In ogni momento, ma soprattutto durante una guerra esistenziale come quella che stiamo affrontando, deve esserci piena fiducia tra il primo ministro e il capo dello Shin Bet. "Ma sfortunatamente, la situazione è l'opposto: non ho questa fiducia. Nutro una sfiducia continua nel capo dello Shin Bet, una sfiducia che è solo cresciuta nel tempo".
(Adnkronos) - "Il nemico americano ha lanciato un'aggressione palese contro il nostro Paese nelle ultime ore con oltre 47 attacchi aerei", si legge nella dichiarazione. In risposta, "le Forze Armate hanno condotto un'operazione militare specifica prendendo di mira la portaerei americana USS Harry S. Truman e le sue navi da guerra nel Mar Rosso settentrionale con 18 missili balistici e da crociera e un drone".
"Con l'aiuto di Allah Onnipotente", prosegue la dichiarazione, "le forze armate yemenite continueranno a imporre un blocco navale al nemico israeliano e a vietare alle sue navi di entrare nella zona di operazioni dichiarata finché gli aiuti e i beni di prima necessità non saranno consegnati alla Striscia di Gaza".
Sana'a, 16 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno risposto ai bombardamenti americani sullo Yemen attaccando la USS Harry S. Truman nel Mar Rosso con missili balistici e un drone. Lo rivendica il portavoce del gruppo yemenita.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - La polizia israeliana ha aperto un'indagine sull'ex capo dell'agenzia di sicurezza Shin Bet, Nadav Argaman, dopo che venerdì il primo ministro Benjamin Netanyahu ha presentato una denuncia.
Il premier israeliano ha accusato Argaman di ricatto e reati legati alla legge che riguarda lo Shin Bet, che proibisce ai dipendenti dell'organizzazione di divulgare informazioni ottenute nell'ambito del loro lavoro.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un abitante di Gaza, che stava "tentando di piazzare ordigni esplosivi" nei pressi del corridoio di Netzarim, è stato ucciso. Lo riferisce l'esercito israeliano.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos/Afp) - Un team negoziale israeliano sta attualmente discutendo la questione degli ostaggi con i mediatori egiziani in Egitto. Lo ha reso noto l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una dichiarazione.