Un pacco di pasta, pomodori, pane, acqua, biscotti, latte. Totale alla cassa: nulla. Da qualche anno, in tutta Italia, è possibile fare la spesa gratis in alcuni supermercati speciali: si chiamano “empori solidali” e danno la possibilità a famiglie in difficoltà e persone disagiate di avere sulla propria tavola almeno gli alimenti di prima necessità. Un concetto diverso dal semplice pacco di viveri che parrocchie e associazioni distribuiscono ai senzatetto. “Qui parliamo di una spesa vera”, spiegano i beneficiari. Italiani o stranieri, famiglie o singoli: persone affamate dalla crisi che non chiederebbero mai l’elemosina, ma non riescono più ad arrivare alla fine del mese. I nuovi poveri. Per cui è nata una nuova soluzione. “Meno mortificante e più efficace”, spiega Cinzia Negli, capo dell’ufficio promozione umana della Caritas, in prima linea nella filiera dei market solidali. “In questa maniera nessuno si vergogna di ricevere l’aiuto di cui ha bisogno e che rappresenta solo un tassello di un percorso di reinserimento sociale”.
QUASI CINQUANTA EMPORI IN TUTTA ITALIA – Dalle prime aperture sono passati ormai diversi anni. Adesso quello degli empori solidali è un sistema strutturato in tutto il Paese: 45 punti attivi, con prevalenza al centro e al nord, e altri 21 in fase di progettazione. Dalla Caritas dipendono direttamente o indirettamente quasi tutti i centri presenti sul territorio, a cui però collaborano varie onlus e a volte gli enti locali. Realtà molto eterogenee tra loro: “I più grandi, come quelli di Roma,
Milano e Prato, sono dei veri e propri supermercati. Altri più recenti o in città più piccole assomigliano a delle botteghe”, spiega la responsabile diocesana. Il funzionamento, però, è lo stesso: i beneficiari, una volta individuati, ricevono una tessera punti con cui potersi rifornire per un periodo che va dai due ai sei mesi. “In parallelo vengono avviati dei programmi di riqualificazione professionale e reinserimento sul mercato del lavoro, nella speranza che l’emergenza finisca”. A volte succede, altre no. “In quel caso si valuta la possibilità di un rinnovo, compatibilmente con le richieste e la disponibilità”.
TANTE FAMIGLIE NORMALI IN DIFFICOLTÀ – “Nel 2015 abbiamo assistito quasi 800 persone, distribuendo 219 tessere: 54 a nuclei familiari stranieri e 219 a italiani”, spiega Umberto Pastore, responsabile dell’emporio di Pescara, uno dei maggiori d’Italia, che ha da poco festeggiato cinque anni di attività. Fra loro anche S., una ragazza madre senza lavoro: “Frequento l’emporio da febbraio e mi sta dando un grande aiuto. Ci vengo un paio di volte al mese e faccio scorta dei beni primari che mi permettono di sfamare me e il mio bambino. È una spesa a tutti gli effetti – spiega –, non ci si deve accontentare di quello che si trova nel pacco e che a volte magari non è neanche utile”. La platea è molto variegata: si va dalla coppia di genitori anziani con figli tossicodipendenti a carico, all’immigrato da poco arrivato in città. Ma l’identikit del frequentatore dei market solidali è quello di famiglie normali, scivolate sotto la soglia della povertà a causa della crisi.
TESSERA PUNTI E TARIFFARIO – Gli empori solidali nascono per soddisfare i loro bisogni e prevedono un complesso meccanismo che va dall’individuazione delle persone in difficoltà alla raccolta dei beni. I centri di ascolto sul territorio si occupano di verificare i requisiti di assistenza e di valutare la gravità della situazione, attraverso l’analisi dell’Isee e la valutazione di vari fattori, come il reddito o la presenza di una casa di proprietà: caso per caso vengono caricati i punti su una tessera, che dà diritto all’acquisto di beni. “Si parte da un minimo di 35 punti per nucleo familiare, a cui si sommano 10 punti per ogni componente ed eventuali punti aggiuntivi per la presenza di disabili o genitori anziani a carico, ad esempio”, spiega Pastore. Con questa carta ci si reca negli empori e si fa la spesa in base al tariffario: un punto per un chilo di pasta, 0,8 per un litro di latte, 0,6 per lo scatolame, 1,2 per un pacco di biscotti. “La valutazione è studiata per garantire la disponibilità dei beni primari per tutto il mese. A volte abbiamo anche la carne, più raramente frutta e verdura perché quelli sono prodotti che è difficile procurarsi.”. La raccolta avviene con le comuni collette alimentari, ma anche facendo leva su una rete che coinvolge produttori, distributori e ristoratori, nel tentativo di rendere l’offerta il più possibile completa.
OTTO PER MILLE, VOLONTARI E SPONSOR PER COPRIRE I COSTI – Solidali di nome e di fatto, gli empori puntano infatti sull’appoggio della comunità. Ma non basta per un’iniziativa così articolata. “Ovviamente ci sono costi umani e economici importanti, che è possibile sostenere solo facendo rete sul territorio”, spiega la Negli. La maggior parte delle attività sono state avviate con fondi dell’otto per mille, i locali vengono messi a disposizione dalle amministrazioni o dalle associazioni, il personale è garantito dal volontariato, i beni dalla filiera di raccolta. Restano le spese vive, come le bollette, coperte da sponsor (per lo più aziende o istituti bancari), o a dai contributi da parte delle stesse associazioni. Così la mappa dei market solidali si arricchisce giorno dopo giorno: gli ultimi a Foligno e Caltanissetta. “Per il futuro l’obiettivo è aprire nuovi centri e aggiungere altre azioni al loro funzionamento”, conclude la responsabile Caritas. “Gli empori erano nati per dare una mano a persone momentaneamente in difficoltà. La crisi purtroppo si è prolungata, i problemi sono diventati cronici e le richieste si sono moltiplicate. Ma anche noi ci stiamo rimboccando le maniche”.
Twitter: @lVendemiale
Onlus & Dintorni
Empori solidali, spesa gratis per famiglie che hanno bisogno. “Meno mortificante del pacco viveri e più efficace”
Ce ne sono 45 in tutta Italia più altri 21 in fase di progettazione. A gestirli è nella maggior parte dei casi la Caritas, con altre onlus e gli enti locali. La tessera punti viene data a chi ha i requisiti: si tiene conto del reddito Isee, dell'eventuale possesso di una casa e della presenza di disabili o anziani a carico. I costi sono coperti con l'8 per mille o donazioni di sponsor privati e il personale lavora a titolo volontario
Un pacco di pasta, pomodori, pane, acqua, biscotti, latte. Totale alla cassa: nulla. Da qualche anno, in tutta Italia, è possibile fare la spesa gratis in alcuni supermercati speciali: si chiamano “empori solidali” e danno la possibilità a famiglie in difficoltà e persone disagiate di avere sulla propria tavola almeno gli alimenti di prima necessità. Un concetto diverso dal semplice pacco di viveri che parrocchie e associazioni distribuiscono ai senzatetto. “Qui parliamo di una spesa vera”, spiegano i beneficiari. Italiani o stranieri, famiglie o singoli: persone affamate dalla crisi che non chiederebbero mai l’elemosina, ma non riescono più ad arrivare alla fine del mese. I nuovi poveri. Per cui è nata una nuova soluzione. “Meno mortificante e più efficace”, spiega Cinzia Negli, capo dell’ufficio promozione umana della Caritas, in prima linea nella filiera dei market solidali. “In questa maniera nessuno si vergogna di ricevere l’aiuto di cui ha bisogno e che rappresenta solo un tassello di un percorso di reinserimento sociale”.
QUASI CINQUANTA EMPORI IN TUTTA ITALIA – Dalle prime aperture sono passati ormai diversi anni. Adesso quello degli empori solidali è un sistema strutturato in tutto il Paese: 45 punti attivi, con prevalenza al centro e al nord, e altri 21 in fase di progettazione. Dalla Caritas dipendono direttamente o indirettamente quasi tutti i centri presenti sul territorio, a cui però collaborano varie onlus e a volte gli enti locali. Realtà molto eterogenee tra loro: “I più grandi, come quelli di Roma,
Milano e Prato, sono dei veri e propri supermercati. Altri più recenti o in città più piccole assomigliano a delle botteghe”, spiega la responsabile diocesana. Il funzionamento, però, è lo stesso: i beneficiari, una volta individuati, ricevono una tessera punti con cui potersi rifornire per un periodo che va dai due ai sei mesi. “In parallelo vengono avviati dei programmi di riqualificazione professionale e reinserimento sul mercato del lavoro, nella speranza che l’emergenza finisca”. A volte succede, altre no. “In quel caso si valuta la possibilità di un rinnovo, compatibilmente con le richieste e la disponibilità”.
TANTE FAMIGLIE NORMALI IN DIFFICOLTÀ – “Nel 2015 abbiamo assistito quasi 800 persone, distribuendo 219 tessere: 54 a nuclei familiari stranieri e 219 a italiani”, spiega Umberto Pastore, responsabile dell’emporio di Pescara, uno dei maggiori d’Italia, che ha da poco festeggiato cinque anni di attività. Fra loro anche S., una ragazza madre senza lavoro: “Frequento l’emporio da febbraio e mi sta dando un grande aiuto. Ci vengo un paio di volte al mese e faccio scorta dei beni primari che mi permettono di sfamare me e il mio bambino. È una spesa a tutti gli effetti – spiega –, non ci si deve accontentare di quello che si trova nel pacco e che a volte magari non è neanche utile”. La platea è molto variegata: si va dalla coppia di genitori anziani con figli tossicodipendenti a carico, all’immigrato da poco arrivato in città. Ma l’identikit del frequentatore dei market solidali è quello di famiglie normali, scivolate sotto la soglia della povertà a causa della crisi.
TESSERA PUNTI E TARIFFARIO – Gli empori solidali nascono per soddisfare i loro bisogni e prevedono un complesso meccanismo che va dall’individuazione delle persone in difficoltà alla raccolta dei beni. I centri di ascolto sul territorio si occupano di verificare i requisiti di assistenza e di valutare la gravità della situazione, attraverso l’analisi dell’Isee e la valutazione di vari fattori, come il reddito o la presenza di una casa di proprietà: caso per caso vengono caricati i punti su una tessera, che dà diritto all’acquisto di beni. “Si parte da un minimo di 35 punti per nucleo familiare, a cui si sommano 10 punti per ogni componente ed eventuali punti aggiuntivi per la presenza di disabili o genitori anziani a carico, ad esempio”, spiega Pastore. Con questa carta ci si reca negli empori e si fa la spesa in base al tariffario: un punto per un chilo di pasta, 0,8 per un litro di latte, 0,6 per lo scatolame, 1,2 per un pacco di biscotti. “La valutazione è studiata per garantire la disponibilità dei beni primari per tutto il mese. A volte abbiamo anche la carne, più raramente frutta e verdura perché quelli sono prodotti che è difficile procurarsi.”. La raccolta avviene con le comuni collette alimentari, ma anche facendo leva su una rete che coinvolge produttori, distributori e ristoratori, nel tentativo di rendere l’offerta il più possibile completa.
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Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Tweet invecchiati male: un sottosegretario alla giustizia che attacca i magistrati che lo condannano. E la Meloni sta con lui. Dalla Repubblica delle Banane è tutto". Lo scrive Matteo Renzi sui social postando un tweet di Andrea Delmastro del 2015 in cui scriveva: "Renzi contro la magistratura. Esiste qualcosa che non sappia di berlusconismo con 20 anni di ritardo? #figliodiberlusconi".
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - “Lo scontro tra i ministri Lollobrigida e Piantedosi sulla vicenda Bari conferma l’arroganza e lo scarso senso dello Stato di questa destra. Un esponente come Lollobrigida avrebbe preteso, fuori da ogni regola e ignorando il lavoro della Commissione di accesso, di imporre al Ministro dell’Interno lo scioglimento del Comune di Bari. Fin dall’inizio la destra si è comportata in questo modo, ma tutto ha dimostrato l’infondatezza di queste accuse e manovre, il lavoro importante contro le mafie svolto da sindaco De Caro e presidente Emiliano. Non può essere che un ministro come Lollobrigida si comporti in questo modo. Chiameremo il Governo a risponderne”. Così il capogruppo Pd in commissione Antimafia Walter Verini.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Il sottosegretario alla giustizia Delmastro, condannato a otto mesi di carcere per rivelazione di segreto d’ufficio e un anno di interdizione dai pubblici uffici, ha dichiarato di non volersi dimettere. È senza vergogna. Se ne vada e lo faccia il prima possibile. Le istituzioni sono una cosa seria, non la proprietà privata di qualcuno”. Così sui social Antonio Misiani della segreteria del Partito Democratico.
Milano, 20 feb. (Adnkronos) - I carabinieri hanno raccolto tutte le dichiarazioni rese dagli staff e direttamente dagli imprenditori contattati dal gruppo di truffatori che usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto hanno tentato raggiri milionari. La banda ha contattato almeno una decina delle famiglie più note e ricche in Italia, tra cui Massimo Moratti (l'unica vittima che ha denunciato il raggiro subito), Marco Tronchetti Provera, esponenti delle famiglie Beretta, Del Vecchio, Caprotti e Della Valle, lo stilista Giorgio Armani.
Una volta sentiti dai militari non tutte le persone che hanno risposto alle telefonate del finto ministro o del sedicente generale hanno deciso di sporgere denuncia. La procura di Milano che indaga sulle truffe sta proseguendo il lavoro sul fronte internazionale, per capire i movimenti bancari del denaro recuperato, mentre restano due gli indagati stranieri per associazione per delinquere finalizzata.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - "Delmastro è sottosegretario alla Giustizia, la sua condanna è grave già solo per questo. In più questa condanna arriva perché ha usato i suoi attuali poteri di sottosegretario per manganellare l'opposizione in Parlamento rivelando informazioni che non potevano essere rivelate. C'è un evidente e gigantesco problema politico. Non può restare al suo posto, è inaccettabile". Così Anna Ascani, Vicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo a Metropolis.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - “Senza disciplina. Senza onore. Doveva dimettersi ben prima, a prescindere dalla condanna. Ogni minuto di permanenza in carica di Delmastro è un insulto alle istituzioni”. Così sui social Peppe Provenzano della segreteria del Partito Democratico.
Roma, 20 feb. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale, in separate udienze, per la presentazione delle Lettere Credenziali, i nuovi Ambasciatori: S.E. Vladimir Karapetyan, Repubblica di Armenia; S.E. Roberto Balzaretti, Confederazione Svizzera; S.E. Francella Maureen Strickland, Stato Indipendente di Samoa; S.E. Amb. Matthew Wilson, Barbados; S.E. Augusto Artur António da Silva, Repubblica della Guinea Bissau; S.E. Noah Touray, Repubblica del Gambia; S.E. Richard Brown, Giamaica. Era presente il Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli. Si legge in una nota del Quirinale.