Doina Matei era tornata in semilibertà dopo aver scontato in carcere nove dei sedici anni per aver ucciso con un ombrello, durante una lite, la ventitreenne Vanessa Russo, che l’aveva casualmente urtata nella ressa della fermata Termini del metrò romano. Dopo un giorno lo sconto di pena è stato revocato dal magistrato di Sorveglianza di Venezia Vincenzo Semeraro che, viste le immagini postate dalla ragazza sui social network ha deciso di farla tornare nel carcere della Giudecca.
La decisione ha scatenato numerose polemiche. “Vanno viste le motivazioni”, ha commentato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione che da 25 si occupa di garanzie nel sistema penale. “Quanto finora letto fa rabbrividire. Siamo tornati alla caccia alle streghe. Ma è vietato sorridere? È criminale farsi fotografare? All’epoca dei fatti la ragazza aveva 18 anni e le fu inflitta una pena di 16 anni. Oggi, dopo aver scontato oltre metà della stessa in galera Doina Matei aveva ottenuto il regime della semilibertà che, occorre ricordarlo ai tanti che in queste ore si agitano perché 9 anni sono pochi per un delitto di quel tipo, è una prosecuzione della pena stessa e non una rimessa in libertà”. Secondo il senatore dem Luigi Manconi la scelta è molto grave: “Mi chiedo: e, allora, perché non sospendere direttamente l’articolo 27 della Costituzione che, al comma 3, prevede la ‘rieducazione del condannato? Ci risparmieremmo, così, tante discussioni oziose, insopportabili pippe garantiste, pruriginosi scrupoli umanitaristici e, soprattutto, l’idea stessa, così tediosa e sdolcinata, del riscatto sociale. Potremmo essere tutti più sereni e ‘sorridenti'”.
Polemica presto chiusa dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, che rispondendo durante il question time ad un’interrogazione su questo caso ha detto che in tema di semibiliertà e di concessione di benefici penitenziari non ci sono “vuoti di tutela” da colmare con “interventi normativi ulteriori”. “Il nostro ordinamento – ha detto il ministro – già prevede meccanismi idonei a reprimere e sanzionare le violazioni delle prescrizioni connesse alla concessione dei benefici penitenziari”, meccanismi che, ha sottolineato, sono stati “tempestivamente attivati” dal giudice di Venezia, che ha revocato la decisione precedente, “avendo riscontrato nel comportamento tenuto dalla donna, una violazione delle prescrizioni imposte con il programma di trattamento legato alla concessione della semilibertà”.
La romena, che oggi ha trent’anni, dopo l’omicidio commesso il 26 aprile del 2007 era stata riconosciuta dalle immagini dei video di sorveglianza della metropolitana, e condannata a sedici anni per omicidio preterintenzionale. Ottenuta la semilibertà e un lavoro in una Coop veneziana, in questi giorni stava usufruendo di un permesso premio grazie al quale aveva la possibilità di dormire fuori dal carcere, e aveva deciso di sfruttare questo sconto di pena ottenuto “per buona condotta” per fare una gita al Lido di Venezia. Ma quel bikini e quel sorriso pubblicati su Facebook non sono passati inosservati, e sono presto diventati virali tra gli utenti del social che invocano “giustizia per Vanessa e pena di morte per Doina”. “Dovresti vivere al servizio della famiglia che hai rovinato”, le scrivono alcuni, mentre altri rivendicano anche per gli assassini “il diritto alla felicità”. Le foto in questione, scrive La Repubblica, sono finite anche sotto gli occhi del padre della vittima, Giuseppe Russo, il quale ha detto: “Siamo sconvolti, arrabbiati. Per noi è una sconfitta, mentre lei ha vinto. Per una famiglia come la nostra non ci sarà mai giustizia”.
“Non sapevo di non poter usare Facebook”, ha commentato la ragazza, che si dice “sconvolta” e dispiaciuta per aver “fatto del male a qualcuno”. Secondo i suoi legali la decisione del giudice è “un brutto passo indietro” dovuto principalmente al “polverone mediatico” che si è sollevato online in seguito alla pubblicazione delle immagini. “Credo che la misura sia stata presa per arginare questa bomba mediatica, ma si tratta di un provvedimento provvisorio – spiega l’avvocato Nino Marazzita, difensore di Matei – Ora deve essere fissata la data per l’udienza e in quella sede chiederò il ripristino delle condizioni precedenti, magari chiedendo che venga diffidata dall’andare sui social network e dal pubblicare le sue foto”.
Come si apprende da una ricostruzione pubblicata sul Corriere, la ragazza era arrivata in Italia dalla Romania con il sogno di una vita migliore, presto tradito. Il primo figlio a 14 anni, il secondo a 17, notti passate sui marciapiedi a prostituirsi. Poi l’omicidio, raccontato nel libro La ragazza con l’ombrello scrittop con Franca Leosini, il carcere e il pentimento. “Vanessa – aveva scritto Doina nel libro, con l’aiuto della giornalista – non aveva vissuto molti giorni felici, tutti gli altri glieli avevo tolti io. È soprattutto la felicità possibile che le ho sottratto che mi logora con tormento maggiore. Ho provato a dire alla madre, ai fratelli di Vanessa, il mio tormento, lo sgomento, il rimorso per quei suoi giorni senza futuro. Ho invocato il perdono. Non ho avuto risposta. Tocca a me, ora, piegarmi a quel loro silenzi. Tocca a me comprendere il rifiuto, il disprezzo anche”. Tornata in quello che ha definito “il mondo senza cielo” della prigione, ora vede allontanarsi il sogno di essere affidata in prova ai servizi sociali.
(foto da Facebook)