“Stiamo facendo un “tagliando” ai meccanismi della voluntary disclosure per capire quali risultati ha prodotto e se esistano ancora margini di utilizzo. Se una macchina funziona e ci sono ancora chilometri da fare, si può certamente usare ancora”. Così, nell’ultima risposta di una lunga intervista pubblicata mercoledì da Il Sole 24 Ore, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ammette che il governo Renzi si prepara a concedere agli evasori fiscali un’altra chance. Con buona pace di chi ha creduto alla posizione ufficiale espressa dal Tesoro lo scorso anno, secondo la quale la procedura per il rientro dei capitali che si è chiusa lo scorso 30 settembre sarebbe stata “l‘ultima occasione per mettersi in regola” senza incorrere in sanzioni penali. E nonostante solo una settimana fa il viceministro all’Economia Enrico Zanetti abbia promesso “giusta e profonda tribolazione” e “sanzioni salatissime” per gli ottocento italiani con i conti offshore a Panama che “non hanno sfruttato la finestra per l’emersione dei capitali all’estero, appena chiusa”.

Il 15 gennaio 2015 in occasione della firma dell’accordo fiscale con la Svizzera, il consigliere economico di Padoan Vieri Ceriani aveva giurato che la voluntary era appunto la “ultima occasione” per fare pace con il fisco. E il 19 marzo, nel corso di un’audizione al Senato, il viceministro Luigi Casero aveva ribadito il concetto. Il 15 ottobre, presentando la legge di Stabilità, il premier aveva poi parlato di misura “one shot“, che “vale circa 2 miliardi sul 2016 ma non sarà replicata nel 2017 e 2018″.

Nel frattempo però, come emerge dal Documento di economia e finanza varato la settimana scorsa, la crescita ha subito un rallentamento e rispettare i paletti di Bruxelles (anche facendo 11 miliardi di deficit più del previsto) è diventato più difficile. E il governo è a caccia di coperture per la prossima legge di Stabilità, che dovrà disinnescare clausole di salvaguardia per 15 miliardi. Di qui la decisione di aprire una nuova finestra, di cui giocoforza beneficeranno anche i contribuenti che hanno nascosto soldi oltreconfine rivolgendosi allo studio legale panamense Mossack Fonseca, al centro dell’inchiesta giornalistica dell’International consortium of investigative journalists e su cui le procure di Torino e Milano hanno già aperto fascicoli di indagine. Beninteso, si parla di quelli che dopo gli accertamenti dell’amministrazione finanziaria e delle procure risulteranno aver utilizzato i conti e le società offshore non in maniera lecita ma per occultare redditi al fisco.

Obiettivo finale di Palazzo Chigi e Tesoro, appunto, racimolare risorse per la manovra 2017. La coperta è corta e il governo sembra non aver trovato di meglio che attingere di nuovo all’inesauribile tesoretto degli evasori. Non per niente è proprio con i soldi incassati grazie al rientro dei capitali, oltre che facendo leva sui minori interessi sul debito pubblico, che il governo conta di mandare in porto l'”aggiustamento amministrativo” da 2 miliardi necessario per far quadrare i conti di quest’anno senza metter mano alle tasse. Ma, se le condizioni saranno le stesse applicate a chi ha aderito all’ultima voluntary disclosure, a festeggiare saranno soprattutto i contribuenti infedeli. Infatti le Entrate hanno incassato solo 3,8 miliardi sui 60 regolarizzati l’anno scorso. Vale a dire che i 129.565 italiani che si sono autodenunciati hanno versato un misero 6% del totale che avevano nascosto all’erario.

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