Per la seconda volta dal 4 febbraio, a 24 ore dal ritrovamento del corpo in un fosso lungo l’autostrada che collega il Cairo ad Alessandria, Sergio Mattarella è tornato a far sentire la propria voce sulla morte di Giulio Regeni, ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto. “Non vogliamo e non possiamo dimenticare la sua passione e la sua vita orribilmente spezzata” si legge nel messaggio che il presidente della Repubblica ha inviato al direttore del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, Flavio Lotti, in occasione del meeting nazionale delle scuole per la pace, la fraternità e il dialogo di Assisi.
Il 4 febbraio il capo dello Stato aveva chiesto “che, attraverso la piena collaborazione delle autorità egiziane, sia fatta rapidamente piena luce sulla preoccupante dinamica degli avvenimenti, consentendo di assicurare alla giustizia i responsabili di un crimine cosi’ efferato, che non può rimanere impunito”. Una collaborazione che da parte del Cairo non c’è mai stata: per oltre due mesi gli investigatori egiziani hanno inanellato una serie di versioni inattendibili, bugie e depistaggi (dall’incidente stradale, alla vendetta per “screzi personali”, all’omicidio per mano di una banda di rapinatori), fino al fallimento del vertice con gli inquirenti italiani a Roma dell’8 aprile, in seguito al quale il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha richiamato l’ambasciatore italiano.
Anche il New York Times è tornato a prendere posizione sulla vicenda, che “ha costretto almeno un Paese, l’Italia, a riconsiderare i propri rapporti con l’Egitto. E’ tempo che anche le altre democrazie occidentali facciano lo stesso”, scrive il quotidiano newyorkese in un editoriale. “L’Italia ha chiesto agli altri governi europei di fare pressioni sull’Egitto. Alla fine Londra ha chiesto una “inchiesta trasparente”. Ma c’è stato “un vergognoso silenzio dalla Francia, il cui presidente François Hollande, andrà al Cairo lunedì per firmare un contratto da 1,1 miliardi di dollari in armi”.
Secondo il quotidiano egiziano Al Akhbar, gli accordi riguardano “il settore elettrico, ferroviario e dei trasporti” i “diversi accordi di cooperazione” che saranno firmati durante la visita che il presidente francese compirà al Cairo accompagnato da “60 imprese“. Già domenica Al Sisi riceverà il vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco, scrive il quotidiano citando il portavoce della presidenza e riferendosi quindi a Sigmar Gabriel il quale sarà “accompagnato da una delegazione economica” di “alto livello che raggruppa cento investitori”. Sisi e Gabriel apriranno la “terza riunione del comitato misto”.
“L’abuso dei diritti umani in Egitto nell’era del presidente Abdel Fattah Al Sisi ha raggiunto nuovi picchi, ma i governi occidentali che fanno affari e armano con il Cairo proseguono a fare business come sempre, con la scusa della sicurezza regionale e degli interessi economici – prosegue l’editoriale – il peso della repressione di Sisi è caduto sugli egiziani, migliaia dei quali sono stati arrestati, e molti torturati e uccisi. Tra le vittime c’è Giulio Regeni”.
“Come gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna – si legge ancora – l’Italia contava sull’Egitto per fermare l’espansione dell’Isis e trovare una soluzione al caos libico. L’Italia è anche uno dei principali partner commerciali del Cairo. Ma l’indignazione pubblica in Italia per la morte di Regeni e l’indagine congiunta con le autorità egiziane che non sta portando a nulla costringe il governo del premier Matteo Renzi a prendere l’iniziativa”.
L’accordo che secondo il Nyt verrà sottoscritto dalla Francia “sfiderà la risoluzione del Parlamento Ue che chiede il bando all’export di equipaggiamenti e aiuti militari all’Egitto”, in risposta al “messaggio agghiacciante della morte di Regeni”. “Il fallimento di questa misure potrà solo dare luce verde ad altre brutalità del regime di Al Sisi”.