Il Parma calcio 1913 ritorna tra i professionisti. Esattamente un anno e un mese dopo il fallimento, con la vittoria per 2-1 sul Delta Rovigo i gialloblu hanno vinto il Girone D dei Dilettanti e conquistato matematicamente la promozione in Lega Pro con tre giornate d’anticipo. È la fine di un incubo iniziato nel marzo 2015 con la dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale. Il Parma rinasce dopo una discesa agli inferi del pallone italiano, neanche troppo lunga: nove mesi in quarta serie, vittoria dopo vittoria. Ma il vero inferno era stato l’agonia dello scorso anno, il crac e le penalizzazioni, le aste andate deserte e l’epilogo senza lieto fine. Certo, il paradiso della Serie A è ancora lontano, ci saranno da scontare almeno altri due anni di purgatorio in Lega Pro e Serie B, tornei più lunghi e combattuti, da cui non sarà facile emergere. Ma il Parma è tornato.
La stagione gialloblu è stata una cavalcata trionfale: 35 partite disputate, 25 vittorie, 10 pareggi e nessuna sconfitta, unica squadra imbattuta di tutte le categorie del calcio italiano fino alla quarta serie. Addirittura 73 gol fatti e appena 25 subiti. Tutto facile, anche grazie a un budget di due milioni di euro, di gran lunga superiore alle medie della categoria, messo insieme dalla cordata di imprenditori locali che possiede la nuova società. È cambiato tutto rispetto al passato: il nome del club, i protagonisti, gli avversari. Niente grandi sfide contro Juventus, Milan e Inter: per tutto l’anno il rivale principale è stato l’Altovicentino, piccolo club di Marano e Valdagno che non ha mai varcato le soglie del professionismo. Un tempo in squadra c’erano campioni del calibro di Thuram, Veron e Crespo, o più recentemente Cassano e Giuseppe Rossi. La stella oggi si chiama Riccardo Musetti, un lusso per la Serie D, fantasista che ha collezionato svariate presenze fra i cadetti, ma pur sempre abituato a sbarcare il lunario alla periferia del calcio. Il bomber è Yves Baraye, talento senegalese che ha segnato 20 reti e attirato le attenzioni di club importanti. Il gol promozione lo ha firmato Francesco Corapi, centrocampista di mestiere che a 30 anni si è tolto la soddisfazione più importante della carriera. Il capitano, invece, è sempre lo stesso: Alessandro Lucarelli, che ha deciso di non abbandonare la barca che affondava e ripartire a 38 anni dai Dilettanti.
Anche la passione dei tifosi non è mutata. Non si è spenta con gli scandali societari e il ridimensionamento: per tutto l’anno il Tardini ha continuato a riempirsi come ai tempi d’oro. Una media spettatori costantemente sopra i 10mila ingressi, per la partita promozione il record di oltre 15mila persone. Numeri straordinari, superiori a quasi tutte le piazze di Serie B, meglio anche di Carpi, Frosinone ed Empoli in Serie A. Quasi che a Parma non si fossero mai accorti del fallimento e della retrocessione, che la squadra non avesse mai smesso di far parte dell’elite del calcio italiano. Non è così ovviamente, una città intera è stata tradita e ha sofferto. Si è ricompattata intorno ad alcune delle figure storiche del pallone parmigiano: Nevio Scala, l’allenatore dei trionfi europei degli Anni Novanta, come presidente; Lorenzo Minotti responsabile dell’area tecnica, Luigi Apolloni in panchina. Un ritorno alle origini, la promessa di costruire un calcio diverso e più umano senza ricadere negli errori del passato. Al fischio finale della partita decisiva i nuovi che hanno subito sentito il peso di una maglia storica hanno festeggiato, qualcuno dei vecchi ha anche pianto. Il difficile viene adesso, ma una città intera si gode la promozione in Lega Pro.