Se 40 anni vi sembran pochi per dare in concessione ai privati le autostrade, eccovi accontentati: il governo italiano e Autostrade per l’Italia (Aspi) dei Benetton stanno brigando in sintonia per sfondare quel tetto con una proroga. Non più il 2038 come era stato generosamente concesso alla fine del secolo scorso quando furono privatizzate l’Autostrada del Sole e le altre che appartenevano all’Iri, ma il 2045. Sette anni in più, 47 in totale, quasi mezzo secolo. Di questo passo solo i giovanissimi avranno forse la soddisfazione di assistere all’evento di autostrade date in gestione con una gara, sempre ammesso che allora non ci sia in giro un qualche governo Renzi nuovo modello, benevolo, come l’attuale, con i signori delle autostrade. La manovra di allungamento è in pieno svolgimento e nei piani del governo e dell’amministratore di Aspi, Giovanni Castellucci, dovrebbe consentire ai Benetton di vendere Autostrade per l’Italia (come anticipato dal Fatto) arricchite dalla dote di una prolunga della concessione.
Per Aspi che gestisce 2.800 chilometri di autostrade, metà della rete nazionale, l’allungamento vale potenzialmente una trentina di miliardi di euro, cioè il ricavo annuale ai caselli (nel 2015 circa 4 miliardi e mezzo di euro) moltiplicato per il numero di anni previsti (7). Nel solco che Autostrade per l’Italia sta aprendo si stanno infilando altre due concessionarie: il gruppo Toto che gestisce l’Autostrada dei Parchi (280 chilometri tra Roma e l’Abruzzo) e il gruppo Gavio che controlla alcune autostrade soprattutto nel Nordovest. Insomma, bocciato dall’Unione Europea il tentativo di allungare le concessioni con l’articolo 5 del renziano Sblocca Italia di 2 anni fa, il governo ripropone per altre vie il regalo ai signori delle autostrade. Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha prima usato come un cavallo di Troia il Sieg (Servizio economico di interesse generale) voluto dai tedeschi per il porto di Amburgo, per allungare di 30 anni le concessioni autostradali in mani pubbliche (la A22 Brennero-Modena e le Autovie Venete). Ora il nuovo slogan è “Fare come i francesi” che stanno trattando per le loro autostrade allungamenti delle concessioni di 7 anni in cambio di investimenti, con la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrete Vestager.
Anche i tre concessionari italiani promettono investimenti, pure se in misura e per motivi diversi. Gavio è alle prese con la Asti-Cuneo, autostrada con volumi di traffico modesti, ma fortemente richiesta dagli industriali piemontesi che Gavio è ben felice di accontentare in cambio di un allungamento della concessione per tutte le sue autostrade dal 2017 al 2024. Toto, invece, si fa forte di una legge, la 288 del 2012 che impone il rifacimento parziale dell’Autostrada dei Parchi (gallerie, raggi di curvatura etc..), ritenuta un’arteria strategica per la protezione civile dopo il terremoto dell’Aquila. Anche Toto in cambio della promessa di 5 miliardi di euro di investimenti rivendica il prolungamento della sua concessione dal 2038 al 2045.
Sarebbero però soprattutto i Benetton a fare il colpo grosso con l’allungamento alla francese. Gli investimenti che Aspi promette sono quelli per la cosiddetta Gronda di Genova, 3,2 miliardi di euro. La Gronda è tra le grandi opere inserite nel Piano economico finanziario di Aspi e in un primo tempo pensavano di finanziarla con una specie di tassa nazionale autostradale, cioè aumenti ai caselli dell’1,875 per cento l’anno per 8 anni in aggiunta agli aumenti annuali «normali» concessi ad Autostrade per l’Italia. Poi devono essersi resi conto che si trattava di un percorso minato e ora salutano come manna dal cielo il provvidenziale ingresso francese nella partita autostradale. Nel frattempo, però, Aspi non costruirà più il Passante di Bologna, grande opera autostradale che avrebbe comportato un investimento di 1,3 miliardi di euro. I lavori riguarderanno solo l’ampliamento della Tangenziale e del tratto urbano della A14 e costeranno molto, ma molto meno del Passante. Nessuno ha pensato però che tra Gronda genovese e Passante bolognese potesse esserci una compensazione. Governo e Benetton preferiscono marciare uniti per la proroga della concessione.
da Il Fatto Quotidiano del 13 aprile 2016