Decine di persone all’opera. La schiuma anti-incendio bianca che copre i torrenti. Una diga tirata su nel giro di poche ore per evitare che arrivi in mare il petrolio fuoriuscito dai tubi della raffineria Iplom. L’emergenza inquinamento a Genova non è ancora risolta: adesso bisogna fermare la macchia nera che continua a premere contro le paratie. “Poi – racconta l’assessore comunale Gianni Crivello – bisognerà aspirarla. Ma soprattutto dobbiamo capire assolutamente quanto petrolio è finito nell’acqua. La Iplom (proprietaria della raffineria dove è avvenuto l’incidente, ndr) deve dirci quanto greggio manca nei serbatoi. Quanto ne doveva arrivare nei depositi e quanto ce n’è effettivamente”, chiede il Comune. Racconta Crivello: “Per fortuna siamo intervenuti subito, sennò poteva andare peggio”.
A far scattare l’allarme è stato un boato avvertito a centinaia di metri di distanza. Era esploso un tubo dove corre il petrolio che dal porto di Genova arriva alla raffineria. In un attimo il greggio si è riversato nel rio Pianego, da qui nel Fegino e infine nel Polcevera che attraversa alcuni dei quartieri più popolosi del Ponente genovese. Due le emergenze da affrontare in pochi minuti: l’inquinamento dei torrenti e del mare, ovviamente, ma anche il rischio di incendi vista l’alta infiammabilità del liquido. “In venti minuti sono state sistemate le prime panne a monte. Poi quelle a valle, vicino al mare, dove c’è l’Ikea. Subito dopo è stata spruzzata la schiuma anti-incendio”, ricostruisce l’assessore Crivello. Ora bisognerà capire se l’impegno di centinaia di uomini, tra vigili del fuoco, polizia municipale, carabinieri e polizia è bastato. Una parte del greggio è arrivata in mare: “Ma è una quantità finora molto ridotta”, garantisce la Capitaneria di Porto che sta pattugliando il mare nella zona di Cornigliano.
Ma quanto petrolio è uscito dai tubi? A Genova si aspetta una risposta chiara dalla Iplom. Altre domande, però, restano aperte: la raffineria Iplom di Busalla è stata costruita negli anni Trenta. Intorno intanto è cresciuta la città. Poi ci sono l’autostrada, la ferrovia, il fiume. E gli incidenti, come racconta Giancarlo Bonifai (avvocato del comune di Busalla), si sono ripetuti negli ultimi anni: “Ci sono stati un incendio nel 2008 e uno nel 2011. Per fortuna all’interno della raffineria”. E oggi la fuoriuscita del petrolio. Da una parte i posti di lavoro (centinaia, contando l’indotto); dall’altra ancora una volta il rischio ambientale e per la salute.