A Vicenza la trasparenza continua ad essere un optional e questo non è un bel biglietto da visita da presentare al mercato, specie quando si bussa a denari. Martedì era stata diffusa una forchetta di prezzo indicativa per l’aumento di capitale della banca popolare compresa tra un minimo non vincolante (cioè il prezzo può anche risultare inferiore) di 0,10 euro e un massimo vincolante di 3 euro. Oggi si scopre che quella “forchetta” in realtà non esiste, perché il prezzo dell’aumento di capitale è sostanzialmente già stato stabilito e corrisponde proprio al “minimo non vincolante”, come si legge nel comunicato che l’istituto ha dovuto diffondere su richiesta della Consob: “Quaestio sgr, per conto del Fondo Atlante, si è impegnata nei confronti di Unicredit a sottoscrivere le azioni non sottoscritte nell’ambito dell’Offerta globale a un prezzo non superiore al valore minimo del cosiddetto intervallo di valorizzazione indicativa come determinato dal cda della banca”.
Dunque, l’intervallo di prezzo va in realtà da un massimo di 0,10 euro a un minimo prossimo allo zero e a fissarlo è proprio la realtà nata per intervenire a supporto delle banche, cioè il fondo Atlante che nell’operazione Vicenza investirà al massimo 1,5 miliardi. A questi prezzi si tratta di un aumento di capitale super-diluitivo per gli attuali azionisti, che si trovano di fatto ad aver perso praticamente il 100% del loro investimento: a 0,10 euro la perdita ammonta al 99,84%.
A livello di mercato è diffusa la percezione che Atlante assorbirà praticamente il 100% dell’aumento ed è forte lo scetticismo sul futuro dell’istituto. Il valore massimo di 0,10 euro fissato per la sottoscrizione dell’inoptato la dice lunga sull’effettivo valore della banca (al massimo 1,51 miliardi di euro) e taglia le gambe a ogni possibilità di piazzare le azioni a un prezzo differente: chi mai potrebbe essere indotto a sottoscrivere a un prezzo più elevato di quello che Atlante è disposto a pagare? Non a caso, un comunicato emesso in mattinata da Unicredit su richiesta della Consob, specifica che in relazione all’intervallo di valorizzazione (la forchetta fissata tra 0,10 euro e 3 euro) l’istituto di piazza Gae Aulenti dà atto a Quaestio sgr di non aver “partecipato né all’attività di pre-marketing, né alla definizione di qualunque proposta e che pertanto la stessa (Quaestio, ndr) non potrà essere ritenuta responsabile, a qualsiasi titolo, in relazione alla citata proposta e alla determinazione dell’intervallo di valorizzazione (0,10-3 euro, ndr)”.
L’intervento di Atlante, che subentra a Unicredit nell’obbligo di sottoscrizione dell’inoptato, potrebbe facilmente portare il fondo a superare la soglia di capitale oltre la quale è previsto il lancio di un’opa (offerta pubblica di acquisto) obbligatoria sulla banca. Per questa ragione, la discesa in campo del costituendo fondo Atlante è subordinata al verificarsi di determinate condizioni, tra cui appunto la conferma da parte della Consob dell’esenzione dall’obbligo di opa per effetto della sottoscrizione delle azioni inoptate. Ad oggi, però, “non risulta che Quaestio sgr (la società di gestione che promuove il fondo Atlante, ndr) abbia depositato istanza ai fini dell’eventuale esenzione Opa”.
Oltre alla questione opa, vi è poi il tema del flottante che deve essere giudicato “adeguato” da Borsa Italiana: normalmente il livello minimo regolamentare corrisponde al 25%, ma potrebbe essere concessa una deroga se la Borsa dovesse riconoscere il Fondo Atlante – che è un fondo di investimento alternativo di tipo chiuso – quale “Organismo di investimento collettivo del risparmio”. Per mercoledì sarebbe anche atteso il via libera al prospetto informativo, come ha confermato Francesco Iorio, amministratore delegato della Popolare Vicenza, ma viste le ultime novità non è da escludere un ulteriore slittamento.