La diga di contenimento che cede dopo la pioggia, il rischio che il petrolio corra verso il mare, la corsa contro il tempo per ripristinare la barriera creata per contenere il greggio fuoriuscito da una tubatura dell’oleodotto Iplom domenica 17 aprile. L’emergenza è scattata nelle prime ore del mattino a causa del maltempo e rientrata nel tardo pomeriggio, anche se resta la preoccupazione per una situazione delicata.
In serata il governatore della Regione Giovanni Toti ha cercato di tranquillizzare la popolazione: “A Genova il peggio è passato”, ha detto al Tg4, “l’emergenza sta finendo e le coste liguri sono al sicuro dal rischio petrolio. “La diga è stata ricostruita dopo le piogge di questa notte, ma le panne assorbenti hanno sostanzialmente impedito che in mare uscisse altro prodotto. Però il fiume è lavato dal 90% dell’idrocarburo uscito dal tubo”. Il ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio ha parlato di “un’emergenza a bassa intensità”. E Toti ha confermato: “Il greggio in mare di cui parliamo e per cui c’è ancora un’emergenza è uscito sostanzialmente tutto la notte del disastro e non sta uscendo in queste ore”. Sui social il governatore ha poi aggiunto: “Basta amministratori frignoni, basta allarmismi inutili, un po’ di serietà e un po’ più di lavoro”.
In serata il comandante della Capitaneria di porto, l’ammiraglio Giovanni Pettorino, in volo con il Manta della Guardia costiera sul Mar Ligure, ha annunciato che la situazione “è nettamente migliorata. Permangono lunghe e strette strisce discontinue di iridescenza al largo nel Ponente ligure, ma il fenomeno risulta in fase di ridimensionamento”.
Il maltempo, intanto, si allontana: tornerà freddo ma non dovrebbe piovere più. Il Polcevera e il Fegino manterranno la portata, il greggio sversato non uscirà in mare aperto. Quello che si trova già in mare sarà contenuto dalle panne oceaniche, trattenuto al largo dalla tramontana e poi sarà tolto di mezzo. Davanti alle coste savonesi sono al lavoro dalla mattina del 23 aprile i battelli antinquinamento e quel che resta della chiazza, ormai frammentata, è sotto monitoraggio.
Adesso si lavora su due fronti: bonifica dei torrenti Polcevera e Fegino, dei rii e dei defluenti da una parte, eliminazione dell’iridescenza in mare dall’altra. Le priorità ora sono la tutela del mare e la bonifica dei torrenti. Poi si dovrà cercare la verità: capire cosa è successo, se la rottura della condotta sia dipesa non tanto dall’usura dei materiali quanto da un errore umano.
Ricostruita la barriera ceduta
Nel primo pomeriggio è stata ricostruita la barriera sifonata che stamattina aveva ceduto a causa dell’aumento (di 24 centimetri) della portata del torrente Polcevera. I tecnici hanno ripristinato anche le barriere aperte, sbarramenti artificiali disposti lungo tutta la foce del torrente. “Dalle 10 alle 12 – ha detto il prefetto Fiamma Spena – sono state prelevate 150 tonnellate di acqua e residui. In tutto hanno operato a terra 49 autospurghi, 12 cisterne e 4 escavatori”. Questo per quanto concerne le operazioni a terra mentre a mare “la situazione è delicata ma sotto controllo” informa l’ammiraglio comandante la capitaneria di porto Giovanni Pettorino.
Il presidente Codacons: “La procura disponga il sequestro del patrimonio di Iplom”
Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha annuncia l’intenzione di promuovere una class action per chiedere i danni alla società Iplom. “Abbiamo deciso – ha aggiunto – di chiedere alla Procura di Genova di disporre il sequestro urgente del patrimonio e dei beni dell’Iplom“. “Tale azione ha carattere cautelativo, e serve a garantire non solo i futuri risarcimenti, ma anche a coprire tutte le spese sostenute negli ultimi giorni dalle autorità e dalle amministrazioni competenti per far fronte all’emergenza. Una volta accertate le cause dello sversamento, se saranno ravvisabili responsabilità da parte dell’Iplom, la società sarà chiamata non solo a indennizzare i cittadini genovesi, ma anche a rimborsare lo Stato e gli enti locali per le ingenti spese sostenute in queste ore sul fronte della tutela del territorio”.
Il ministro Graziano Delrio: “Allerta bassa”
Nel pomeriggio sono arrivate le prime rassicurazioni in merito all’andamento della bonifica. Il ministro Graziano Delrio su Twitter ha scritto: “Allerta bassa“. Anche il governatore della Regione Giovanni Toti ha ridimensionato lo stato d’allarme: “L’emergenza in mare – ha detto – è stata aggredita, quella sul fiume è sotto controllo. Il sistema di difesa ha tenuto nonostante le piogge, ampiamente previste”. Sulla stessa linea anche l’Agenzia europea per la Sicurezza Marittima che, secondo quanto ha riportato la Capitaneria di porto di Genova, ha confermato che le chiazze opalescenti di idrocarburi presenti nel mare ligure dovute alla rottura della condotta sono “per la maggior parte iridescenza con basso livello di allerta (alert green) e che non dà luogo a particolari situazioni di criticità, il cosiddetto No Oilspill warning”.
Stato di emergenza nel pomeriggio, Legambiente: “Preoccupazione”.
Sulla Liguria è stata proclamata in giornata l’allerta meteo gialla (la più bassa). Sono stati mobilitati battelli e gommoni per recuperare il greggio finito in mare. Che dopo essere finito sulla spiaggia di Pegli, venerdì 22 aprile è comparso anche nel mare di ponente, nel Savonese. Santo Grammatico, presidente di Legambiente, ha dichiarato all’agenzia AdnKronos: “Non bisogna fare allarmismo, questo è vero, ma c’è comunque preoccupazione anche perché è bastata poca pioggia per rompere le dighe e più petrolio di quanto pensavamo è finito in mare”. Che avrebbe potuto raggiungere il santuario dei mammiferi: “Le correnti si spostano verso ponente, cioè verso l’Area marina protetta che si trova subito dopo Savona. Siamo proprio nel Santuario Pelagos, il Santuario dei mammiferi marini”, ha ricordato Grammatico. Il Santuario è un’area marina protetta compresa nel territorio francese, monegasco e italiano, classificata come Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo.
Ferma la produzione e cassa integrazione per lavoratori
La produzione dell’oleodotto sarà fermata dal prossimo lunedì 25 aprile e dal 6 maggio è prevista la cassa integrazione a rotazione per 240 lavoratori su 252. L’accordo è stato firmato in una riunione fiume tra azienda e rappresentanti sindacali. I 12 lavoratori che non saranno interessati dalla cig saranno impegnati nelle attività al porto petroli di Multedo e nel deposito di Fegino, due siti che continueranno in parte a rimanere operativi.
Ambiente & Veleni
Petrolio Genova, cede diga per pioggia: chiazze di greggio in mare. Toti: “Dopo l’intervento coste al sicuro. Basta frignoni”
Allarme in mattinata dopo il cedimento a causa del maltempo, poi la corsa contro il tempo. La barriera è stata ricostruita, mentre rimane costantemente monitorato il Polcevera. Il ministro Delrio: "Situazione sotto controllo". Legambiente: "C'è preoccupazione, siamo vicini al santuario dei mammiferi marini". Ferma la produzione dell'oleodotto e cassa integrazione per gli operai
La diga di contenimento che cede dopo la pioggia, il rischio che il petrolio corra verso il mare, la corsa contro il tempo per ripristinare la barriera creata per contenere il greggio fuoriuscito da una tubatura dell’oleodotto Iplom domenica 17 aprile. L’emergenza è scattata nelle prime ore del mattino a causa del maltempo e rientrata nel tardo pomeriggio, anche se resta la preoccupazione per una situazione delicata.
In serata il governatore della Regione Giovanni Toti ha cercato di tranquillizzare la popolazione: “A Genova il peggio è passato”, ha detto al Tg4, “l’emergenza sta finendo e le coste liguri sono al sicuro dal rischio petrolio. “La diga è stata ricostruita dopo le piogge di questa notte, ma le panne assorbenti hanno sostanzialmente impedito che in mare uscisse altro prodotto. Però il fiume è lavato dal 90% dell’idrocarburo uscito dal tubo”. Il ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio ha parlato di “un’emergenza a bassa intensità”. E Toti ha confermato: “Il greggio in mare di cui parliamo e per cui c’è ancora un’emergenza è uscito sostanzialmente tutto la notte del disastro e non sta uscendo in queste ore”. Sui social il governatore ha poi aggiunto: “Basta amministratori frignoni, basta allarmismi inutili, un po’ di serietà e un po’ più di lavoro”.
In serata il comandante della Capitaneria di porto, l’ammiraglio Giovanni Pettorino, in volo con il Manta della Guardia costiera sul Mar Ligure, ha annunciato che la situazione “è nettamente migliorata. Permangono lunghe e strette strisce discontinue di iridescenza al largo nel Ponente ligure, ma il fenomeno risulta in fase di ridimensionamento”.
Il maltempo, intanto, si allontana: tornerà freddo ma non dovrebbe piovere più. Il Polcevera e il Fegino manterranno la portata, il greggio sversato non uscirà in mare aperto. Quello che si trova già in mare sarà contenuto dalle panne oceaniche, trattenuto al largo dalla tramontana e poi sarà tolto di mezzo. Davanti alle coste savonesi sono al lavoro dalla mattina del 23 aprile i battelli antinquinamento e quel che resta della chiazza, ormai frammentata, è sotto monitoraggio.
Adesso si lavora su due fronti: bonifica dei torrenti Polcevera e Fegino, dei rii e dei defluenti da una parte, eliminazione dell’iridescenza in mare dall’altra. Le priorità ora sono la tutela del mare e la bonifica dei torrenti. Poi si dovrà cercare la verità: capire cosa è successo, se la rottura della condotta sia dipesa non tanto dall’usura dei materiali quanto da un errore umano.
Ricostruita la barriera ceduta
Nel primo pomeriggio è stata ricostruita la barriera sifonata che stamattina aveva ceduto a causa dell’aumento (di 24 centimetri) della portata del torrente Polcevera. I tecnici hanno ripristinato anche le barriere aperte, sbarramenti artificiali disposti lungo tutta la foce del torrente. “Dalle 10 alle 12 – ha detto il prefetto Fiamma Spena – sono state prelevate 150 tonnellate di acqua e residui. In tutto hanno operato a terra 49 autospurghi, 12 cisterne e 4 escavatori”. Questo per quanto concerne le operazioni a terra mentre a mare “la situazione è delicata ma sotto controllo” informa l’ammiraglio comandante la capitaneria di porto Giovanni Pettorino.
Il presidente Codacons: “La procura disponga il sequestro del patrimonio di Iplom”
Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha annuncia l’intenzione di promuovere una class action per chiedere i danni alla società Iplom. “Abbiamo deciso – ha aggiunto – di chiedere alla Procura di Genova di disporre il sequestro urgente del patrimonio e dei beni dell’Iplom“. “Tale azione ha carattere cautelativo, e serve a garantire non solo i futuri risarcimenti, ma anche a coprire tutte le spese sostenute negli ultimi giorni dalle autorità e dalle amministrazioni competenti per far fronte all’emergenza. Una volta accertate le cause dello sversamento, se saranno ravvisabili responsabilità da parte dell’Iplom, la società sarà chiamata non solo a indennizzare i cittadini genovesi, ma anche a rimborsare lo Stato e gli enti locali per le ingenti spese sostenute in queste ore sul fronte della tutela del territorio”.
Il ministro Graziano Delrio: “Allerta bassa”
Nel pomeriggio sono arrivate le prime rassicurazioni in merito all’andamento della bonifica. Il ministro Graziano Delrio su Twitter ha scritto: “Allerta bassa“. Anche il governatore della Regione Giovanni Toti ha ridimensionato lo stato d’allarme: “L’emergenza in mare – ha detto – è stata aggredita, quella sul fiume è sotto controllo. Il sistema di difesa ha tenuto nonostante le piogge, ampiamente previste”. Sulla stessa linea anche l’Agenzia europea per la Sicurezza Marittima che, secondo quanto ha riportato la Capitaneria di porto di Genova, ha confermato che le chiazze opalescenti di idrocarburi presenti nel mare ligure dovute alla rottura della condotta sono “per la maggior parte iridescenza con basso livello di allerta (alert green) e che non dà luogo a particolari situazioni di criticità, il cosiddetto No Oilspill warning”.
Stato di emergenza nel pomeriggio, Legambiente: “Preoccupazione”.
Sulla Liguria è stata proclamata in giornata l’allerta meteo gialla (la più bassa). Sono stati mobilitati battelli e gommoni per recuperare il greggio finito in mare. Che dopo essere finito sulla spiaggia di Pegli, venerdì 22 aprile è comparso anche nel mare di ponente, nel Savonese. Santo Grammatico, presidente di Legambiente, ha dichiarato all’agenzia AdnKronos: “Non bisogna fare allarmismo, questo è vero, ma c’è comunque preoccupazione anche perché è bastata poca pioggia per rompere le dighe e più petrolio di quanto pensavamo è finito in mare”. Che avrebbe potuto raggiungere il santuario dei mammiferi: “Le correnti si spostano verso ponente, cioè verso l’Area marina protetta che si trova subito dopo Savona. Siamo proprio nel Santuario Pelagos, il Santuario dei mammiferi marini”, ha ricordato Grammatico. Il Santuario è un’area marina protetta compresa nel territorio francese, monegasco e italiano, classificata come Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo.
Ferma la produzione e cassa integrazione per lavoratori
La produzione dell’oleodotto sarà fermata dal prossimo lunedì 25 aprile e dal 6 maggio è prevista la cassa integrazione a rotazione per 240 lavoratori su 252. L’accordo è stato firmato in una riunione fiume tra azienda e rappresentanti sindacali. I 12 lavoratori che non saranno interessati dalla cig saranno impegnati nelle attività al porto petroli di Multedo e nel deposito di Fegino, due siti che continueranno in parte a rimanere operativi.
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Giustizia & Impunità
Pioltello, una sola condanna per il disastro ferroviario. 8 assoluzioni, anche l’ex ad di Rfi: “Non sapevano del giunto ammalorato”
Politica
Alla Camera la sfiducia a Santanchè: in dichiarazione di voto i “big” della maggioranza non intervengono | Diretta. Mozione contro Nordio: banchi vuoti a destra
Mondo
Ucraina, è corsa alle terre rare: Putin offre a Trump un accordo su quelle del Donbass. Onu, Usa e Russia votano insieme contro Kiev
(Adnkronos) - Quello spezzone che manca, circa 23 centimetri, sbalzato a "diversi metri di distanza" è per la procura la causa del deragliamento e grazie a una telecamera che punta sul tratto ferroviario emerge che "I problemi che stava dando quel giunto duravano da qualche giorno". Al passaggio del treno su quel tratto si generano scintille, le prime scintille già a partire dal 17 gennaio, proseguono e aumentano intensità e frequenza" con l'incremento dell'erosione.
Il giorno del deragliamento "le scintille sono contenute al passaggio delle prime carrozze, poi c'è quasi una fiammata" mentre il convoglio viaggia a "140 chilometri l'ora", infine "basta scintille" perché "il giunto è saltato" e le ultime carrozze non viaggiano più sui binari. "Possiamo dire con certezza che è la rottura del giunto che ha determinato lo svio del treno" è la sintesi dei pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti durante la requisitoria. "E' evidente che questa rottura determina l'evento e la morte di tre persone e il ferimento di circa 200" di cui deve rispondere "chi non ha provveduto alla corretta manutenzione del giunto" che si trovava "in condizioni di forte degrado" è la tesi della procura.
Su quella linea in cui passano circa 100 treni al giorno il malfunzionamento viene rilevato - secondo la tesi della procura fin dal febbraio 2017 o addirittura anche prima - ma la sostituzione dei giunto non arriva mai, la strategia di Rfi, per la pubblica accusa, sembra essere "il giunto si cambia se è rotto, se non è rotto si tira avanti". L’incidente mortale di Pioltello "non è un fatto occasionale, ma riconducibile alla colpa che arriva fino all'amministratore delegato Gentile". Il non aver riparato il giunto lungo i binari "è una sorta di scorrettezza nei confronti dello Stato" ma "anche una forma di slealtà" nei confronti di chi viaggiava: "c'erano 250 passeggeri, gente che andava a lavorare e si fidava del treno". Una tesi accusatoria che non ha convinto il tribunale.
(Adnkronos) - Lebruto e Macello, presenti in aula, si sono lasciati andare a qualche lacrima di commozione dopo l'assoluzione, mentre alcuni dei passeggeri che viaggiavano sul treno deragliato hanno lasciato l'aula in silenzio e con tutt'altro stato d'animo. Di fatto il tribunale ha condannato solo l'allora capo dell'Unità manutentiva di Rfi Marco Albanesi (la procura aveva chiesto 6 anni e 10 mesi) per disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose, ritenendolo responsabile sul territorio del mancato controllo o meglio come "colposa sottovalutazione del rischio" come spiega lo stesso Tribunale. Lui, in solido con il responsabile civile Rfi, dovrà risarcire le parti civili (una cinquantina) con una provvisionale di 25mila per ciascuno dei passeggeri che si sono costituiti nel processo e di 50mila al sindacato Filt - Cgil Lombardia.
Gli ex manager per cui la procura aveva chiesto la condanna sono invece stati assolti dall'accusa di disastro ferroviario colposo e omicidio e lesioni colpose "per non aver commesso il fatto" e "perché il fatto non sussiste" rispetto all'accusa di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. I giudici hanno anche assolto - come chiesto dalla stessa procura - Moreno Bucciantini, allora capo reparto Programmazione e controllo dell’Unità territoriale linee Sud di Rfi, Ivo Rebai, ai tempi responsabile della Struttura operativa Ingegneria della Dtp e Marco Gallini, allora dirigente della Struttura organizzativa di Rfi.
Sono le 7.01 del 25 gennaio 2018 quando il treno 10452 esce dai binari e tre delle sei carrozze, dopo il deragliamento, si ribaltano. Tra le lamiere della carrozza numero 3 muoiono Pierangela Tadini, 51 anni, Giuseppina Pirri, 39 anni, e Ida Maddalena Milanesi, 61, dottoressa dell'ospedale neurologico Carlo Besta di Milano. Dall'ispezione della sede ferroviaria "viene accertato sul binario una rottura della superficie della rotaia" che diventerà il 'punto zero' per l'inchiesta.
(segue)
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Luca Attanasio, "convinto che la sua missione istituzionale non potesse prescindere dall'impegno sociale, è sempre rimasto a fianco degli ultimi, esprimendo l'ideale del diplomatico dal volto umano, nella certezza che nessuno, in qualsiasi parte del mondo, dovesse essere lasciato indietro". Lo ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ricordando in Aula l'ambasciatore Attanasio, ucciso insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo in un agguato nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio di quattro anni fa.
"Oggi rendiamo omaggio alla memoria di un uomo -ha aggiunto il presidente della Camera- che ha dedicato la propria esistenza al servizio del Paese e a sostegno della cooperazione internazionale. Ma non possiamo non ricordare il coraggio e l’alto senso del dovere dimostrati dal carabiniere scelto Iacovacci che, nel tentativo di proteggere l’ambasciatore, non ha esitato a fargli da scudo con il proprio corpo. Un gesto nobile e generoso che gli è valso il conferimento alla memoria della Medaglia d’oro al valor militare e che riflette i valori più autentici che contraddistinguono le donne e gli uomini dell’Arma".
"Un ringraziamento va anche a tutto il personale civile e militare che, spesso esponendosi a pericoli estremi, svolge un ruolo cruciale nella promozione della pace e dell’assistenza alle popolazioni più vulnerabili in zone di crisi e contesti ad alto rischio. A loro esprimo la mia profonda gratitudine e riconoscenza. Ai familiari dell’ambasciatore Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci, oggi qui presenti, desidero rinnovare la vicinanza mia personale e della Camera dei deputati. Il loro -ha concluso Fontana- è il dolore dell’Italia intera, che non può e non deve dimenticare il sacrificio di chi l’ha servita con onore e disciplina". L'Aula ha quindi osservato un minuto di silenzio.
Kinshasa, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, è arrivato nella Repubblica Democratica del Congo. Lo ha comunicato il suo ufficio, mentre è in atto una recrudescenza dei combattimenti nella parte orientale del Paese. Nelle ultime settimane, l'M23, sostenuto dal Ruanda, ha conquistato due importanti città nella Repubblica Democratica del Congo orientale, rafforzando così il suo potere nella regione da quando ha ripreso le armi alla fine del 2021.
"Siamo estremamente preoccupati per i recenti sviluppi in Congo, sappiamo che la situazione è grave, soprattutto nella parte orientale", ha detto Khan ai giornalisti al suo arrivo nella capitale Kinshasa. "Il messaggio deve essere trasmesso in modo molto chiaro: nessun gruppo armato, nessuna forza armata, nessun alleato di gruppi armati o forze armate ha un assegno in bianco. Devono rispettare il diritto umanitario internazionale".
Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, l'M23 è supportato da circa 4.000 soldati ruandesi. Sin dalla sua rinascita, gli scontri tra il gruppo e le forze armate congolesi hanno provocato una crisi umanitaria in una regione flagellata da tre decenni di guerre. "Questo è il momento in cui vedremo se il diritto penale internazionale può soddisfare le richieste avanzate dal popolo della Repubblica Democratica del Congo, ovvero l'applicazione equa della legge", ha affermato Khan. "Il popolo della Rdc è prezioso quanto il popolo dell'Ucraina, il popolo di Israele o della Palestina, le ragazze o le donne dell'Afghanistan", ha aggiunto.
Khan incontrerà il presidente Felix Tshisekedi, alcuni ministri, il rappresentante nazionale del Segretario generale delle Nazioni Unite Bintou Keita, nonché le vittime del conflitto e membri della società civile. La prima indagine avviata dalla Cpi nella Repubblica Democratica del Congo risale al 2002. Da allora, il tribunale ha condannato tre persone per crimini commessi nel Paese. Nel 2023, la procura della Cpi ha inoltre avviato un'indagine sulle accuse di crimini commessi a partire da gennaio 2022 nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della nazione. L'ufficio di Khan, che ha visitato il Paese nel maggio 2023, ha dichiarato all'inizio di questo mese che l'attuale situazione nella Rdc orientale "fa oggetto di un'indagine che è in corso".
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "L'impegno di Danone per far conoscere alle persone l'importanza di un microbiota in salute nasce 35 anni fa, quando lanciammo Activia, un prodotto che ha la vocazione di migliorare il benessere intestinale di tutti gli italiani. Oggi diamo un'accelerazione a questo impegno grazie alla nuova campagna con la quale lanciamo un nuovo strumento: un questionario online molto semplice, creato su basi scientifiche e in grado di dare un risultato, una specie di assessment, sullo stato di salute del microbiota intestinale dei rispondenti". Così Yoann Steri, digital & data director di Danone Italia, in occasione dell'evento 'Innovazione e benessere: il microbiota al centro', organizzato dall'azienda, illustra l'iniziativa del questionario online validato scientificamente da Giovanni Barbara, tra i massimi esperti di microbiota, che analizza lo stato del microbiota intestinale e consente, in modo semplice, di indicare come le abitudini alimentari e, in generale, lo stile di vita influenzano lo stato del microbiota.
"Attraverso il questionario, il rispondente può avere indicazioni e risultati che gli permettono di migliorare il suo stato di salute attraverso l'analisi di diversi fattori, come lo stress, l'attività fisica, la qualità del sonno e la nutrizione, in cui Activia ha un ruolo molto importante", conclude.
Roma, 25 feb (Adnkronos) - "A due anni dalla tragedia di Cutro, parteciperò questa notte alla veglia sulla spiaggia di Steccato di Cutro e alle varie iniziative promosse dalle associazioni della società civile che ringrazio per l’impegno quotidiano". Lo dice il deputato Paolo Ciani, segretario di Democrazia solidale e vicecapogruppo del Pd-Idp, sull’anniversario della tragedia di Cutro.
"Ricordare le oltre cento persone che andavano protette e invece sono morte sulle nostre coste è un dovere, anche perché ancora devono avere giustizia; così come è un dovere denunciare le politiche sulle migrazioni messe in campo da questo governo, che osteggiano il soccorso in mare e di fatto considerano la vita dei migranti, vite di scarto", prosegue Ciani.
"Gli inutili e costosi centri in Albania sono il monumento eretto con le tasse degli italiani per mostrare questa logica. Noi vogliamo contrastare in ogni ambito la “cultura dello scarto” e non ci rassegniamo alla logica e alla narrazione del “migrante invasore”. Proponiamo l’implementazione di ingressi legali, accoglienza diffusa, investimenti sull’integrazione, corridoi umanitari per situazioni di vulnerabilità, tutela dei diritti umani. Le persone migranti non sono nemici; il dieci per cento della nostra popolazione non ha cittadinanza italiana: basta dipingerli come “il nemico'", conclude.
Londra, 25 feb. (Adnkronos) - Famiglia reale al completo per le celebrazioni del Giorno della Vittoria in Europa. Re Carlo, la regina Camilla, il principe William e la principessa Kate Middleton si riuniranno per guidare a maggio la nazione nell'80mo anniversario del VE Day. Le celebrazioni, che commemorano la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa, sono destinate a essere un momento clou del calendario reale, con i Windsor impegnati in una serie di eventi in onore degli eroi di guerra della nazione.
L'occasione più significativa? Un omaggio ai caduti durante un servizio del Ringraziamento presso l'Abbazia di Westminster l'8 maggio. Oltre ai sovrani e al principe e alla principessa del Galles, ci saranno anche il principe Edoardo e Sophie e si prevede che la duchessa di Edimburgo renderà omaggio, insieme al primo ministro Keir Starmer, ai veterani e alle loro famiglie. Secondo The Express, re Carlo è "determinato a rendere omaggio ai nostri eroi di guerra", mentre continua la sua lotta contro il cancro. Alcune fonti hanno ipotizzato che Sua Altezza Reale potrebbe inviare un messaggio personale di ringraziamento alle forze armate della nazione.
Starmer ha definito le celebrazioni un'opportunità per "rendere orgogliosa quella generazione". Una parata di veterani si farà strada dall'Abbazia di Westminster, passando per il famoso balcone dove Winston Churchill annunciò la fine della guerra in Europa, fino alla Horse Guards Parade, dove saranno accolti da un sorvolo della Raf e delle Red Arrows. È previsto anche un concerto presso Horse Guards e re Carlo guiderà i reali anziani per le commemorazioni al Cenotafio.