Una lotta tra segmenti di potere che si scontrano e si ricompongono per strappare la fetta di più importante della torta. Le prossime elezioni a Cosenza rischiano di diventare il campo di battaglia di politici, massoni e ambienti legati alla ‘ndrangheta. Lasciando per il momento da parte tutti i rumor che in città si inseguono in merito a pentiti che ai pm di Catanzaro stanno svelando i rapporti tra cosche e colletti bianchi, la campagna elettorale che a inizio maggio vedrà candidati e dinastie familiari e politiche contendersi Palazzo dei Bruzi sta rispecchiando a pieno quello che da decenni i cosentini sono abituati a vedere e subire.
Politici che a Roma sono amici e in Calabria fanno finta di farsi la guerra per poi finire a cena tutti attorno allo stesso tavolo. Così è stato cinque anni fa, quando fu eletto Mario Occhiuto di Forza Italia (anche con i voti del Pd) e così sarà a giugno quando le coalizioni che si contenderanno il Comune di Cosenza a bocce ferme si spartiranno i posti chiave nelle istituzioni. Politica, favori, posti di lavoro, potere e appalti. A partire da quello per la realizzazione delle metropolitana leggera.
Ncd-Pd, alleati a Roma e avversari a Cosenza
Sullo sfondo il laboratorio del “partito della nazione” che subisce un brusco stop. Il Nuovo Centro Destra dei fratelli Gentile e del senatore Giovanni Bilardi ha deciso di non appoggiare la candidatura del manager dei vip Lucio Presta, imposto al Partito democratico direttamente dal premier Matteo Renzi. Ncd sosterrà, invece, Enzo Paolini il candidato del Pse, il partito fondato Giacomo Mancini, vecchio “Leone di Cosenza” deceduto nel 2002 e considerato una delle figure più importanti del socialismo italiano.
Ma la politica non ha memoria e queste elezioni comunali registrano l’appoggio di suo nipote Giacomo Mancini (l’ex assessore regionale del centrodestra di Scopelliti che a 44 anni si scopre “verdiniano” e si fa chiamare ancora “Junior”, ndr) a Lucio Presta il quale si prenderà i voti anche del Pd da cui, comunque, il manager dei vip non perde occasione per sottolinearne le differenze.
Occhiuto di Forza Italia, il “terzo” che gode
“Io curo la mia comunicazione, non quella del Partito democratico” ha affermato Presta nei giorni scorsi quando ha dichiarato anche di voler vagliare le liste del Pd prima della loro ufficializzazione. A questo punto, però, la posta in gioco è alta. La spaccatura del centrosinistra (Pd e Presta con l’appoggio dell’ex di Forza Italia Ennio Morrone e di Giacomo Mancini da una parte ed Enzo Paolini con i fratelli Gentile dall’altra) potrebbe favorire l’uscente Mario Occhiuto, defenestrato poche settimane fa dallo stesso Pd che lo aveva sostenuto alle precedenti elezioni. A febbraio Occhiuto è riuscito a portare in piazza migliaia di persone e, più per demeriti degli altri che per le sue virtù, la parabola discendente che aveva caratterizzato gli ultimi mesi la sua amministrazione sembra aver subito un assestamento utile, se non a vincere le elezioni, quantomeno a sperare sul ballottaggio.
Pd, premio Nobel dei fallimenti
Alla fine della fiera, però, il Pd deve tirare le somme e prendere atto di come a Cosenza il partito di Renzi si candida al premio Nobel dei fallimenti: le primarie non si sono fatte, lo statuto è stato calpestato, il candidato a sindaco è stato scelto a Roma e adesso il manager dei vip detta pure la linea. Ma andiamo con ordine. Storicamente Cosenza è la provincia più “rossa” della Calabria e ha “partorito” i principali capataz del Pd regionale e nazionale.
Non è un caso che sono della città bruzia l’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo e sua moglie Enza Bruno Bossio, deputata e componente della Commissione parlamentare antimafia così come l’ex sindaco di Diamante Ernesto Magorno, eletto alla Camera e oggi alla guida di un partito regionale allo sbando del quale fanno parte anche Carlo Guccione, mister preferenze alle ultime regionali, e i parlamentari Stefania Covello ed Ernesto Carbone (quello del “ciaone” al referendum sulle trivelle, ndr) per non parlare del presidente della Regione Mario Oliverio e dell’ex sottosegretario Sandro Principe, finito ai domiciliari nelle settimane scorse nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Sitema Rende”.
A ogni nome corrispondono pacchetti di migliaia e migliaia di voti. Una corazzata che si muove come “l’armata Brancaleone”. Preferenze e numeri che il Pd non ha saputo sintetizzare in un nome di partito e che adesso porta in dono alla corte del manager dei vip Lucio Presta.
Anche a costo, come è avvenuto, di spaccare la coalizione di centrosinistra dopo la decisione di non fare le primarie alle quali avrebbe partecipato il “fuoriuscito” Enzo Paolini che, adesso, prende in giro gli esponenti locali del Partito democratico: “È solo un gruppo di persone che sono maggiordomi a Roma e pensano di essere padroni in Calabria”. L’esatto opposto di quello che sta avvenendo tra le fila del Movimento Cinque Stelle.
Il Movimento Cinque Stelle e il candidato “cavaliere del Santo Sepolcro”
Da mesi i pentastellati sono spaccati. La base non si riconosce più in alcune scelte. Lo dice apertamente Ivan Pastore, candidato 5 anni proprio con i grillini: “Il Movimento Cinque Stelle ad oggi si è voluto schierare con quel potere che prima voleva combattere perché ha capito che altrimenti non prende voti”.
Il riferimento è alla scelta dell’attuale candidato a sindaco: Gustavo Coscarelli, un ingegnere un tempo consigliere di circoscrizione della Dc (a cavallo tra gli anni ’70 e ’80) e vicino a Ennio Morrone, fino a pochi mesi fa uomo potente di Forza Italia. Ma non è solo questo a provocare più di un mal di pancia tra i pentastellati. Coscarelli è stato presidente del Rotary ed è iscritto all’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, la stessa onorificenza che aveva Licio Gelli, il maestro venerabile della loggia P2. “Coscarelli è una bravissima persona, – ci tiene a sottolineare Ivan Pastore – ma ha sempre fatto parte di quei poteri che lui dice di voler combattere. Non è che quando arrivi a 70 anni, sei in pensione e con i figli sistemati ti metti a fare il rivoluzionario? Capisci bene che non sei più credibile. Contro tutti i poteri cosentini, il Movimento Cinque Stelle non fa nulla. Fa il minimo sindacale. Dice ‘noi siamo i migliori, i più fantastici e i più belli’ ma non li combatte. Coscarelli era nel meet-up da un paio di mesi ed è stato votato solo perché lo ha imposto Nicola Morra”.
Ed è proprio il parlamentare grillino a difendere il suo candidato a sindaco: “Il gruppo ha scelto Gustavo perché era quello più credibile tra i cinque candidati anche dal punto di vista comunicativo. – dice Nicola Morra – Sono solamente falsità quelle che circolano in merito a Coscarelli. Ha firmato una dichiarazione per cui non è massone. Lo stesso Ferdinando Imposimato è presidente emerito del Rotary club di Pescara e non è un problema. E non ci sono problemi nemmeno sul fatto che Coscarelli sia cavaliere del Santo Sepolcro. Il nostro candidato ha moltissime competenze. Magari nel suo stile non è molto aggressivo, cosa che gli stiamo chiedendo di fare e sta migliorando”.
Ma qual è la posizione del Movimento Cinque Stelle contro i poteri forti di Cosenza? “Vogliamo riportare al centro il cittadino, – conclude Morra – fare piazza pulita di questi gruppi di potere e sollecitare la Procura a intervenire su questioni che sono sotto gli occhi di tutti. Il male assoluto a Cosenza è la cultura della rassegnazione”.