È di nuovo tutto nelle mani di Silvio Berlusconi. Entro domenica l’ex cavaliere dovrà scegliere se cedere la maggioranza del Milan alla cordata cinese che fa capo a Jack Ma, proprietario di Alibaba, gigante cinese dell’e-commerce, del settore cinematografico e dell’entertainment su rete mobile. La trattativa è in piedi, ha l’ok di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi, ma l’ultima parola spetta all’uomo che ha guidato il Milan negli ultimi trent’anni. La proposta dei cinesi, anticipata nei dettagli da Repubblica.it, è chiara e definitiva: 500 milioni di euro per rilevare subito il 70 per cento delle quote e completare la scalata entro un anno. Una valutazione molto lontana da quella avanzata e mai concretizzatasi da Bee Taechaubol (un miliardo id euro) ma certamente più realistica e in linea con il valore del brand rossonero.
Che in Cina tira, eccome, nonostante i pessimi risultati degli ultimi anni. In campo, infatti, non ci sarebbe solo Alibaba. Fininvest smentisce, il ramo europeo del colosso dell’e-commerce si rifugia in un “no comment” e intanto spunta anche la pista che porta a Li Ka Shing, numero uno di Hutchison Whampoa, gigante di Hong Kong con interessi nel campo delle telecomunicazioni e delle attività portuali, impegnato negli scorsi anni anche in Italia nel terminal di Taranto. Un’offerta ancora priva di dettagli a differenza di quella presentata da Jack Ma, 52 anni, l’uomo a capo di Alibaba, fondata nel 1999 e diventata l’eBay cinese con un mercato da oltre 600 milioni di utenti, che ha deciso di puntare forte sul Milan per entrare nel calcio europeo dopo aver dominato quello orientale. Il magnate – che due settimane fa ha incontrato il presidente del consiglio Matteo Renzi al Vinitaly parlando di forti sinergie tra il mercato italiano e quello cinese – è infatti anche proprietario dell’Evergrande Guangzhou, club protagonista nell’ascesa del calcio di Pechino e vincitore di 3 campionati nazionali e della Champions d’Asia anche grazie a Marcello Lippi. L’ex ct azzurro, tra l’altro, non sarebbe estraneo al progetto rossonero, poiché – sempre secondo Repubblica – dovrebbe ricoprire l’incarico di direttore tecnico.
Tutto dipende però da Berlusconi. Se ci sarà il suo assenso è pronta a partire la due diligence che potrebbe avere tempi rapidi così da formalizzare il passaggio di proprietà entro giugno, garantendo al “Milan cinese” di poter agire con forza sul mercato già dalla stagione 2016/17. Questo volta, l’ex cavaliere davvero sul punto di passare la mano. Da un lato ci sono i risultati sportivi sempre negativi, nonostante i corposi investimenti estivi (circa 90 milioni di euro) che peseranno sul nuovo rosso, dall’altro c’è la forte spinta esercitata dalla famiglia e dal management Fininvest per liberarsi di una società che pesa sui bilanci della holding. Sono anni che Berlusconi “respinge” le voci di una possibile cessione ma già dieci mesi fa la tentazione di consegnare il Milan al broker thailandese Bee Taechaubol era stata fortissima. Poi la trattativa, mai chiara nei suoi contorni, si è arenata nel tempo fino a tramontare. Costringendo Fininvest a pompare milioni per il calciomercato e facendo compiere un passo indietro anche al progetto del nuovo stadio. Un’idea che Jack Ma e il resto della cordata cinese sono pronti a rimettere in piedi.
Nel pomeriggio di giovedì 28 il Milan è atteso dall’assemblea dei soci e dal consiglio di amministrazione. Due momenti nei quali potrebbe emergere la volontà di Berlusconi di cedere il club. Anche perché i piccoli azionisti, che detengono lo 0.3 per cento delle quote, sono intenzionati a puntare i piedi. Martedì, l’avvocato Giuseppe La Scala, vicepresidente dell’Associazione Piccoli Azionisti del Milan, è intervenuto a TMW Radio e ha anticipato che i piccoli azionisti “chiederanno un bel po’ di cose”, tra cui lumi sulla cessione. “Seguiamo con interessa trattative di vendita serie. Quella con Mr Bee non l’abbiamo mai considerata tale – ha spiegato il legale – Ci auguriamo che Berlusconi e il gruppo Fininvest verifichino la serietà dei compratori e passino la mano, perché hanno fatto il loro tempo e stanno collezionando un fallimento sportivo dietro l’altro”. Jack Ma aspetta solo un cenno d’assenso.