In quella fabbrica erano morti in 260, bruciati vivi mentre svolgevano il loro lavoro: cucire e tingere jeans. Accadde a Baldia, nella regione di Karachi, in Pakistan, l’11 settembre 2012. Fu il peggior incidente sul lavoro mai capitato in Pakistan. Una storia geograficamente lontana che però toccò da vicino anche l’Europa, visto che gli operai erano al lavoro alla Ali Enterprises per un noto marchio tedesco e la certificazione sulla responsabilità sociale d’impresa era stata rilasciata poche settimane prima dal Rina Services, braccio operativo del Registro italiano navale. Quel documento, freddamente racchiuso nella sigla SA 8000, garantiva il rispetto di alcuni aspetti della gestione aziendale come il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, sicurezza e salubrità sul posto di lavoro.
Così a distanza di tre anni, nel settembre 2015, le parti lese, riunitesi nel sindacato National Trade Union Federation e in un’associazione di danneggiati hanno avanzato richieste di risarcimento milionarie verso il Rina Services, presentando un’istanza all’organismo di mediazione Adr Aequitas. “La palazzina, ove divampò l’incendio – si legge nelle motivazioni dell’istanza – era vetusta e fatiscente, contraddistinta, già da diversi anni prima della tragedia, da gravissime carenze di sicurezza, tra le quali le seguenti: assenza totale di uscite/scale di sicurezza; massiccia presenza di sostanze chimiche ed altro materiale altamente infiammabile; assenza di sistemi antincendio; non conformità e gravi difetti dell’impianto elettrico; non conformità dell’ammezzato”. Una situazione nella quale, secondo gli avvocati Stefano Bertone e Marco Bona che hanno chiesto il risarcimento per conto di oltre 150 famiglie di vittime, quel certificato non sarebbe mai dovuto essere rilasciato.
Ma il Rina non ha aderito alla procedura di mediazione stragiudiziale anche perché collegata ad essa “vi era una richiesta di risarcimento del tutto generica e non supportata da alcun elemento di prova“. Spiega la società genovese a ilfattoquotidiano.it: “Ci è stata proposta da alcuni legali che, già in passato avevano attivamente promosso, senza successo, iniziative di analoga natura. Anche in questo caso si trattava di un’azione infondata e pretestuosa volta a coinvolgere Rina Services in fatti e situazioni nei quali non ha alcuna responsabilità”.
Eppure dopo il disastro pakistano, la società americana Sai, che aveva delegato il Rina alle verifiche nella zona orientale, ha stoppato le certificazioni rilasciate dal gruppo italiano e un reportage del New York Times, citando un lavoratore, parlò di “ispezioni annunciate”. Un’accusa respinta dal Rina che sostiene di aver rilevato, durante l’ispezione a sorpresa, iniziata il 22 giugno, una situazione ottimale per idranti, presidi antincendio e vie di fuga.
La società genovese – “membro delle più importanti associazioni del settore certificativo a livello nazionale, europeo e internazionale” e “sottoposto a più di 200 audit da parte di soggetti di verifica esterni, comprese le amministrazioni” – continua intanto ad aggiudicarsi contratti per ispezionare e verificare importanti infrastrutture in giro per il mondo. Uno dei più grossi accordi raggiunti recentemente è quello relativo al controllo delle attività di saldatura lungo 487 chilometri del gasdotto Sco-Tanap-Tap, tra la capitale azera Baku e quella georgiana di Tbilisi, realizzato dal consorzio Saipem-Azfen per conto della British Petroleum. L’accordo, annunciato dal Rina nel settembre 2015, prevede un’attività di 30 mesi in un tratto di gasdotto che trasporterà 20 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.
Cronaca
Pakistan, in 260 morirono bruciati in fabbrica. Risarcimenti milionari richiesti al Rina: “Dette certificazioni di garanzia”
La strage del 2012 a Baldia è legata a doppio filo con l'Europa, visto che si lavoravano jeans destinati a un marchio tedesco. E anche all'Italia perché il Rina Services dette l'ok al sito produttivo. Gli avvocati di 150 famiglie hanno proposto una mediazione stragiudiziale, ma è stata respinta: "E' generica e non supportata da prove"
In quella fabbrica erano morti in 260, bruciati vivi mentre svolgevano il loro lavoro: cucire e tingere jeans. Accadde a Baldia, nella regione di Karachi, in Pakistan, l’11 settembre 2012. Fu il peggior incidente sul lavoro mai capitato in Pakistan. Una storia geograficamente lontana che però toccò da vicino anche l’Europa, visto che gli operai erano al lavoro alla Ali Enterprises per un noto marchio tedesco e la certificazione sulla responsabilità sociale d’impresa era stata rilasciata poche settimane prima dal Rina Services, braccio operativo del Registro italiano navale. Quel documento, freddamente racchiuso nella sigla SA 8000, garantiva il rispetto di alcuni aspetti della gestione aziendale come il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, sicurezza e salubrità sul posto di lavoro.
Così a distanza di tre anni, nel settembre 2015, le parti lese, riunitesi nel sindacato National Trade Union Federation e in un’associazione di danneggiati hanno avanzato richieste di risarcimento milionarie verso il Rina Services, presentando un’istanza all’organismo di mediazione Adr Aequitas. “La palazzina, ove divampò l’incendio – si legge nelle motivazioni dell’istanza – era vetusta e fatiscente, contraddistinta, già da diversi anni prima della tragedia, da gravissime carenze di sicurezza, tra le quali le seguenti: assenza totale di uscite/scale di sicurezza; massiccia presenza di sostanze chimiche ed altro materiale altamente infiammabile; assenza di sistemi antincendio; non conformità e gravi difetti dell’impianto elettrico; non conformità dell’ammezzato”. Una situazione nella quale, secondo gli avvocati Stefano Bertone e Marco Bona che hanno chiesto il risarcimento per conto di oltre 150 famiglie di vittime, quel certificato non sarebbe mai dovuto essere rilasciato.
Ma il Rina non ha aderito alla procedura di mediazione stragiudiziale anche perché collegata ad essa “vi era una richiesta di risarcimento del tutto generica e non supportata da alcun elemento di prova“. Spiega la società genovese a ilfattoquotidiano.it: “Ci è stata proposta da alcuni legali che, già in passato avevano attivamente promosso, senza successo, iniziative di analoga natura. Anche in questo caso si trattava di un’azione infondata e pretestuosa volta a coinvolgere Rina Services in fatti e situazioni nei quali non ha alcuna responsabilità”.
Eppure dopo il disastro pakistano, la società americana Sai, che aveva delegato il Rina alle verifiche nella zona orientale, ha stoppato le certificazioni rilasciate dal gruppo italiano e un reportage del New York Times, citando un lavoratore, parlò di “ispezioni annunciate”. Un’accusa respinta dal Rina che sostiene di aver rilevato, durante l’ispezione a sorpresa, iniziata il 22 giugno, una situazione ottimale per idranti, presidi antincendio e vie di fuga.
La società genovese – “membro delle più importanti associazioni del settore certificativo a livello nazionale, europeo e internazionale” e “sottoposto a più di 200 audit da parte di soggetti di verifica esterni, comprese le amministrazioni” – continua intanto ad aggiudicarsi contratti per ispezionare e verificare importanti infrastrutture in giro per il mondo. Uno dei più grossi accordi raggiunti recentemente è quello relativo al controllo delle attività di saldatura lungo 487 chilometri del gasdotto Sco-Tanap-Tap, tra la capitale azera Baku e quella georgiana di Tbilisi, realizzato dal consorzio Saipem-Azfen per conto della British Petroleum. L’accordo, annunciato dal Rina nel settembre 2015, prevede un’attività di 30 mesi in un tratto di gasdotto che trasporterà 20 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.
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Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Il Milleproroghe è un provvedimento routinario, in teoria nell'esame tutto doveva andare liscio. Invece l'iter di questo provvedimento è stato un disastro, la maggioranza l'ha gestito in modo circense, dando prova di dilettantismo sconcertante". Lo ha detto la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S al Senato, nella dichiarazione di voto sul Milleproroghe.
"Già con l'arrivo degli emendamenti abbiamo visto il panico nel centrodestra. Poi è arrivata la serie di emendamenti dei relatori, o meglio del governo sotto mentite spoglie, a partire da quelli celebri sulla rottamazione delle cartelle. Ovviamente l'unica preoccupazione della maggioranza, a fronte di 100 miliardi di cartelle non pagate, è stata solo quella di aiutare chi non paga. Esattamente come hanno fatto a favore dei no vax, sbeffeggiando chi sotto il Covid ha rispettato le regole. In corso d'opera abbiamo capito che l'idea di mettere tre relatori, uno per ogni partito di maggioranza, serviva a consentire loro di marcarsi a vicenda, di bloccare gli uni gli sgambetti degli altri. Uno scenario surreale! Finale della farsa poi è stato il voto di un emendamento di maggioranza ignoto ai relatori e una ignobile gazzarra notturna scoppiata tra i partiti di maggioranza. Non avevamo mai visto tanto dilettantismo in Parlamento".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Il decreto Milleproroghe rappresenta una sfida importante, un provvedimento cui abbiamo dato un significato politico, un’anima. L’azione di questo governo punta a mettere in campo riforme e norme strutturali ma esistono anche pilastri meno visibili che hanno comunque l’obiettivo finale della crescita delle imprese e della nostra economia, di sostenere il sistema Italia nel suo complesso. Ecco perché col decreto Milleproroghe abbiamo provveduto ad estendere o a sospendere l’efficacia di alcuni provvedimenti con lo scopo di semplificare e rendere più snella la nostra burocrazia, sempre con l’obiettivo dichiarato della crescita. Fra questi norme sulle Forze dell’ordine e sui Vigili del Fuoco, sostegno ai Comuni e all’edilizia, nel campo sociale e sanitario come in quello dell’industria e della pesca e sul contrasto all’evasione fiscale. Più di 300 emendamenti approvati, tra cui anche quelli dell’opposizione, al fine di perseguire, con questo esecutivo, la finalità di fornire alla nostra Nazione gli strumenti per crescere e per questo il voto di Fratelli d’Italia è convintamente a favore”. Lo dichiara in aula il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Dico al ministro Crosetto che l’aumento delle spese per armamenti, addirittura fino al 3%, ruba il futuro ai nostri figli. Ruba risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti. L’aumento delle spese per le armi non ci renderà più sicuri, ma alimenterà conflitti e guerre, come la storia dimostra”. Così Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, in merito alle dichiarazioni di Crosetto sull'aumento delle spese militari.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Il problema della situazione carceraria nel Paese è un problema che ogni giorno ci tocca da vicino, stiamo gia' predisponendo le dovute soluzioni. Abbiamo gia' definito il piano carceri e il commissario straordinario". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Criticità nel disegno di legge costituzionale non ve ne sono tali da alterare il testo, ma sarà seguito da una serie di leggi ordinarie. Per esempio, manca nella disegno di legge costituzionale la riserva per le quote cosiddette rosa, ma questo lo metteremo nelle leggi di attuazione che saranno leggi ordinarie. Anche il sistema del sorteggio potrà essere meglio definito. Ma una cosa e' certa: questa legge costituzionale non si modifica". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento di ritorno dalla Turchia alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo, parlando delle dichiarazioni del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che ieri, aveva parlato dei "punti di criticità della riforma del Csm" sui quali si e' appuntata anche l'attenzione della Commissione Ue, aveva sottolineato la necessita' di "un'approfondita riflessione.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - "Oggi in Turchia, parlando con il mio omologo, il ministro di giustizia turco, quando ho detto che probabilmente i magistrati italiani faranno uno sciopero, lui è rimasto sorpreso e mi ha domandato 'ma è legale?'. Se i magistrati vogliono fare lo sciopero che lo facciano, ma quello che è certo e che, senza alcun dubbio, noi andremo avanti perché e' un nostro impegno verso gli elettori". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo in vdieocollegamento di ritorno dalla Turchia alla Giornata dell'orgoglio dell'appartenenza degli avvocati a Palermo.
Palermo, 13 feb. (Adnkronos) - La separazione delle carriere dei magistrati "è un dovere verso elettorato perché lo avevamo promesso nel nostro programma e questo faremo. Il nostro e' un vincolo politico verso l'elettorato". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo in video collegamento, di ritorno dalla Turchia, alla "Giornata dell'Orgoglio dell'appartenenza all'avvocatura e dell'accoglienza dei giovani" istituita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Palermo. "Io sto girando un po' dappertutto per redigere protocolli - ha proseguito il ministro -, e ogni qualvolta parliamo di separazione carriere ci guardano con un occhio perplesso perché in tutti gli ordinamenti del mondo questo è normale".