Non è punibile chi ruba per fame. La Corte di Cassazione ha annullato completamente la condanna per furto inflitta dalla Corte di Appello di Genova a un giovane straniero senza fissa dimora, con la motivazione che “il fatto non costituisce reato“. I giudici hanno spiegato che non è punibile chi, spinto dal bisogno, ruba al supermercato piccole quantità di cibo per “far fronte” alla “imprescindibile esigenza di alimentarsi“. Con questo verdetto la Suprema Corte ha giudicato legittimo non punire un furto per fame del valore di 4 euro per wurstel e formaggio: il clochard alla cassa aveva pagato solo una confezione di grissini, nascondendo la refurtiva.
Ad avviso dei supremi giudici quello commesso da Roman è un furto consumato e non tentato, ma “la condizione dell’imputato e le circostanze in cui è avvenuto l’impossessamento della merce dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità“. Così è stata annullata senza rinvio la sentenza di condanna inflitta in appello il 12 febbraio del 2015 “perchè il fatto non costituisce reato”.
A fare ricorso in Cassazione non è stato il giovane senza fissa dimora, Roman Ostriakov. Il ricorso lo ha fatto il procuratore generale della Corte di Appello di Genova, chiedendo che l’imputato fosse condannato non per furto lieve, come stabilito in primo e secondo grado, ma per tentato furto dal momento che Roman era stato bloccato prima di uscire dal supermercato, dopo essere stato notato da un cliente che aveva avvertito il personale vigilante.