“Giustizia per Chicca, ma anche per Antonio Giglio”. L’avvocato della famiglia di Fortuna Loffredo, Angelo Pisani, ha annunciato che chiederà la riesumazione del corpo del bambino di 4 anni, precipitato il 27 aprile 2013, in circostanze ancora misteriose, dalla finestra dell’abitazione dei nonni materni, al settimo piano dell’isolato 3 del Parco Verde di Caivano. Lo stesso stabile dal quale Fortuna Loffredo è stata lanciata, secondo l’accusa, un anno dopo (il 24 giugno 2014) proprio dal convivente della mamma di Antonio. Le indagini sull’omicidio e sugli abusi sessuali di cui la bambina di 6 anni è stata vittima, infatti, hanno sì portato all’arresto del 44enne Raimondo Caputo, ma non hanno ancora chiuso il cerchio su quanto avvenuto negli ultimi anni nel Parco Verde di Caivano. Né sul presunto giro di pedofili coperti da quanti, in quegli appartamenti, sapevano e non hanno detto nulla, né sulla morte del bambino per la quale è indagata la mamma, Marianna Fabozzi. Che risponde di omicidio colposo. “Vogliamo indagini moderne e tecniche come per Yara, perché i bambini sono tutti uguali” ha detto a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Pisani.
LE INDAGINI SULLA MORTE DI ANTONIO – Antonio Giglio è morto a 4 anni, a causa dei gravissimi traumi riportati cadendo al suolo da una finestra dell’abitazione della nonna, madre di Marianna Fabozzi. Già il 17 settembre 2014, pochi mesi dopo la morte di Fortuna Loffredo, l’avvocato Pisani depositò presso la Procura di Napoli Nord tre filmati in cui altrettanti testimoni parlavano proprio di quello che era accaduto al piccolo Antonio. Affermando che anche lui, proprio come Fortuna (compagna di giochi della sua sorellina), non era morto in modo accidentale. In particolare in uno dei filmati è una donna a parlare, raccontando di avere assistito alla morte di Antonio. Il legale della famiglia Loffredo, ora, vuole accertare eventuali altre responsabilità di Raimondo Caputo, accusato di aver ucciso Fortuna dopo che la bambina si era ribellata alle molestie. Ma anche di aver abusato di tutte e tre le figlie della sua convivente Marianna Fabozzi.
LE PAROLE DELL’AVVOCATO – “Siamo solo alla prima pagina di un libro di orrore, violenza, degrado e criminalità: ma ora chiediamo giustizia per tutti i bambini violati”. Questo l’appello lanciato da Pisani, che assiste il padre e i nonni di Fortuna Loffredo. E che chiede al legislatore “castrazione chimica e nessuna pietà per i crimini sui bambini”. “Mai come questa volta – continua – ho visto e sentito troppa violenza e troppi orrori, purtroppo la sentenza arriverà tra tanti anni”.
LE INTERCETTAZIONI – Su quanto accaduto ad Antonio le intercettazioni ambientali e gli interrogatori eseguiti nel corso delle indagini forniscono diversi spunti, ma anche due diverse versioni. Una delle sorelle di Antonio, la migliore amica di Fortuna, anche nei racconti ad altre bambine, ha sempre distinto quanto accaduto al fratello con i fatti che hanno portato all’omicidio di Fortuna. E alla psicologa ha raccontato che al fratello non era successo come a lei (Chicca) “perché lui si è affacciato ed è caduto dalla stanza da letto”. Ma dalle intercettazioni emerge anche un altro aspetto. Ed è la nonna materna di Antonio a fornirlo. Quando cerca di spiegare alla nipote cosa dire e non dire sulla morte di Fortuna, fa riferimento proprio alla morte del bambino. Prima consiglia a Chiara (nome di fantasia) “a tutte le domande devi dire ‘io non so niente’ così devi rispondere” e poi le ricorda “quando è morto mio nipote non ho accusato nessuno, ho detto che nessuno stava a casa mia, non ho…come hanno fatto loro”.
LE INDAGINI POTREBBERO ALLARGARSI – Più volte, del resto, sia la famiglia di Fortuna Loffredo che l’avvocato Pisani hanno parlato di colpevoli, al plurale, non nascondendo l’ipotesi che possano esserci altri responsabili (seppure indiretti) e altre ombre dietro le violenze sessuali sui minori del parco Verde. In tal senso, secondo fonti interne alla procura, l’inchiesta potrebbe presto allargarsi anche ad altri inquilini del palazzo. Il riferimento non è ai due condomini già iscritti nel registro della Procura per i reati di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento, per aver depistato le indagini sin dai primi momenti successivi alla morte di Fortuna. Secondo gli inquirenti, infatti, è probabile che qualche altro residente nel palazzo abbia fatto qualcosa di più che sviare gli inquirenti. Che hanno una certezza: nello stabile il pedofilo non è solo uno. Oltre alla situazione di Raimondo Titò Caputo, già in carcere per abusi sessuali, c’è infatti la vicenda riguardante Salvatore Mucci, ovvero colui che per primo soccorse Fortuna e la portò in auto, agonizzante, in ospedale. Mucci è stato arrestato nel dicembre 2014 per abusi sessuali sulla figlia di 12 anni; pochi mesi dopo toccò alla compagna, accusata dello stesso reato. C’è poi la stessa convivente di Caputo già da mesi agli arresti domiciliari per concorso in abusi sessuali ai danni di una delle tre figlie, in quanto avrebbe sempre assistito al violenze di Titò senza denunciare nulla. In totale sono almeno cinque i bimbi dello stabile vittime di abusi. Tra omertà e responsabilità più o meno indirette. Sia per l’omicidio di Fortuna, sia per quanto accaduto al piccolo Antonio un anno prima.