Il capolavoro è in una dichiarazione, confessata da Claudio Ranieri, e nei numeri. Virgolettati e cifre non sono smentibili. “Quando ho firmato, il presidente mi ha detto che per noi era fondamentale rimanere in Premier League”, ha spiegato nelle scorse settimane l’allenatore del Leicester. Ranieri è andato molto oltre. Spiazzando i bookmakers che pagavano 5000 sterline per ogni pound puntato, ribaltando la logica della tecnica e il potere dei soldi. Che in Inghilterra contano sempre di più. Il piccolo Leicester, economicamente messo non proprio bene, ha dimostrato che “sempre di più” non vuol dire “tutto”. Esistono altri ingredienti. Mese dopo mese, la favola è diventata realtà. E oggi le big, tutte in fila, restano a bocca aperta con il naso all’insù ad ammirare come quel vecchio volpone di Tinkerman, come lo chiamavano in maniera spregiativa ai tempi del Chelsea, ha guidato il suo branco di foxes alla vittoria.
I GIGANTI E LE VOLPI – Scolpiti nella pietra restano il nome dei vincitori e i grandi acquisti degli sconfitti. La scorsa estate il Leicester ha speso 50 milioni di euro per ingaggiare Okazaki (11), Kanté (9), l’ex Napoli Inler (7), Benalouane (7) e Huth (4). A Manchester ne hanno tirati fuori 350 tra City e United. I Citizens sono stati i grandi protagonisti con oltre 200 milioni tra De Bruyne, Sterling, Delph e Otamendi. I Diavoli Rossi ne ha messi sul piatto 146, principalmente per Martial, Schneiderlin e Depay. Non è andata meglio al Liverpool con 127 milioni, in buona parte investiti per Benteke (46,5) e Firmino (41). Per una stagione disastrosa, il Chelsea ha sganciato quasi il doppio del Leicester portando Pedro, Baba, Begovic e Kenedy a Stamford Bridge. Almeno il Tottenham, ultimo a piegarsi, ha chiuso il calciomercato con il segno più nonostante gli acquisti di Heung-Min Son dal Bayer e Alderweireld dall’Atletico siano costati da soli quanto tutto il mercato del Leicester.
UNA CAVALCATA STRAORDINARIA – Il resto è storia, sintetizzata dal palcoscenico finale. La cavalcata delle Foxes si è chiusa nel Teatro dei Sogni, l’Old Trafford di Manchester.Il pareggio in casa dei Red Devils e il risultato del Tottenham contro il Chelsea hanno regalato ha regalato la prima Premier League nella storia del club, fondato nel 1884. In bacheca finora c’erano solo tre Coppa di Lega e una Community Shield. Poi l’arrivo di Ranieri ha creato l’humus giusto perché una squadra che lo scorso anno aveva chiuso al 14esimo posto potesse sovvertire pronostici e logica. Una sola sconfitta al King Power Stadium, due lontano dalla propria casa. Un rendimento costante, vera chiave di volta della stagione. Il Leicester non è mai scivolato sotto l’ottavo posto, toccato il 26 settembre dopo la sconfitta 5-2 contro l’Arsenal. Nelle successive 10 partite sono arrivate 8 vittorie e 2 pareggi. Tre mesi senza perdere prima della battuta d’arresto a Santo Stefano davanti al Liverpool. Nel mezzo, la vetta toccata per la prima volta grazie al successo per 3-0 sul Newcastle. Da quel momento – era il 21 novembre – Ranieri non si è mai ritrovato più di una squadra davanti. E grazie a un 2016 con appena una sconfitta (ancora l’Arsenal) e quattro pareggi, il Leicester ha sempre guidato la Premier dal 23 gennaio. Ribadendo la propria supremazia due settimane dopo grazie alla vittoria in trasferta contro il City, in quel momento secondo.
I PRECEDENTI – Difficile dire se abbiano pesato più le reti dell’ex operaio part time Vardy, le magie di Mahrez o la corsa di Kanté. Di certo, è impossibile trovare in tempi recenti un’impresa simile a quella del Leicester. Ciò che più si avvicina alla vittoria delle Foxes è lo scudetto del Verona nel 1985. L’Hellas, guidata da Osvaldo Bagnoli in panchina e Giuseppe Galderisi in campo, mise in riga il Torino di Gigi Radice, il Napoli di Diego Armando Maradona, la Juventus di Giovanni Trapattoni e la Sampdoria di Eugenio Bersellini. Sempre in Italia, è storico il tricolore conquistato dalla Sampdoria nel 1991 con la coppia Mancini-Vialli, oltre a Pagliuca, Cerezo e Vierchowod. Quattro anni più tardi toccò ai Blackburn Rovers, trascinati dai 34 gol di Alan Shearer, stupire la Premier League. Mentre nel nuovo millennio tre pagine irripetibili le hanno scritte il Deportivo La Coruna, il Montpellier e il Calais. Gli spagnoli vinsero il primo e sinora unico titolo guidati da Javier Irureta in panchina e supportati dalle giocate di Djalminha, Pauleta, Fran e Makaay in campo. Nello stesso anno, in Francia, una squadra di dilettanti disegnò una storia quasi perfetta nella coppa nazionale, arrivando a un passo dal trofeo: il Calais giocò la finale contro il Nantes davanti a 80mila persone. I giocatori della piccola città del nord della Francia passarono in vantaggio nel primo tempo, salvo farsi riprendere nella ripresa e superare all’89esimo. Colpa di un rigore “generoso”. Nel 2011/12, sempre Oltralpe, il Montpellier ha vinto per la prima volta nella sua storia la Ligue 1 precedendo il Paris Saint Germain. Nessuno però, partendo per salvarsi, era riuscito a lasciarsi alle spalle le vagonate di milioni di Manchester United, Tottenham, Liverpool, Chelsea, Manchester City, Arsenal e tutte le altre. Il capolavoro di Sir Claudio è certificato anche dal valore economico e tecnico degli avversari.