Alla fine il colpo di scena è arrivato. Eduardo Cunha, grande accusatore di Dilma Rousseff e abile tessitore della trama che ha portato all’avvio del procedimento per l’impeachment della presidente brasiliana, è stato sospeso dalla carica di deputato federale e quindi dalla presidenza della Camera. Per i giudici della Corte Suprema, l’uomo di punta del Pmdb (Partito del movimento democratico brasiliano), a giudizio in sei procedimenti giudiziari relativi all’inchiesta Lava Jato con accuse che vanno dall’aver creato conti segreti in svizzera all’aver ricevuto milioni in tangenti, ha approfittato della sua posizione per tentare di condizionare a suo favore le indagini.
Secondo i fedelissimi della presidenta, la decisione del Supremo Tribunal Federal darà un ultimo appiglio giuridico per tentare di evitare la messa in stato d’accusa, nonostante il suo destino sembri ormai segnato. In virtù della decisione dei giudici infatti, l’avvocato generale dell’Unione Josè Eduardo Cardozo chiederà in extremis l’annullamento del procedimento, perché l’avvio sarebbe stato viziato dalla cattiva fede di Cunha. Un tentativo disperato dopo che il 5 maggio, con 11 voti a favore e 5 contrari, la commissione speciale del Senato ha dato il via libera all’inizio delle discussioni che termineranno la prossima settimana con il voto della camera alta sull’impeachment. In caso di approvazione, Rousseff sarà immediatamente allontanata dall’incarico per sei mesi, durante i quali sotto la reggenza del vicepresidente, si svolgerebbe il processo vero e proprio di messa in stato di accusa.
Il commento della Rousseff, arrivato subito dopo aver appreso della notizia dell’allontanamento di Cunha, è stato sibillino: “Meglio tardi che mai”, riferendosi al ritardo da parte del giudice nell’adottare la decisione, più volte stigmatizzato. Nei ben cinque mesi necessari per la valutazione, infatti, tra la richiesta di allontanamento protocollata a dicembre e la decisione di giovedì, il ruolo di Cunha nell’avvio del procedimento di impeachment di Dilma è stato fondamentale. E’ stato il presidente della Camera ad aver accettato alla fine dello scorso anno la richiesta, adottando una procedura parlamentare di urgenza affinché il caso fosse votato alla camera già in aprile.
E la Rouseff non si è fatta scappare l’occasione di accusare ancora una volta l’ex alleato: “Alla base di questo impeachment c’è un ricatto del signor Eduardo Cunha, il quale aveva chiesto al governo un voto per impedire il suo processo davanti alla commissione etica della camera e, non avendolo ottenuto, aveva fatto andare avanti il procedimento. Un abuso di potere – ha dichiarato la presidente – avendo sfruttato il suo incarico per vendicarsi”.
La decisione di sospendere Cunha a tempo indeterminato è stata adottata giovedì all’unanimità dagli 11 giudici della Corte Suprema brasiliana su proposta del giudice del Supremo Tribunal Federal, Teori Zavascki. La misura straordinaria è stata richiesta e ottenuta per il coinvolgimento di Cunha nell’inchiesta sul maxi giro di tangenti tra politici, imprese private e Petrobras. Lo scorso dicembre il procuratore generale della Repubblica Rodrigo Janot aveva chiesto di allontanare Cunha perché, da presidente della Camera, l’uomo di peso del Pmdb avrebbe approfittato della sua posizione per cercare di condizionare a suo favore l’esito dell’indagine. Il che, scrive Teori nelle sue motivazioni, “oltre a rappresentare un rischio per le investigazioni penali a suo carico davanti a questo Supremo Tribunal Federal, la permanenza di Cunha va contro la stessa dignità dell’istituzione da lui presieduta. Non ci sono condizioni personali minime perché possa essere presidente della Camera e non si qualifica minimamente per eventualmente sostituire il presidente della Repubblica”.
Chi presiede la Camera dei deputati, secondo la Costituzione è infatti il terzo in linea di successione in caso di impeachment e in caso di impedimento del vicepresidente, Michel Temer, e del presidente del Senato, Renan Calheiros. Una possibilità non certo da escludere, essendo entrambi come Cunha, indagati per corruzione e riciclaggio. E non solo loro. Chi assume la presidenza della Camera al posto di Cunha è Waldir Maranhão del Pp (partito progressista), al quale è stato già consigliato di mantenere un profilo basso e di agire con discrezione per evitare gli stessi problemi del suo predecessore. Anche Maranhão, insieme con altri 150 parlamentari, è indagato infatti nell’inchiesta “Lava Jato”.
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