Una “botta” da qualunque parte la si guardi, ma almeno questa volta hanno cercato di arrivarci con una strategia: il M5s resta a fianco del sindaco indagato Filippo Nogarin, a meno che non escano altre notizie compromettenti. L’avviso di garanzia per il primo cittadino di Livorno sul caso rifiuti Aamps era nell’aria da settimane. Così, lui con il terrore di essere cacciato, e loro con l’ansia di rovinare la campagna elettorale per le amministrative, hanno parlato a lungo per studiare un piano. Insomma direttorio compatto, Davide Casaleggio in collegamento costante, ogni mossa condivisa per evitare passi falsi: “Noi ti difendiamo, tu ci fai sapere tutto e se esce qualcosa di nuovo e che va oltre la scelta politica si apre una riflessione diversa”, hanno detto nei dialoghi delle ultime settimane. Lo spettro che aleggia per i corridoi è quello del caso Quarto quando la richiesta di dimissioni per la sindaca Rosa Capuozzo e la conseguente espulsione ci hanno messo quasi un mese ad arrivare. “Sta condividendo tutte le azioni con noi”, dicono fonti vicine al direttorio, “questo vuol dire che c’è un rapporto di fiducia e insieme affronteremo tutte le conseguenze del caso”.

La notizia che era arrivato ufficialmente l’avviso di garanzia è circolata la mattina di sabato 7 maggio e così Luigi Di Maio e i suoi a Lodi per il presidio contro il sindaco dem arrestato hanno deciso di anticipare le dichiarazioni per evitare scene di imbarazzo in pubblico. Qualche ora di silenzio, ma poi tutti in prima fila compatti a difendere Nogarin. E mentre il Pd invoca “il doppio pesismo” e la questione morale, i tre big del direttorio Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico vanno avanti e ci mettono la faccia. “Nei prossimi giorni accederemo agli atti”, ha detto Di Maio da Savona. “Vedremo se è un atto dovuto. Se invece ci sono delle condotte contrarie ai principi del Movimento 5 Stelle allora si dovrà dimettere perché non aspettiamo alcuna sentenza. Non lo dico io a lui, ma dovrà essere il sindaco a fare questo passo”.

Il patto quindi prevede una clausola capace di far saltare tutto: se dovesse cambiare qualcosa e uscire altri dettagli (intercettazioni, informative della Finanza o qualsiasi cosa capace di compromettere la posizione del sindaco) allora tutti in ritirata e Nogarin resta da solo. Perché l’ipotesi dimissioni e nuove elezioni per molti non è neppure così campata per aria: “Prevedo in un mese il passo indietro di Filippo, il ritorno al voto e la vittoria dei 5 stelle”, scriveva qualcuno tra gli attivisti più vicini alla stanza dei bottoni. Più che questione morale, qui è una questione di regola. Il Movimento ortodosso deve ingoiare l’indagine per il sindaco, giustificandone il singolo caso perché “fatto consapevolmente per salvare l’azienda e i lavoratori”. Un’eccezione difficile da digerire per molti.

Il caso che viene rinfacciato è quello del consigliere regionale Andrea Defranceschi, che venne prima sospeso con il rinvio a giudizio della Corte dei conti e poi espulso dopo la prima condanna. A citarlo è proprio il sindaco di Parma Federico Pizzarotti che in un’intervista al Corriere della Sera dice “ci sono i buoni dentro il Movimento che vanno difesi o quelli come me che vengono ignorati”. Come sempre a rinfacciare il suo isolamento. In realtà le regole M5s prevedono l’espulsione solo dopo la condanna in primo grado e l’impossibilità di candidarsi in caso di indagine a carico. Quindi Nogarin per ora sarebbe salvo.

Così il giorno dopo la “botta” si va avanti con la campagna elettorale, rivendicando l’azione politica, ma con il sindaco di Livorno che resta l’osservato speciale. Il suo curriculum per quanto riguarda i rapporti con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio ha qualche ombra. Nogarin ha iniziato con un passo falso: ha incontrato più volte il sindaco di Parma Pizzarotti (e soprattutto prima del ballottaggio che lo ha incoronato primo cittadino) ed è un vecchio amico dell’espulso Massimo Artini di cui ha pure preso le difese quando venne cacciato. Tutti motivi che avevano rischiato in passato di metterlo in cattiva luce. La mossa che ha fatto la differenza è stata quella di cercare un chiarimento diretto con Grillo e, soprattutto, essere ricevuto. Tanto che viene considerato uno che “non nasconde le cose”. E questo, ora che la strada si fa più in salita, potrebbe garantirgli qualche santo in paradiso in più.

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