Strangolata e, dopo aver lottato col suo aggressore, morta per asfissia, senz’altro fra le 9 e le 15 dell’8 gennaio 2016. Ashley Olsen, la 35enne americana trovata senza vita a Firenze dal suo fidanzato lo scorso 9 gennaio, presumibilmente è morta fra le 12 e le 12,30. Sono le risultanze della consulenza medico legale dei due specialisti incaricati dalla procura, Martina Focardi e Marco Palandri.
Quattro mesi dopo il delitto di via Santa Monaca l’autopsia sul corpo della donna rafforzerebbe la tesi dei difensori di Cheik Tidiane Diaw, il senegalese di 27 anni in carcere per l’omicidio della donna dai giorni immediatamente successivi alla sua morte. Come riportato dal Corriere Fiorentino, nei giorni scorsi era trapelato che sul corpo di Ashley – oltre a quello del senegalese – era stato trovato anche il dna del fidanzato Federico Fiorentini, un pittore fiorentino di 42 anni, che aveva trovato il corpo della donna.
Gli avvocati di Cheik hanno sempre sostenuto che quando il giovane senegalese abbandonò il monolocale alle 11.30 per tornare a casa, qualcun altro varcò il portone di via Santa Monaca 3. La tesi difensiva verrebbe quindi corroborata dalla relazione dei medici legali, che fissa l’ora della morte intorno alle 12. Ragionano i legali di Cheik: “Se l’ora più probabile della morte cade fra le 12 e le 12.30 dell’8 gennaio l’assassino non può essere stato Cheik Diaw, perché alle 11,30 le telecamere lo riprendono mentre percorre via de’ Serragli in direzione di piazza Nazario Sauro, e pochi minuti dopo mentre da via de’ Coverelli imbocca il lungarno Guicciardini in direzione Ponte Santa Trinità”.
Era stato il giovane di origine africana a confessare agli inquirenti di aver trascorso l’ultima notte con Ashley: “Siamo andati a casa sua – ha spiegato agli inquirenti – dopo una serata al club Montecarla, abbiamo avuto una lite e l’ho colpita con un pugno ma non l’ho strangolata“. L’uomo l’aveva accompagnata nel monolocale in via Santa Monaca, aveva bevuto, assunto cocaina e fatto sesso con lei. Come riferito dalla Repubblica, individuato dalla squadra mobile poche ore dopo il ritrovamento del cadavere, Cheik ha detto di aver perso la testa quando la donna aveva cercato di buttarlo fuori di casa (“mi ha trattato come un cane”, ha detto) e di averla spintonata facendole sbattere la testa a terra. Ma ha sempre negato di averla strozzata.
Questa versione è però respinta dagli investigatori della squadra mobile e dalla Procura, che basandosi sui filmati delle telecamere di sorveglianza ritengono ancora Cheik l’unico responsabile.