Fuoco e ruspe, muri umani che si oppongono alle demolizioni degli immobili abusivi e attentati incendiari contro il sindaco demolitore. Succede a Licata, quarantamila abitanti in provincia di Agrigento, dove ieri notte è stata data alle fiamme la casa del padre di Angelo Cambiano, eletto da meno di un anno sindaco della città. “Mi additano come il sindaco demolitore e dopo questo episodio ho paura per la mia incolumità e per quella della mia famiglia, ma non mollerò la battaglia per un solo istante”, dice il primo cittadino, che domenica scorsa era comparso sugli schermi di Rai Uno come ospite dell’Arena di Massimo Giletti, per raccontare la lotta della sua amministrazione all’abusivismo edilizio.

Un problema che a Licata coinvolge centinaia di strutture: è per questo motivo che pochi giorni fa una folla di cittadini imbufaliti ha bloccato le ruspe pronte ad entrare in azione nella zona di Torre di Gaffe, a pochi passi dal mare. La notte scorsa, ecco quindi che la casa del padre di Cambiano è stata data alle fiamme: dall’apparizione televisiva del primo cittadino erano trascorse 48 ore esatte.

“Tra qualche mese nascerà mio figlio: cosa gli racconterò? Che suo padre è fuggito? Posso dire che aldilà dello Stato, che mi è stato vicino in questi mesi, nessuno è stato al mio fianco. La politica mi ha abbandonato, ma non voglio essere un eroe, se servire i propri territori significa rischiare la vita giornalmente, non ci sto”, dice Cambiano, che ha ricevuto la visita di 40 sindaci della provincia di Agrigento, come attestato di solidarietà.

In mattinata, poi, è arrivato a Licata anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. “Siamo qui a ribadire che se non avvengono queste demolizioni, ci saranno altre case abusive: è finito il tempo della politica che coccolava gli abusivi per avere qualche migliaio di voti”, spiega il responsabile del Viminale, annunciando l’intenzione di proporre una scorta per proteggere il sindaco di Licata.

“Non c’è dubbio che situazioni come questa, con i cittadini che compongono un vero e proprio muro umano per bloccare le demolizioni, rappresentino la miccia di un vero e proprio allarme sociale”, dice invece a IlFattoQuotidiano.it Renato Di Natale, procuratore capo di Agrigento. Gli inquirenti agrigentini hanno aperto due indagini: una sull’intimidazione a Cambiano e un’altra sulle omissioni delle precedenti amministrazioni sul fronte dell’abusivismo. “Qui per decenni sentenze passate in giudicato sono state ignorate  – continua il magistrato – noi stiamo cercando di fare luce su possibili omissioni legate a tutta una serie di vicende passate. Stiamo verificando, per esempio, il caso di immobili abusivi che qualche amministratore voleva rivendere ai precedenti proprietari, dopo averle acquisite al patrimonio comunale”. Ma non solo.

Perché il caso Licata accende i riflettori anche su uno dei tanti nodi irrisolti che blocca la lotta all’abusivismo edilizio: è cioè quello dei costi di demolizione dei manufatti abusivi, che oggi sono praticamente di pertinenza dei comuni, già colpiti da una profonda crisi economica a causa dei continui tagli agli enti locali. “Non è concepibile che i neo amministratori debbano fronteggiare problemi irrisolti da decenni, addossandosi responsabilità enormi a fronte dell’inerzia delle istituzioni e senza che nessuno si preoccupi di tutelare la loro incolumità”, dice Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia. Secondo un recentissimo report dell’associazione comuni italiani, infatti, i costi dell’abbattimento dell’intero patrimonio edilizio abusivo nazionale sono stimabili in almeno 5 miliardi di euro. Nel dettaglio ci vogliono circa 50mila euro per abbattere un singolo immobile, e quindi smaltire i rifiuti speciali dopo della demolizione: un’enormità se si pensa che solo nel piccolo comune di Misilmeri, in provincia di Palermo, le sentenze di abusivismo edilizio passate in giudicato sono più di 1.500.

“È stato dimostrato – scrive sempre l’Anci – che è poco percorribile l’opera di rivalsa nei confronti dei proprietari”. Tradotto: visto che è molto difficile farsi rimborsare i costi di demolizione dagli ex titolari degli immobili, alla fine sono i comuni a dovere onorare quasi completamente i costi di abbattimento delle opere abusive. È per questo motivo che alcune settimane fa le demolizioni si sono bloccate nella Valle dei Templi di Agrigento: non c’era alcuna protesta cittadina, ma semplicemente mancavano i fondi per le ruspe.

“Il governo nazionale ha attribuito ai comuni il compito di procedere con le demolizioni degli immobili abusivi, senza però trasferire risorse finanziarie adeguate per farlo: assistiamo quindi all’ennesimo proclama dell’esecutivo, che scarica sulle amministrazioni locali oneri pesanti senza adeguata copertura, politica e finanziaria”, attacca quindi Erasmo Palazzotto di Sinistra Italiana, autore di un’interrogazione parlamentare sull’argomento.

Nel frattempo all’Assemblea regionale siciliana è approdato un disegno di legge per condonare le case abusive costruite nei 150 metri dalla battigia, sottoposti dalla legge regionale 78 del 1976 a vincolo di inedificabilità assoluta: in pratica l’ennesimo tentativo per una maxi sanatoria.

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