Stavolta ad essere sospesi non sono degli studenti ma tre insegnati dell’istituto tecnico agrario “Brau” di Nuoro, colpevoli di non aver voluto addestrare i ragazzi ai test dell’Invalsi. Il provvedimento firmato dalla dirigente Innocenza Giannasi, è arrivato lunedì (anche se è datato 6 maggio) a tre professoresse della scuola.
Una sanzione definita una “mostruosità” dal sindacato dei Cobas che ha denunciato quanto avvenuto a Nuoro: “Non solo è assurdo che si voglia imporre la simulazione e l’addestramento alle prove a docenti che non hanno mai “somministrato” i test veri e propri ma tale tentativo confligge clamorosamente con l’orientamento dello stesso Invalsi (e di strutture analoghe a livello internazionale), che ha ripetutamente giudicato “inutile e dannoso allenarsi ai test” e l’addestramento a prove standardizzate”, spiega Piero Bernocchi, il portavoce del sindacato di base.
A spiegare quello che è successo è Rosaria Piroddi, professoressa di matematica sospesa dalla preside: “Nel piano di miglioramento della scuola, approvato dal collegio docenti, è stato inserito l’addestramento alle prove Invalsi. Avremmo dovuto fare almeno due esercitazioni durante l’anno usando i materiali delle prove Invalsi dell’anno precedente. Una volta fatte e corrette le avremmo dovute discutere con la classe. In sede di dipartimento di matematica e lettere abbiamo scelto di non fare alcuna simulazione preferendo svolgere la nostra attività didattica ordinaria”.
Una scelta sostenuta da più ragioni in primis la libertà d’insegnamento e il fatto stesso che il direttore generale dell’Invalsi, Paolo Mazzoli, in un convegno nel giugno 2015, pubblicato sulla rivista scientifica on line “Galileo” il 4 gennaio scorso aveva sostenuto che “l’istituto nazionale di valutazione rileva e misura gli apprendimenti con riferimento ai traguardi e agli obiettivi previsti dalle indicazioni, promuovendo altresì una cultura della valutazione che scoraggi qualunque forma di addestramento finalizzata all’esclusivo superamento delle prove”.
Lo scontro è arrivato al culmine nei giorni scorsi: “Il 29 marzo scorso– spiega Rosaria Piroddi – è arrivata una contestazione di addebito con convocazione per contradditorio a difesa. Abbiamo risposto con una relazione approfondita specificando che tale decisione può essere presa dalla scuola ma non imposta al singolo. Lunedì è arrivata la sanzione che ha sconvolto tutta la scuola: sei giorni di sospensione che dovremo fare dal 15 di giugno quando l’attività didattica sarà terminata. Questi atteggiamenti da parte del dirigente creano una situazione di malessere. Non abbiamo mai parlato con lei, non c’è mai stato un confronto”.
A parlare sono state le lettere. Nel provvedimento di sospensione la dirigente ricorda che “nel rispetto degli organi collegiali, le delibere vincolano tutti i componenti” e conferma l’addebito “in quanto il comportamento intenzionale della professoressa Piroddi, costituisce atto non conforme alla responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione docente”.
Intanto i tre insegnanti accusati dalla dirigente, domani, giorno di somministrazione delle prove nelle classi seconde della secondaria di secondo grado, aderiranno allo sciopero promosso dai Cobas in tutt’Italia.
A scendere in campo a difesa delle docenti sono i Cobas: “Questo grave episodio – spiega Bernocchi – chiama in causa anche la responsabilità dell’amministrazione: il direttore scolastico regionale, Francesco Feliziani, pur sempre informato di abusi analoghi, non muove un dito nei confronti dei presidi che usano i procedimenti disciplinari come una clava per neutralizzare i docenti non “genuflessi” e non assume mai alcun provvedimento nei confronti dei presidi che violano le norme, a fronte di migliaia di procedimenti disciplinari attivati in Sardegna, negli ultimi anni, nei confronti di docenti e Ata”.
Con loro anche Nicola Giua, dei Cobas Sardegna: “Ho seguito la vicenda in prima persona. Presenteremo ricorso al tribunale del lavoro di Nuoro perché questa invereconda sanzione venga subito annullata. La dirigente si è trincerata dietro un silenzio assoluto e lo stesso dirigente regionale ha detto che non ha nulla da dire sulla vicenda. Giovedì sciopererà molta più gente di quella che immaginavamo: la dirigente ha fatto un autogol”.
Scuola
Invalsi, a Nuoro tre insegnanti sospesi: “Non hanno addestrato i ragazzi ai test”
I docenti di un istituto agrario, sostenuti dai Cobas, sono pronti a fare ricorso al tribunale del lavoro. "Abbiamo scelto di non fare alcuna simulazione preferendo svolgere la nostra attività didattica ordinaria"
Stavolta ad essere sospesi non sono degli studenti ma tre insegnati dell’istituto tecnico agrario “Brau” di Nuoro, colpevoli di non aver voluto addestrare i ragazzi ai test dell’Invalsi. Il provvedimento firmato dalla dirigente Innocenza Giannasi, è arrivato lunedì (anche se è datato 6 maggio) a tre professoresse della scuola.
Una sanzione definita una “mostruosità” dal sindacato dei Cobas che ha denunciato quanto avvenuto a Nuoro: “Non solo è assurdo che si voglia imporre la simulazione e l’addestramento alle prove a docenti che non hanno mai “somministrato” i test veri e propri ma tale tentativo confligge clamorosamente con l’orientamento dello stesso Invalsi (e di strutture analoghe a livello internazionale), che ha ripetutamente giudicato “inutile e dannoso allenarsi ai test” e l’addestramento a prove standardizzate”, spiega Piero Bernocchi, il portavoce del sindacato di base.
A spiegare quello che è successo è Rosaria Piroddi, professoressa di matematica sospesa dalla preside: “Nel piano di miglioramento della scuola, approvato dal collegio docenti, è stato inserito l’addestramento alle prove Invalsi. Avremmo dovuto fare almeno due esercitazioni durante l’anno usando i materiali delle prove Invalsi dell’anno precedente. Una volta fatte e corrette le avremmo dovute discutere con la classe. In sede di dipartimento di matematica e lettere abbiamo scelto di non fare alcuna simulazione preferendo svolgere la nostra attività didattica ordinaria”.
Una scelta sostenuta da più ragioni in primis la libertà d’insegnamento e il fatto stesso che il direttore generale dell’Invalsi, Paolo Mazzoli, in un convegno nel giugno 2015, pubblicato sulla rivista scientifica on line “Galileo” il 4 gennaio scorso aveva sostenuto che “l’istituto nazionale di valutazione rileva e misura gli apprendimenti con riferimento ai traguardi e agli obiettivi previsti dalle indicazioni, promuovendo altresì una cultura della valutazione che scoraggi qualunque forma di addestramento finalizzata all’esclusivo superamento delle prove”.
Lo scontro è arrivato al culmine nei giorni scorsi: “Il 29 marzo scorso– spiega Rosaria Piroddi – è arrivata una contestazione di addebito con convocazione per contradditorio a difesa. Abbiamo risposto con una relazione approfondita specificando che tale decisione può essere presa dalla scuola ma non imposta al singolo. Lunedì è arrivata la sanzione che ha sconvolto tutta la scuola: sei giorni di sospensione che dovremo fare dal 15 di giugno quando l’attività didattica sarà terminata. Questi atteggiamenti da parte del dirigente creano una situazione di malessere. Non abbiamo mai parlato con lei, non c’è mai stato un confronto”.
A parlare sono state le lettere. Nel provvedimento di sospensione la dirigente ricorda che “nel rispetto degli organi collegiali, le delibere vincolano tutti i componenti” e conferma l’addebito “in quanto il comportamento intenzionale della professoressa Piroddi, costituisce atto non conforme alla responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione docente”.
Intanto i tre insegnanti accusati dalla dirigente, domani, giorno di somministrazione delle prove nelle classi seconde della secondaria di secondo grado, aderiranno allo sciopero promosso dai Cobas in tutt’Italia.
A scendere in campo a difesa delle docenti sono i Cobas: “Questo grave episodio – spiega Bernocchi – chiama in causa anche la responsabilità dell’amministrazione: il direttore scolastico regionale, Francesco Feliziani, pur sempre informato di abusi analoghi, non muove un dito nei confronti dei presidi che usano i procedimenti disciplinari come una clava per neutralizzare i docenti non “genuflessi” e non assume mai alcun provvedimento nei confronti dei presidi che violano le norme, a fronte di migliaia di procedimenti disciplinari attivati in Sardegna, negli ultimi anni, nei confronti di docenti e Ata”.
Con loro anche Nicola Giua, dei Cobas Sardegna: “Ho seguito la vicenda in prima persona. Presenteremo ricorso al tribunale del lavoro di Nuoro perché questa invereconda sanzione venga subito annullata. La dirigente si è trincerata dietro un silenzio assoluto e lo stesso dirigente regionale ha detto che non ha nulla da dire sulla vicenda. Giovedì sciopererà molta più gente di quella che immaginavamo: la dirigente ha fatto un autogol”.
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Washington, 1 feb. (Adnkronos) - La scatola nera dell'elicottero coinvolto nella tragedia aerea di Washington sono state recuperate e non appaiono danneggiate, ha reso noto un portavoce del National Transportation Safety Board. L'elicottero ha una sola scatola nera, con la registrazione delle voci della cabina e dei dati di volo.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.