L’obiettivo era quello di uccidere il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo (nella foto). A questo sarebbe servito il tritolo sequestrato il 29 aprile in provincia di Bari. La notizia è stata rivelata agli inquirenti della Dda di Bari da un collaboratore di giustizia della criminalità pugliese ma originario del napoletano il quale, in cella, alla fine del 2015, sarebbe venuto a sapere di un agguato al magistrato.
Sulla vicenda indaga il pm Antimafia barese Roberto Rossi, che ha coordinato anche le indagini che hanno portato al sequestro dei 550 grammi di esplosivo letale, nascosto sotto un albero, di fronte al cancello della tenuta di un boss di Gioia del Colle (Bari), il trafficante di armi Amilcare Monti Condesnitt, il quale per questa vicenda è ora in carcere con altre 4 persone. Sarebbe stato proprio quest’ultimo a riferire al collaboratore di giustizia del progetto di attentato. E proprio a Gioia del Colle, stando alle dichiarazioni del pentito, sarebbe dovuto avvenire l’attentato. Il clan che lo stava progettando aveva infatti studiato gli spostamenti di Colangelo fra Puglia e Campania e avrebbero colpito a Gioia, dove il capo della Procura di Napoli abita. “Continuerò a fare il mio lavoro al servizio dello Stato, fin quando mi sarà richiesto”, è stato il commento di Colangelo ai giornalisti.
L’operazione – Avevano mantenuto il riserbo sull’utilizzo del tritolo sequestrato lo scorso 29 aprile gli investigatori della Squadra mobile di Bari che sabato scorso, 7 maggio, avevano diffuso ai giornalisti alcuni particolari sull’operazione. Oltre a Monti Condesnitt erano stati sottoposti a fermo il suo braccio destro, Francesco Paolo Ciccarone, di 40 anni di Santeramo in Colle (Bari), Antonio Saponaro, di 35 di Bari, Giuseppe Piscopo, di 24 di Bitonto (Bari) e il Paolo Paterno, di 33 di Bari. I cinque – fu riferito – erano accusati di detenzione e porto di armi da sparo ed esplosivo. Le indagini, coordinate dalla Dda, furono avviate dopo il tentato omicidio di Giuseppe Drago, compiuto il 14 febbraio scorso nel quartiere San Pio di Bari. Gli inquirenti hanno ricostruito il contesto nel quale sarebbe maturato l’agguato: contrasti tra gruppi criminali per il controllo delle attività illecite, in particolare fra pregiudicati vicini al clan Strisciuglio, di cui anche la vittima fa parte, e il gruppo contrapposto, vicino ai fermati di oggi. Grazie alle intercettazioni ambientali disposte nell’ambito delle indagini sul tentato omicidio, gli agenti hanno scoperto l’acquisto e il trasporto dei 550 grammi di tritolo insieme con una pistola semiautomatica Tokarev calibro 7,65 con caricatore e munizionamento.
Il collaboratore di giustizia, a quanto si apprende, avrebbe riferito proprio i nomi delle persone su cui la polizia stava indagando per i fatti di san Pio. Intercettando poi il trasporto del tritolo da Bitonto a Gioia del Colle, gli investigatori hanno quindi messo in correlazione i due fatti e hanno deciso di intervenire d’urgenza con i cinque provvedimenti di fermo. La Procura di Bari ha aperto nei giorni scorsi un’indagine per tentato omicidio ai danni del Procuratore di Napoli.