“Per anni c’è stata la strumentalizzazione dell’avviso di garanzia anche da parte del centrosinistra che secondo me ha sbagliato“. A dirlo il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervistato a Porta a Porta. L’avviso di garanzia, aggiunge il capo del governo e segretario del Pd, “per me non rileva ai fini della valutazione se rimanere o no al proprio posto: rivendico con grande tranquillità che il mio governo per primo lo ha teorizzato in Parlamento”. Da qui tutti i principi che già nei giorni scorsi Renzi ha elencato. “Serve giustizia e non giustizialismo, serve un sistema di garanzia – spiega – Se arriva un avviso di garanzia, tutti dobbiamo ricordare che si è innocenti fino a sentenza passata in giudicato. Tutto qui, il resto è una discussione autoreferenziale a cui non partecipo”. E sul rapporto politica-magistratura ribadisce: “Io mi fido dei giudici italiani, i giudici possono dire la loro su tutto non solo sulla riforma, ma credo che il punto chiave del rapporto politica-giustizia sia di arrivare finalmente ad un limite che è stato superato in passato, più per responsabilità della politica, cioè di considerare l’avviso di garanzia una sentenza”.
“Pizzarotti? Un avviso di garanzia non è una sentenza”
E per ribadire che un avviso di garanzia non è una sentenza fa l’esempio del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, del quale oggi si è saputo che è indagato per abuso d’ufficio per alcune nomine: “Non parlo di Pizzarotti o Nogarin per strumentalizzare, ma per dire che un avviso di garanzia non è una sentenza di condanna”. Piuttosto, aggiunge Renzi, i Cinquestelle sostenevano “che cinque minuti dopo l’avviso di garanzia i propri esponenti si sarebbero dimessi, “sono diventati i 5 minuti più lunghi della storia”. “Io dico di andare a processo altrimenti – scherza – nel Pd c’è una questione morale e in M5s una questione umorale“.
“Unioni civili, se una legge è giusta la devi fare a prescindere dalle conseguenze”
Renzi è tornato anche sulla legge per le unioni civili, approvata definitivamente alla Camera anche grazie al voto di fiducia posto dal governo. “L’atteggiamento negativo di parte della gerarchia e di parte del mondo cattolico era ovviamente atteso. Io sono cattolico, ma faccio politica da laico: ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo. Ma ho rispetto di tutti e conoscendo il mio mondo sapevo che le polemiche ci sarebbero state. E’ assolutamente rispettabile che ci sia chi non è d’accordo”. Renzi ammette che la legge non trova d’accordo tutti, ma da una parte la questione di fiducia serve a dire “su questa cosa mi gioco la faccia del governo, perché se non funziona vado a casa’” e dall’altra “è una festa per tutti? No – ha aggiunto – perché molti dicono non ci sono pieni diritti, altri dicono che è stato fatto troppo. Però adesso è realtà, prima si chiacchierava e basta”. Insomma: “Se una legge è giusta la devi fare a dispetto” della contrarietà di alcuni “e se per questo devo pagare le conseguenze in termini elettorali ne pagherò le conseguenze. E’ così su tutto quello che facciamo”.
Il riferimento è alle “minacce” del leader del Family Day Massimo Gandolfini che a più riprese (anche prima e dopo la votazione finale sul ddl unioni civili) ha detto che il popolo del Circo Massimo (cioè le migliaia di persone che manifestarono contro la legge) voterà no al referendum sulle riforme istituzionali. “Il collegamento con il referendum costituzionale lo trovo un po’ forzato – dice Renzi – Dire ‘gliela facciamo pagare al referendum di ottobre’ è una cosa un po’ strana ma assolutamente rispettabile”. Certo, “chi vuole votare contro di me lo faccia alle elezioni politiche, con il referendum ha la possibilità di mandare a casa 315 stipendi dei parlamentari. Se si vuole dire di no per fare dispetto a me, ricorda la famosa barzelletta…”.
“Un’altra voluntary disclosure? Ipotesi molto concreta”
Renzi ha anche confermato quanto anticipato in aprile dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: il governo ha intenzione di concedere un’altra chance agli evasori fiscali riaprendo la procedura per il rientro dei capitali dall’estero. “Secondo me sì, rifaremo la voluntary disclosure. La voluntary disclosure 2 è un’ipotesi molto concreta”, ha ammesso durante la registrazione del programma. Con l’operazione che si è chiusa lo scorso 30 settembre lo Stato ha incassato poco meno di 4 miliardi a fronte di 60 miliardi autodenunciati da cittadini italiani che li avevano nascosti al fisco: vale a dire che i contribuenti infedeli hanno pagato solo il 6% sulle cifre portate all’estero. Il premier ha poi ribadito che “nel 2017 le tasse continueranno a scendere”, ma ha aggiunto: “Non dirò come finché non avremo numeri chiari”. La settimana scorsa Padoan, dopo le indiscrezioni su un anticipo all’anno prossimo del promesso taglio dell’Irpef, aveva ammonito a non “accelerare i tempi”.
Infine il nodo della flessibilità dell’età di uscita dal lavoro: “Con l’Ape, l’anticipo di pensione, il meccanismo prevede che devi rinunciare a una piccola percentuale l’anno, dall’1 al 3 per cento”, ha spiegato Renzi. “A chi è messo male, con pensione bassa e 55 anni, puoi togliere l’1 per cento, ma per gli altri puoi arrivare magari al 4”. Insomma, il meccanismo che il governo sta mettendo a punto prevede che la penalizzazione sull’assegno sia differenziata in base al reddito. L’intervento sarà “nella stabilità 2017, se riusciamo anche prima ma stiamo studiando numeri. Dico che siamo pronti a incontrare anche domani i sindacati dei pensionati”.