“Sentire il mio bimbo (di dieci anni, ndr) che canticchia ‘faccetta nera‘ non ha prezzo”. Chi parla è una mamma, Maria Colombo, candidata della Lega Nord nella lista di centrodestra alle elezioni comunali di Turbigo, comune di 7.500 abitanti sulla sponda lombarda del Ticino, ai confini tra le province di Milano e Varese. Se il prossimo 5 giugno rivincerà il sindaco uscente Christian Garavaglia, questa madre nostalgica del duce è destinata a diventare vicesindaco con due deleghe pesanti: urbanistica e lavori pubblici. Il tutto in virtù di un patto, quello fra Forza Italia e Carroccio, che ha provocato l’ira dei militanti leghisti, i quali in grande maggioranza hanno rifiutato di aderire al listone unico e hanno anzi dichiarato che voteranno la civica di centrosinistra oppure il Movimento 5 Stelle.
Intanto, nella piccola Turbigo, si respira un clima da repubblica di Salò. Al futuro vicesindaco che inneggia alle canzoni fasciste risponde un altro candidato ‘padano’, Sergio Zarbo, che sotto il post della collega mette un ‘mi piace’ e ci aggiunge pure, per rendere il nostro pensiero inequivocabile, un bel saluto romano, mentre un simpatizzante del listone di centrodestra preferisce pubblicare una foto d’epoca di Benito Mussolini e plaude alla mammina ‘nera’: “I figli, educhiamoli fin da piccoli”. Che ne pensa il sindaco uscente in procinto di tentare il bis? Su Facebook è attivissimo, ma stavolta tace, non smentisce, fa finta di nulla. È difficile però dissimulare, per un primo cittadino che dedicò una via al gerarca fascista Ezio Maria Gray, aderente a Salò e sostenitore del ‘Manifesto della Razza’, con una motivazione che lascia poco spazio alle interpretazioni: “Fu una figura storica, di riferimento e di integrità e onestà morale comprovata”.
Oggi il centrodestra, dopo aver sdoganato il Ventennio, passa oltre. Nuovi bersagli: gay, lesbiche e pure il testamento biologico. Nel programma elettorale si legge: “Ci batteremo affinché un bimbo non venga mai adottato da due uomini o da due donne”. Al punto che ci si chiede se si voti per eleggere il consiglio comunale oppure il governo della nazione. Ma la propaganda è l’arma più potente di un sindaco 43enne che ha toccato di striscio il Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante, passando poi ad Alleanza Nazionale come pupillo del fratelli La Russa e approdando infine sulle sponde di Forza Italia, corrente Mario Mantovani, l’ex vicepresidente della Lombardia (oggi imputato per corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio) che fece arrivare a Turbigo milioni di euro per scuole e opere pubbliche. Un sindaco che, a caccia del voto cattolico, rinnegò persino il nome di piazza I Maggio, trasformandola in ‘Madonna della Luna’, con tanto di statua della Vergine scelta dalla popolazione fra due bozzetti. Il parroco apprezzò.
L’unico problema di questo folcloristico primo cittadino dalla chioma fluente – grande appassionato di birre artigianali – si chiamava Lega Nord, i cui militanti proprio non volevano saperne di alleanze. Il Carroccio, nei comuni sotto i 15mila abitanti, ha sempre lasciato le sezioni locali libere di decidere se stringere patti o correre in solitaria. Sempre, senza mai un’eccezione. Stavolta invece è sceso in campo il braccio destro del governatore Roberto Maroni, ovvero l’assessore regionale Massimo Garavaglia (pure lui indagato per turbativa d’asta), il quale ha imposto l’alleanza con Forza Italia, mentre il direttivo provinciale ha bocciato senza motivazioni la lista leghista. Il 5 giugno sapremo com’è andata. E sapremo pure chi gestirà il ‘tesoretto’ da 5,2 milioni – frutto di un contenzioso durato decenni tra il Comune e la centrale termoelettrica ex Enel – che il paese affacciato sul Fiume Azzurro si prepara a spendere. Tanti soldi e tutti insieme, da queste parti, non li hanno mai visti.