Il New York Times “non ha trovato nulla contro di me”. A poche ore dalla pubblicazione dell’inchiesta che lo dipinge come un maschilista, autore di avances non gradite e molestie nei confronti delle donne, Donald Trump risponde al quotidiano newyorkese: “Il fallimentare New York Times ha scritto un altro pezzo su di me. Tutti sono impressionati da come ho trattato bene le donne, non hanno trovato nulla contro di me. È uno scherzo“, ha scritto il magnate sul proprio account Twitter.
The failing @nytimes wrote yet another hit piece on me. All are impressed with how nicely I have treated women, they found nothing. A joke!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 15 maggio 2016
Sabato il Nyt aveva pubblicato un’inchiesta con 50 interviste a donne che negli ultimi quarant’anni hanno lavorato con Trump, hanno avuto a che fare con lui, e che sono state molestate a parole. Le loro parole rivelano avances sgradite, commenti sulle loro ‘curve’, un’attenzione particolare per le donne ambiziose e atteggiamenti definiti “inquietanti e preoccupanti”. Trump scrive ancora: “Il pezzo parziale che il New York Times ha fatto su di me e le donne fa ridere. Io ho fornito (al quotidiano, ndr) molti nomi di donne che ho aiutato, ma si sono rifiutati di usarli”. E conclude: “Perché il New York Times non scrive un pezzo sulla vera storia dei Clinton e le donne? I media sono completamente disonesti”.
Intanto nel Partito Repubblicano c’è ancora chi non si dà davvero per vinto e cerca ancora un nome da contrapporre a quello del miliardario, nella speranza di fermare la sua corsa verso la nomination repubblicana. Il Washington Post riferisce, citando fonti dello stesso partito repubblicano, che alcuni esponenti del partito, capeggiati da Mitt Romney, stanno lavorando alacremente alla ricerca di una alternativa, con gli sforzi intensificatisi negli ultima decina di giorni, nella consapevolezza che se qualche possibilità c’è, la partita deve chiudersi entro due settimane, dopodiché ogni tentativo sarà di certo vano. Così i nomi su cui si punta sono il senatore del Nebraska Ben Sasse, un conservatore tra i più critici verso Trump, e il governatore dell’Ohio, John Kasich, che si è ritirato dalla corsa lo scorso 4 maggio.