Un “potere assoluto”. Il dottor Giovanni Serpelloni viene definito così dal gip di Verona Luciano Gorra, che alcuni giorni fa ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l’uomo di fiducia dell’allora sottosegretario Carlo Giovanardi. E’ sospettato di tentata concussione e turbativa d’asta, assieme a due colleghi medici. Parole calibrate, quelle del giudice, che ha convalidato parzialmente la richiesta del pubblico ministero Paolo Sachar, che per Serpelloni avrebbe voluto la misura del carcere. E’ il frutto di un’indagine che ha riscontrato le accuse di due imprenditori, Corrado Bettero e Daniele Gibbin di Ciditech, la società di Vigasio che ha realizzato un software per la gestione dei dati sulle tossicodipendenze nelle aziende sanitarie locali italiane, a partire dall’esperienza veronese che era stata finanziata dalla Regione Veneto.
“Bettero, trovandosi davanti al capo del dipartimento delle politiche antidroga, che al tempo aveva ‘il potere assoluto’ sulle scelte a tutti i livelli nel campo delle dipendenze, assumeva di essersi sentito decisamente ‘schiacciato e pesantemente intimidito‘ e non aveva trovato alcun argomento con il quale ribattere alle richieste”. Proposta indecente quella ricevuta, a più riprese e in un crescendo di allusioni e minacce. Perché il medico che dirigeva il servizio antidroga a Palazzo Chigi, voleva soldi in cambio del contributo prestato per la messa a punto del software. Dapprima la richiesta di una percentuale, poi di 100mila euro con una lettera risalente al 9 dicembre 2013 il cui testo è già stato svelato da ilfattoquotidiano.it che ne è entrato in possesso. Il nocciolo della tentata concussione è in queste avance che dimostrerebbero l’esistenza di una pressione indebita ai danni dei privati da parte di pubblici ufficiali.
Oltre a Serpelloni, 61 anni, direttore di struttura complessa Ser.D dell’unità sanitaria locale 20 di Verona, sono finiti ai domiciliari Maurizio Gomma, 58, già direttore facente funzioni del Ser.D, e Oliviero Bosco, responsabile del Centro di medicina comunitaria ed ex componente della consulta del dipartimento politiche antidroga. Nell’inchiesta sono indagati anche i medici Umberto Galvan, Mario Cruciani e Stefano Nardi, che assieme agli altri firmarono la richiesta ultimativa di essere compensati con 100mila euro. Nella turbativa dell’appalto di manutenzione dei software nelle Ulss italiane sono coinvolti anche il medico Claudia Rimondo e due imprenditori, Andrea Cacciatori della Studio C e Luca Canzian di One Stop Studio, che parteciparono alla gara.
Non c’è solo la lettera del dicembre 2013 nelle carte dell’inchiesta. Il gip ricostruisce un vero sistema di approccio e di interferenza a scopo di lucro personale, che è stato bloccato dalla denuncia dei due imprenditori. “Una volta appurato nel novembre 2012 il volume dei ricavi della società Ciditech, in virtù dei contratti di assistenza al software gestionale Mfp installato presso decine e decine di server allocati presso strutture sanitarie in tutta Italia, il Serpelloni decideva che gli doveva essere riconosciuta una percentuale su tali ricavi quanto meno per un debito di riconoscenza”.
All’inizio ci fu “un ambiguo discorso” di Serpelloni “in ordine al fatto che Ciditech desse qualcosa a una sua collaboratrice”. Ma la società non abboccò, prese tempo. A quel punto da Serpelloni e dal suo staff sarebbero venuti tentativi di mettere il bastone tra le ruote della società nei rapporti con le altre strutture sanitarie italiane. Vennero minacciate denunce penali riguardanti proprio l’utilizzo del software. Poi il 23 agosto 2013 ecco la richiesta esplicita di una percentuale. Con parole che lasciano pochi dubbi: “Ad un certo livello bisogna camminare sul bordo e ovviamente un po’ si rischia” aveva detto Serpelloni, indicando alcuni canali: la costituzione di società estere, il coinvolgimento delle mogli o le prestazioni di un commercialista di Roma esperto in queste tecniche. Con una frase inequivoca: “Se un progetto costa 10, mi fate ad esempio una fattura per 12 ed il margine viene a me”. Ma Ciditech traccheggia.
Continua il gip: “Nel momento in cui il Bettero ritiene di non riconosecre al Serpelloni alcun tipo di percentuale sui propri guadagni, questi pose in atto una strategia volta ad intimidire il primo, paventando dapprima l’intenzione di centralizzare il servizio di manutenzione e poi, preso atto dell’ostinazione del proprio interlocutore, rivendicando una somma di denaro e provvedendo ad effettuare una gara, dai contenuti del tutto implausibili”. Secondo il gip si tratta di una “gara truccata”. Dei 100mila euro chiesti nel dicembre 2013 era stata tenuto all’oscuro il direttore generale dell’azienda sanitaria, Maria Giuseppina Bonavina. Ma quando quest’ultima viene informata da Ciditech, ecco quella che il magistrato definisce una “maldestra marcia indietro”. Serpelloni il 21 marzo 2014 invia una lettera a Gomma, da girare a Bettero: “Ad integrazione e parziale modifica di quanto precedentemente espresso in via privata, stante la fattispecie del diritto individuale, con la presente si comunica che le quote di finanziamento che verranno riconosciute dovranno essere devolute alla Caritas Diocesana Veronese per opere di bene a favore dei tossicodipendenti e non all’azienda Ulss 20”. Serpelloni tenta così “di allontanare da sé il sospetto di perseguire uno scopo di arricchimento personale”. Ma il gip non gli crede.
Gli arresti sono stati motivati dal rischio di reiterazione del reato. Si basa sul fatto che il terzetto era stato licenziato dall’Ulss 20, ma era stato reintegrato dal giudice del lavoro per un vizio di forma. E così si è ritrovato a rivestire gli stessi incarichi da cui aveva cercato di ottenere vantaggi economici. “Vi è motivo di ritenere che avendo mostrato avidità di denaro e particolare spregiudicatezza nel perseguire i propri scopi illeciti, potranno cogliere l’occasione per trovare nuove occasioni di arricchimento”.