Il fine giustifica i mezzi e la sepoltura degli antichi dissapori. E così, pur di non far passare il Corriere della Sera nelle mani di Urbano Cairo, Diego Della Valle, Mediobanca, Unipol e Marco Tronchetti Provera hanno unito le forze. E rispolverato dal Lussemburgo Andrea Bonomi, per lanciare una controfferta da 282,75 milioni sull’editrice del quotidiano milanese, Rcs. L’Opa totalitaria valorizza la società 70 centesimi per azione, per un totale di circa 365 milioni, il 31,58% in più rispetto a quanto offerto da Cairo, per di più in azioni della sua casa editrice e non in denaro sonante.
Del resto un salotto è per sempre. Non solo per chi negli ultimi anni lo ha aspramente attaccato, come Della Valle. O rinnegato come l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, o ancora disprezzato come il numero uno di Unipol Carlo Cimbri. Ma anche per chi, come la famiglia Bonomi, lo aveva abbandonato da tempo immemorabile tra le macerie degli oscuri primi anni ’80. Chiamato alle armi da Piazzetta Cuccia, l’erede di Anna Bonomi Bolchini ritorna ora nell’entourage dei soci del Corriere della Sera e della sua editrice. Una società che già nel 2007 gli aveva portato lauti guadagni in occasione della vendita ad Rcs della spagnola Recoletos, di cui Bonomi era azionista. E lo fa da protagonista: sarà l’ex presidente della Banca Popolare di Milano (anche in quel ruolo sponsorizzato da Mediobanca) a mettere sul piatto la prima tranche di denaro contante necessaria all’operazione.
Con la sua lussemburghese International Acquisitions Holding, Bonomi verserà poco più di 67 milioni nel veicolo promotore dell’offerta dentro al quale verranno convogliate anche le azioni Rcs degli alleati (22,60%). A lui quindi andrà la maggioranza relativa (45%) della nuova società creata per il lancio dell’offerta che sarà ricapitalizzata in varie tranche in funzione delle adesioni. Fermo restando che l’altro 55% del veicolo dovrà restare equamente suddiviso fra Della Valle, Mediobanca, Unipol e Pirelli che nella prima fase conferiranno solo i titoli in portafoglio senza alcun esborso. Anzi, per uno di loro, si profila anche un incasso: Piazzetta Cuccia, storico consulente di Rcs, oltre che suo creditore e azionista, sarà advisor dell’operazione di cui è coprotagonista. Un manifesto conflitto d’interesse che non è certo una novità in via Solferino, visto il precedente esemplare della compravendita di Recoletos che ha portato l’editrice milanese sull’orlo del baratro, fruttando guadagni solo ai venditori come Bonomi e ai consulenti come Mediobanca.
“Attraverso questa operazione gli offerenti intendono garantire e preservare il prestigio e l’indipendenza delle testate giornalistiche di Rcs”, si legge nero su bianco nel comunicato che ha annunciato l’operazione. Nella quale gli storici azionisti di Rcs si propongono di ottenere l’obiettivo che non è stato raggiunto in tutti i loro anni di permanenza in via Solferino. Probabilmente grazie all’apporto di Bonomi, che però nell’editoria non ha esperienza alcuna. “Gli offerenti intendono creare un gruppo editoriale di portata internazionale”, si legge infatti nella nota.
In particolare, l’interesse dei candidati soci dell’editrice sembra imperniato esclusivamente su Corriere e Gazzetta dello Sport. Con buona pace di quello che rimane dei periodici e dei pochi restanti asset dell’editrice, che negli ultimi anni è stata spogliata per far fronte al debito accumulato con l’operazione spagnola del 2007. Nella nota si legge infatti che “un particolare interesse sarà rivolto al mondo degli eventi sportivi e all’ampliamento dell’offerta digitale che potranno essere sviluppati sia attraverso opportunità di crescita esterna sia attraverso l’ulteriore valorizzazione di testate di assoluto riferimento nel panorama dell’informazione sportiva europea quali Marca e Gazzetta dello Sport”. Sul Corsera, invece, saranno concentrate “le risorse del gruppo nel settore news”.
Intenti non molto differenti, insomma, da quelli espressi dall’editore di La7 l’8 aprile scorso in occasione del lancio della sua offerta per Rcs. Così come sono pressoché identiche le condizioni di validità dell’operazione relativamente ai rapporti con le banche creditrici. Più puntuali, invece, le clausole relative alla situazione dell’editrice. Mediobanca, Della Valle, Unipol, Pirelli e Bonomi si riservano infatti di ritirare l’offerta nel caso in cui, tra il resto, dovessero emergere “fatti o situazioni relative a Rcs e/o alle sue società controllate, non note al mercato alla data del presente comunicato, comportanti mutamenti sostanzialmente pregiudizievoli sulla situazione patrimoniale, economica, finanziaria di Rcs e/o delle sue controllate”.
Lobby
Corriere, per fermare Cairo i soci storici archiviano dissapori e offrono 282,7 milioni. Ma i primi soldi li mette Bonomi
Da Della Valle, Mediobanca, Pirelli e Unipol arriva la controffensiva per arginare il patron di La7. La Investindustrial del finanziere milanese dovrà versare 67 milioni per assicurarsi la maggioranza relativa di una nuova società che lancerà un'opa a 70 centesimi per azione. Obiettivo, "creare un gruppo editoriale di portata internazionale”: quello che gli azionisti non hanno fatto in tutti gli anni di permanenza in via Solferino
Il fine giustifica i mezzi e la sepoltura degli antichi dissapori. E così, pur di non far passare il Corriere della Sera nelle mani di Urbano Cairo, Diego Della Valle, Mediobanca, Unipol e Marco Tronchetti Provera hanno unito le forze. E rispolverato dal Lussemburgo Andrea Bonomi, per lanciare una controfferta da 282,75 milioni sull’editrice del quotidiano milanese, Rcs. L’Opa totalitaria valorizza la società 70 centesimi per azione, per un totale di circa 365 milioni, il 31,58% in più rispetto a quanto offerto da Cairo, per di più in azioni della sua casa editrice e non in denaro sonante.
Del resto un salotto è per sempre. Non solo per chi negli ultimi anni lo ha aspramente attaccato, come Della Valle. O rinnegato come l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, o ancora disprezzato come il numero uno di Unipol Carlo Cimbri. Ma anche per chi, come la famiglia Bonomi, lo aveva abbandonato da tempo immemorabile tra le macerie degli oscuri primi anni ’80. Chiamato alle armi da Piazzetta Cuccia, l’erede di Anna Bonomi Bolchini ritorna ora nell’entourage dei soci del Corriere della Sera e della sua editrice. Una società che già nel 2007 gli aveva portato lauti guadagni in occasione della vendita ad Rcs della spagnola Recoletos, di cui Bonomi era azionista. E lo fa da protagonista: sarà l’ex presidente della Banca Popolare di Milano (anche in quel ruolo sponsorizzato da Mediobanca) a mettere sul piatto la prima tranche di denaro contante necessaria all’operazione.
Con la sua lussemburghese International Acquisitions Holding, Bonomi verserà poco più di 67 milioni nel veicolo promotore dell’offerta dentro al quale verranno convogliate anche le azioni Rcs degli alleati (22,60%). A lui quindi andrà la maggioranza relativa (45%) della nuova società creata per il lancio dell’offerta che sarà ricapitalizzata in varie tranche in funzione delle adesioni. Fermo restando che l’altro 55% del veicolo dovrà restare equamente suddiviso fra Della Valle, Mediobanca, Unipol e Pirelli che nella prima fase conferiranno solo i titoli in portafoglio senza alcun esborso. Anzi, per uno di loro, si profila anche un incasso: Piazzetta Cuccia, storico consulente di Rcs, oltre che suo creditore e azionista, sarà advisor dell’operazione di cui è coprotagonista. Un manifesto conflitto d’interesse che non è certo una novità in via Solferino, visto il precedente esemplare della compravendita di Recoletos che ha portato l’editrice milanese sull’orlo del baratro, fruttando guadagni solo ai venditori come Bonomi e ai consulenti come Mediobanca.
“Attraverso questa operazione gli offerenti intendono garantire e preservare il prestigio e l’indipendenza delle testate giornalistiche di Rcs”, si legge nero su bianco nel comunicato che ha annunciato l’operazione. Nella quale gli storici azionisti di Rcs si propongono di ottenere l’obiettivo che non è stato raggiunto in tutti i loro anni di permanenza in via Solferino. Probabilmente grazie all’apporto di Bonomi, che però nell’editoria non ha esperienza alcuna. “Gli offerenti intendono creare un gruppo editoriale di portata internazionale”, si legge infatti nella nota.
In particolare, l’interesse dei candidati soci dell’editrice sembra imperniato esclusivamente su Corriere e Gazzetta dello Sport. Con buona pace di quello che rimane dei periodici e dei pochi restanti asset dell’editrice, che negli ultimi anni è stata spogliata per far fronte al debito accumulato con l’operazione spagnola del 2007. Nella nota si legge infatti che “un particolare interesse sarà rivolto al mondo degli eventi sportivi e all’ampliamento dell’offerta digitale che potranno essere sviluppati sia attraverso opportunità di crescita esterna sia attraverso l’ulteriore valorizzazione di testate di assoluto riferimento nel panorama dell’informazione sportiva europea quali Marca e Gazzetta dello Sport”. Sul Corsera, invece, saranno concentrate “le risorse del gruppo nel settore news”.
Intenti non molto differenti, insomma, da quelli espressi dall’editore di La7 l’8 aprile scorso in occasione del lancio della sua offerta per Rcs. Così come sono pressoché identiche le condizioni di validità dell’operazione relativamente ai rapporti con le banche creditrici. Più puntuali, invece, le clausole relative alla situazione dell’editrice. Mediobanca, Della Valle, Unipol, Pirelli e Bonomi si riservano infatti di ritirare l’offerta nel caso in cui, tra il resto, dovessero emergere “fatti o situazioni relative a Rcs e/o alle sue società controllate, non note al mercato alla data del presente comunicato, comportanti mutamenti sostanzialmente pregiudizievoli sulla situazione patrimoniale, economica, finanziaria di Rcs e/o delle sue controllate”.
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Stiamo assistendo a dei profondi cambiamenti. Non so se la geopolitica salverà il mondo, credo che la diplomazia lo possa fare, con tutte le dovute cautele. Il lavoro delle diplomazie di tutto il mondo" è "sempre stato fondamentale per evitare guerre o farle finire e questo è un momento in cui, nel quadrante dove lavoro io, cioè nel Golfo ma anche nel resto del Medio Oriente, stiamo assistendo, dopo oltre un anno, a qualche buona notizia. Cessate il fuoco a Gaza, cessate il fuoco in Libano. Ci sono stati dialoghi interregionali che sicuramente fanno sperare in una nuova fase. Tutto è ancora molto fragile e quindi dovremmo lavorarci con enorme forza". Lo ha detto Luigi Di Maio, rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
"Sicuramente questo è un momento in cui a livello internazionale è meglio non lavorare da soli - aggiunge Di Maio - Più si può stare insieme e si può lavorare insieme ai nostri alleati, ai nostri partner, meglio è. L'illusione che si possa fare, si possa affrontare le dinamiche geopolitiche da soli è qualcosa che appartiene a un passato, neanche di grande successo, e questo è pienamente in linea anche con lo spirito con cui il governo italiano sta affrontando questo momento. Molti si meravigliano che l'incontro tra Trump e Putin possa avvenire in Arabia Saudita, ma l’Arabia Saudita ha costruito una politica estera, soprattutto nei momenti di grande polarizzazione del mondo. Dopo il Covid sui vaccini o dopo l'aggressione russa all'Ucraina, è chiaro ed evidente che questi Paesi" del Golfo “hanno investito in una politica multipolare, come la chiamano, e oggi riescono a dialogare con tutti, anche con gli europei, da una posizione molto credibile, evidentemente".
Tale situazione "non riguarda soltanto i sauditi - conclude Di Maio - Gli emiratini nell'ultimo anno hanno negoziato il rilascio di prigionieri sia russi che ucraini, per oltre 2000 persone, i catarini hanno fatto rientrare i bambini ucraini in Ucraina dalla Russia, grazie ad una mediazione tra Russia e Ucraina e così via. Assistiamo a un Golfo, il paese e la regione in cui lavoro, che diventa sempre più un hub per mediazioni diplomatiche e facilitazioni diplomatiche. La buona notizia è che noi", come italiani "abbiamo ottimi rapporti con loro e siamo partner strategici di questi paesi. Lo dico senza nessun interesse, e come una persona che sicuramente ha avuto anche diverse discussioni, con gli attuali leader politici: credo che siamo in un momento europeo in cui l'Italia si sta dimostrando uno dei paesi più stabili politicamente e questa non è una cosa da poco. Dobbiamo cercare di ricostruire sempre più una politica che tenga al centro l'interesse europeo, abbiamo bisogno adesso di mettere al centro l'interesse europeo".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Nella riforma della giustizia "il problema è nella narrazione. Conosco centinaia di colleghi assolutamente onesti, desiderosi di esprimersi in collettività. Definire i gruppi come delle correnti, gruppi di potere per alterare il meccanismo della giustizia, non corrisponde alla realtà globale che conosco”. Così Cesare Parodi, presidente Associazione nazionale magistrati, partecipando focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze, sottolinea che “gli interlocutori per Anm sono tutti, quindi anche con il governo: anche in un momento difficile come questo, se qualcuno è disposto ad ascoltarci, la porta è aperta. È un principio irrinunciabile, ma serve una volontà. La speranza è che ci possa essere un dialogo assolutamente franco, leale e costruttivo da entrambe le parti".
Sulla geopolitica "l’unica cosa sensata che posso dire - aggiunge Parodi - è una profonda e profondissima preoccupazione a livello internazionale con prospettive molto pericolose e negative, non solo a livello bellico, ma anche per le ricadute economiche che possono verificarsi. Da cittadino, prima che da magistrato, chiederei una maggiore capacità di sedersi intorno al tavolo. Sono morti troppi ragazzi russi e ucraini. Il sentimento di preoccupazione penso possa essere condiviso".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Il Senato della Repubblica ha deciso di ricordare il terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina. Lunedì 24 febbraio la facciata di Palazzo Madama sarà illuminata con i colori della bandiera ucraina dalle ore 18 fino alle 7 del giorno successivo.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Nessun ordine di cancellare il video, ma una 'diffida' a divulgarlo. E' questa la spiegazione fornita da carabinieri, indagati per depistaggio e favoreggiamento, sentiti in procura a Milano nell'inchiesta sull'incidente accaduto la sera del 24 novembre nel quartiere Corvetto dove ha perso la vita Ramy Elgaml, 19 anni di origine egiziana. I due militari sono arrivati con una terza gazzella quando il T Max era già a terra e un collega stava praticando il massaggio cardiaco al diciannovenne. I militari, che hanno identificato il giovane che stava filmando, gli avrebbero chiesto di non mostrare le immagini perché dal contenuto fortemente sensibile.