La Commissione europea grazia l’Italia concedendo a Roma uno spazio di flessibilità sul deficit “senza precedenti”: circa 13,6 miliardi di euro. Ma il via libera riguarda solo l’anno in corso. Ed è strettamente condizionato al fatto che con la prossima finanziaria – che cambia nome, da legge di Stabilità a legge di Bilancio – il governo Renzi trovi, come minimo, coperture per 10 miliardi di euro. Conto che promette di salire ancora visto che, a meno di un mese dalle amministrative, si sprecano gli annunci di nuove e costose misure di welfare o di stimolo all’economia, dall’anticipo pensionistico (Ape) promesso dal premier al raddoppio del bonus bebè (copyright Beatrice Lorenzin) fino al nuovo piano casa annunciato dal viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini.
Per sicurezza e migranti meno soldi di quanto richiesto. E serve “impegno credibile” per il 2017 – Il lato positivo è che la legge di Stabilità 2016 si avvia a ottenere una sostanziale promozione. I giudizi ufficiali sulle politiche economiche dei Paesi dell’Eurozona sono attesi per mercoledì e potrebbero anche slittare ulteriormente, ma la lettera inviata martedì 16 dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan attesta che l’Ue è orientata a concedere un pacchetto di flessibilità che vale 0,85 punti di pil. Più del massimo ufficialmente consentito dalle regole europee. Una somma “senza precedenti mai ricevuta da nessun altro”, sottolinea la missiva pubblicata sul sito del Tesoro insieme alla risposta del ministro. Il quale si dice “fiducioso che una deviazione significativa sarà evitata”.
La Commissione permette dunque all’Italia di fare più deficit del previsto: lo 0,5% in più a fronte delle riforme messe in campo dal governo, lo 0,25 (contro lo 0,3 chiesto dall’Italia) per il contributo al Fondo europeo per gli investimenti e lo 0,1 (rispettivamente 0,06 e 0,04%) per le “emergenze” sicurezza e immigrazione. Capitoli, questi ultimi due, per i quali Roma aveva rivendicato uno “spazio” maggiore, lo 0,2% del pil: il problema è che con quei soldi il governo intendeva finanziare anche misure come la riduzione dell’Ires per le imprese. Il bonus, nel complesso, vale intorno ai 13,6 miliardi e consente di chiudere l’anno con un rapporto deficit/pil a quota 2,3%. C’è però una condizione: “Per garantire la flessibilità richiesta per il 2016 la Commissione ha bisogno di un chiaro e credibile impegno che l’Italia rispetterà i requisiti del braccio preventivo del patto di crescita e stabilità nel 2017″. Anche perché nel frattempo il debito resta fuori controllo, fermo al 132,7% del pil, e i due commissari confermano che verrà aperto un rapporto sulla mancata riduzione.
Serve “sforzo fiscale superiore allo 0,5% del pil”. E 8 miliardi per evitare aumento Iva – Tutto questo, però, a fronte dell’impegno di Padoan e del premier Matteo Renzi a tagliare il disavanzo nel 2017 facendo “uno sforzo superiore allo 0,5% del pil”. Ma rispetto a questo obiettivo, scrivono Dombrovskis e Moscovici, “la nostra ricognizione attuale degli sforzi fiscali programmati per il 2017 indica un gap compreso tra l’1,5 e il 2% del pil”, vale a dire tra i 2 e i 3,2 miliardi. “E’ cruciale per la Commissione che l’Italia sia pronta ad agire per assicurare che questo gap non si materializzi e il bilancio 2017 sia in linea con il Patto di stabilità”. La missiva chiede esplicitamente a Roma di mantenere questo impegno prima di pensare a disinnescare le cosiddette clausole di salvaguardia, quelle che il prossimo anno impongono aumenti dell’Iva per oltre 15 miliardi, pari allo 0,9% del pil, a meno che non si trovino coperture alternative.
Il governo conta di sterilizzarne una parte, corrispondente allo 0,4% del pil, proprio grazie al maggiore disavanzo. Non a caso il Documento di economia e finanza fissa come obiettivo programmatico per il deficit/pil l’1,8%, ben più alto del tendenziale (quello “a politiche invariate”), che si ferma all’1,4%. Una differenza di 7 miliardi. Ne ballano comunque altri 8. Che andranno trovati in altro modo: riducendo gli sconti fiscali, come previsto nel Def, o le spese della pubblica amministrazione (ma lo stesso commissario alla spending review Yoram Gutgeld ha sostenuto che è “difficile andare oltre” i 25 miliardi che il governo sostiene di aver tagliato quest’anno).
Almeno 10 miliardi da trovare. Senza contare i nuovi impegni di spesa – Colmare il divario tra il deficit/pil previsto dal governo (1,8%) e quello che risulta dalle ultime stime della Commissione costerà dunque almeno 2 miliardi. Se il governo, come garantito più volte da Renzi e Padoan, davvero intende non far crescere l’Iva, ne vanno trovati altri 8. Facendo le somme, si arriva a un totale di almeno 10 miliardi di coperture da trovare. Esclusi i nuovi bonus e impegni di spesa che spuntano settimana dopo settimana.