Dalle derisioni, ai pestaggi e agli stupri. Fino ad arrivare ai suicidi e agli omicidi. Nella Giornata internazionale contro omofobia, transfobia e bifobia che si celebra oggi in tutto il mondo, Arcigay denuncia discriminazioni e violenze con un report che si basa sul monitoraggio delle fonti giornalistiche: sono stati registrati 104 episodi di omostransfobia dallo scorso maggio, secondo l’associazione la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più diffuso anche se poco visibile.
“Abbiamo scelto di raccontare un anno di omotransfobia – spiega Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – lasciando a questo racconto la sua dimensione qualitativa, affinché non fosse solo chiaro il numero delle discriminazioni e delle violenze che le persone lgbt hanno subito nel nostro Paese, ma perché si cogliesse anche il modo tremendo, umiliante, spesso inaspettato, in cui queste violenze si producono ed esplodono. Nel nostro report ci sono fatti molto diversi tra loro, al punto che alcuni non sembrano quasi avere nulla a che fare con altri: lo abbiamo fatto appositamente per sottolineare da un lato la molteplicità di maschere che l’omotransfobia indossa per manifestarsi, dall’altro per rendere evidente il filo rosso di odio e intolleranza che lega assieme tutti questi avvenimenti”.
Il report sottolinea una drammatica verità: “Di omofobia e transfobia in Italia si muore ancora – prosegue Piazzoni- lo testimoniano i due omicidi e i due suicidi che compaiono nel rapporto, assieme a tutti gli altri sommersi, invisibili”. Ma la violenza si manifesta in diverse forme: “Le persone lgbti sono socialmente fragili, esposte a pericoli peculiari della loro condizione. Le persone omosessuali e transessuali sono bersagli privilegiati di rapine, pestaggi, stupri. Inoltre, gay e lesbiche quando non visibili (cioè quando indotte dall’omofobia ambientale a nascondere il proprio orientamento sessuale) diventano bersagli di ricatti ed estorsioni. E, come le persone trans, sono di frequente oggetto di derisione, di insulti, di limitazioni alle libertà personali, di discriminazioni, di bullismo a scuola, di mobbing sul lavoro”, prosegue Piazzoni.
Secondo l’Arcigay, per combattere risolvere il problema è necessario intervenire su diversi fronti: “Servono leggi, sicuramente. La prima è quella contro l’omotransfobia, che da decenni chiediamo, in vigore in tantissimi Paesi d’Europa e del mondo e che giace immobile da oltre 300 giorni alla commissione Giustizia del Senato. Ma servono anche azioni culturali e di welfare, per sgretolare il pregiudizio e sostenere le persone fatte bersaglio dei crimini e delle parole d’odio. Non solo a Roma, quindi, ma in tutti i luoghi istituzionali del nostro Stato va aperta una discussione seria e concreta sulle azioni che è necessario mettere in campo”.
“Questo è l’auspicio che rinnoviamo in occasione della Giornata Internazionale contro l’omotransfobia – conclude il segretario nazionale dell’Arcigay – e che consegniamo alle istituzioni assieme al pensiero per tutte quelle vittime, soprattutto per quelle che non ci sono più, che hanno atteso invano fino oggi che l’Italia cambiasse, migliorasse. A loro dobbiamo tenacia, fiducia ed efficacia. Anche per loro dobbiamo trasformare l’Italia in un Paese migliore”.