Come già accaduto per Banca Etruria, anche per il crac di Cariferrara si apre un filone di inchiesta per bancarotta fraudolenta. La Procura di Ferrara, che da tempo ha messo nel mirino le operazioni immobiliari sbagliate e le ricapitalizzazioni inutili che hanno causato la crisi dell’istituto “risolto” con il decreto del 22 novembre 2015, ha avviato il nuovo fascicolo dopo aver ricevuto la relazione di Antonio Blandini, commissario liquidatore della Vecchia Carife dichiarata insolvente. Obiettivo, come riporta il quotidiano La Nuova Ferrara, valutare chi tra dirigenti e membri dei consigli di amministrazione che si sono susseguiti almeno negli ultimi 10 anni abbia deciso o avallato le scelte che hanno creato un buco stimato nella dichiarazione di insolvenza in 433 milioni di euro.
L’inchiesta dovrà accertare – come recita la legge fallimentare, articolo 216 – “chi ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto e dissipato in tutto o in parte i beni, oppure allo scopo di recare pregiudizio ai creditori ha esposto o riconosciuto passività inesistenti”. Il salto di qualità dell’inchiesta darà agli inquirenti – il procuratore capo Bruno Cherchi e i sostituti Barbara Cavallo e Stefano Longhi che coordinano gli ispettori della Guardia di finanza – più margini investigativi. E permetterà di indagare a 360 gradi sul passato di Carife.
Finora, fa notare il quotidiano locale, l’inchiesta si era concentrata sull’aumento di capitale deciso nel 2011 e la cessione della Banca di Treviso alla Popolare di Marostica, filoni che sarebbero vicini alla conclusione. Quello relativo alla ricapitalizzazione vede indagate almeno una decina di persone per aggiotaggio, falsi in prospetti informativi e ostacolo alla vigilanza. Ipotesi che ora dovranno diventare capi d’imputazione, da soppesare dopo il deposito dell’informativa della guardia di finanza.
Lo scorso luglio i commissari Blandini e Giovanni Capitanio, numero uno della “Nuova” Cariferrara, avevano intentato una causa civile con una richiesta di danni per 100 milioni di euro a carico di decine di ex amministratori contestando un danno da complessivi 309 milioni causato da operazioni immobiliari finite male.