Fanno oggettivamente sbellicare dalle risate questi sedicenti economisti che si ostinano a ricercare le soluzioni alla crisi all’interno degli stessi perimetri concettuali che l’hanno generata, primo fra tutti la crescita del Pil. Le scorie mentali e i retaggi illuministici in cui l’Occidente è ancora invischiato impediscono purtroppo a molti di noi di immaginare ed esplorare soluzioni alternative e realmente risolutive, sia in chiave personale che sistemica. Ed è esattamente per questa ragione che l’unico fenomeno ancora in grado di arginare il fondamentalismo neoliberista, aprendo gli occhi a questi templari della crescita ad ogni costo, è paradossalmente un inasprimento della crisi stessa. Il primo passo da fare è quello di sbarazzarsi della favoletta – rigorosamente destinata al solo pubblico adulto – della crescita infinita in un mondo dalle risorse finite, che alle orecchie di un qualsiasi organismo pensante dovrebbe suonare credibile più o meno come l’esistenza di Babbo Natale.
In questa ottica, la crisi rappresenta una vera e propria benedizione per contrastare il delirio consumistico di esseri umani sempre più nevrotici e disorientati, che rischiano di smarrire definitivamente ogni possibile riferimento per ritrovare se stessi, sia in rapporto ai propri simili che soprattutto all’ambiente. La crisi è il limitatore di velocità della follia espansionistica umana, l’ultimo argine che – fortunatamente endemico ai postulati stessi del capitalismo – può ancora propiziarne l’implosione, prima che i suoi effetti collaterali sulla biosfera diventino irreversibili. La crisi, infatti, concentrando la ricchezza in mani sempre meno numerose e sempre più avide, inibisce strutturalmente l’accesso al mercato alla quota di popolazione maggioritaria: l’unica che potrebbe tenerlo in vita. La crisi diventa quindi l’agente lievitante della nuova società vernacolare, finalmente fondata sulla riscoperta della relazione, della reciprocità, dell’emancipazione monetaria. La crisi è il sorprendente propulsore di uno straordinario patto sociale tra il settore agricolo, la società civile, l’imprenditorialità locale e la finanza etica.
Solo la Crisi ci può salvare è il mio nuovo libro-manifesto che, scritto insieme a Paolo Ermani e, distribuito in tutta Italia per Edizioni Il Punto d’Incontro, sussurra alla nostra coscienza le troppe verità che in troppi, da troppo tempo, tentano di nasconderci. E in più, cosa assai rara di questi tempi, suggerisce anche le contromisure da adottare.
Qui di seguito trovate dei brevi estratti.
Le pressioni e gli effetti dissocianti che il mercato del lavoro imprime alla società stanno rapidamente avviandosi al loro stadio più critico: soprattutto nel settore industriale e in quello dei servizi, il generalizzato disorientamento indotto dalla Grande Recessione e la conseguente incapacità di una reazione adeguata stanno generando nei piani alti della governance d’impresa una sempre più convulsa schizofrenia gestionale, inevitabilmente destinata a degenerare nel definitivo scollamento tra le ansie reddituali dei (pochi) governanti e quelle prestazionali dei (tantissimi) governati.
[…] Le profonde trasformazioni che questa Crisi sta procurando alle nostre abitudini rappresentano un fattore di speranza per un futuro più autentico e naturale. Le frenetiche e paranoiche accelerazioni a cui ci ha costretto un progresso tecnologico privo di scrupoli, gli alienanti stili di vita che costringono sempre più persone al ricorso alla farmacologia chimica, il culto del denaro e del successo a ogni costo, le nefaste violenze procurate al territorio con l’unico scopo di assoggettare l’habitat all’impeto espansionistico umano, sono le principali tendenze e gli effetti collaterali di questo perverso modello di sviluppo, che la Crisi può contribuire a inibire.
[…] La reazione corretta è infatti quella che stanno cominciando a praticare migliaia di cittadini ingegnosi e operosi che – fregandosene dalla politica di Palazzo e lontano dai riflettori – si attrezzano per far fronte ai profondi mutamenti degli stili di vita a cui il nuovo corso necessariamente ci abituerà. Gli esempi sono fortunatamente tantissimi e vanno dall’autosufficienza energetica alla partecipazione ad orti comunitari, dal rifiuto delle mode e delle seduzioni del consumismo al ripudio consapevole di una mentalità del lavoro neoschiavistica, da numerosi esempi di soluzioni abitative comunitarie ad alcune testimonianze di imprenditoria virtuosa e realmente orientata al benessere.
[…] Il Cambiamento sta già avvenendo, ma non rientra nelle coordinate conosciute, non rientra nei palinsesti e non viene inquadrato dalle telecamere, non è a capo di niente, non si erge al di sopra di nulla, non comanda e non calpesta. Non ce lo annunceranno a reti unificate, non ci saranno fanfare e squilli di tromba. Il Cambiamento verrà costruito da tutti e ognuno apporterà il suo indispensabile contributo. Insieme si cambierà ogni cosa, come una foresta in silenzio riprende il possesso di ciò che le è stato sottratto. Il Cambiamento è nelle mani di ciascuno di noi, di ogni singola persona consapevole di essere decisiva e fondamentale. Aspettatevi tutto da voi stessi, ma niente da chi vi vuole condurre: solo così salverete voi, i vostri simili e quella meravigliosa casa dove abitate e che si chiama Terra.
Andrea Strozzi
Fondatore di LLHT.org, bioeconomista e scrittore
Economia & Lobby - 23 Maggio 2016
‘Solo la crisi ci può salvare’ dal delirio consumistico
Fanno oggettivamente sbellicare dalle risate questi sedicenti economisti che si ostinano a ricercare le soluzioni alla crisi all’interno degli stessi perimetri concettuali che l’hanno generata, primo fra tutti la crescita del Pil. Le scorie mentali e i retaggi illuministici in cui l’Occidente è ancora invischiato impediscono purtroppo a molti di noi di immaginare ed esplorare soluzioni alternative e realmente risolutive, sia in chiave personale che sistemica. Ed è esattamente per questa ragione che l’unico fenomeno ancora in grado di arginare il fondamentalismo neoliberista, aprendo gli occhi a questi templari della crescita ad ogni costo, è paradossalmente un inasprimento della crisi stessa. Il primo passo da fare è quello di sbarazzarsi della favoletta – rigorosamente destinata al solo pubblico adulto – della crescita infinita in un mondo dalle risorse finite, che alle orecchie di un qualsiasi organismo pensante dovrebbe suonare credibile più o meno come l’esistenza di Babbo Natale.
In questa ottica, la crisi rappresenta una vera e propria benedizione per contrastare il delirio consumistico di esseri umani sempre più nevrotici e disorientati, che rischiano di smarrire definitivamente ogni possibile riferimento per ritrovare se stessi, sia in rapporto ai propri simili che soprattutto all’ambiente. La crisi è il limitatore di velocità della follia espansionistica umana, l’ultimo argine che – fortunatamente endemico ai postulati stessi del capitalismo – può ancora propiziarne l’implosione, prima che i suoi effetti collaterali sulla biosfera diventino irreversibili. La crisi, infatti, concentrando la ricchezza in mani sempre meno numerose e sempre più avide, inibisce strutturalmente l’accesso al mercato alla quota di popolazione maggioritaria: l’unica che potrebbe tenerlo in vita. La crisi diventa quindi l’agente lievitante della nuova società vernacolare, finalmente fondata sulla riscoperta della relazione, della reciprocità, dell’emancipazione monetaria. La crisi è il sorprendente propulsore di uno straordinario patto sociale tra il settore agricolo, la società civile, l’imprenditorialità locale e la finanza etica.
Qui di seguito trovate dei brevi estratti.
Le pressioni e gli effetti dissocianti che il mercato del lavoro imprime alla società stanno rapidamente avviandosi al loro stadio più critico: soprattutto nel settore industriale e in quello dei servizi, il generalizzato disorientamento indotto dalla Grande Recessione e la conseguente incapacità di una reazione adeguata stanno generando nei piani alti della governance d’impresa una sempre più convulsa schizofrenia gestionale, inevitabilmente destinata a degenerare nel definitivo scollamento tra le ansie reddituali dei (pochi) governanti e quelle prestazionali dei (tantissimi) governati.
[…] Le profonde trasformazioni che questa Crisi sta procurando alle nostre abitudini rappresentano un fattore di speranza per un futuro più autentico e naturale. Le frenetiche e paranoiche accelerazioni a cui ci ha costretto un progresso tecnologico privo di scrupoli, gli alienanti stili di vita che costringono sempre più persone al ricorso alla farmacologia chimica, il culto del denaro e del successo a ogni costo, le nefaste violenze procurate al territorio con l’unico scopo di assoggettare l’habitat all’impeto espansionistico umano, sono le principali tendenze e gli effetti collaterali di questo perverso modello di sviluppo, che la Crisi può contribuire a inibire.
[…] La reazione corretta è infatti quella che stanno cominciando a praticare migliaia di cittadini ingegnosi e operosi che – fregandosene dalla politica di Palazzo e lontano dai riflettori – si attrezzano per far fronte ai profondi mutamenti degli stili di vita a cui il nuovo corso necessariamente ci abituerà. Gli esempi sono fortunatamente tantissimi e vanno dall’autosufficienza energetica alla partecipazione ad orti comunitari, dal rifiuto delle mode e delle seduzioni del consumismo al ripudio consapevole di una mentalità del lavoro neoschiavistica, da numerosi esempi di soluzioni abitative comunitarie ad alcune testimonianze di imprenditoria virtuosa e realmente orientata al benessere.
[…] Il Cambiamento sta già avvenendo, ma non rientra nelle coordinate conosciute, non rientra nei palinsesti e non viene inquadrato dalle telecamere, non è a capo di niente, non si erge al di sopra di nulla, non comanda e non calpesta. Non ce lo annunceranno a reti unificate, non ci saranno fanfare e squilli di tromba. Il Cambiamento verrà costruito da tutti e ognuno apporterà il suo indispensabile contributo. Insieme si cambierà ogni cosa, come una foresta in silenzio riprende il possesso di ciò che le è stato sottratto. Il Cambiamento è nelle mani di ciascuno di noi, di ogni singola persona consapevole di essere decisiva e fondamentale. Aspettatevi tutto da voi stessi, ma niente da chi vi vuole condurre: solo così salverete voi, i vostri simili e quella meravigliosa casa dove abitate e che si chiama Terra.
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Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il dialogo tra due presidenti davvero straordinari è promettente. È importante che nulla ostacoli l'attuazione della loro volontà politica". Lo ha dichiarato il portavoce della presidenza russa Dmitri Peskov in un'intervista alla televisione, parlando della fermezza degli Stati Uniti nei confronti di Kiev e sulle dichiarazioni ostili di Trump nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Resterà per sempre il cantante di "Bandiera gialla", canzone simbolo della musica leggera degli anni '60: Gianni Pettenati è morto nella sua casa di Albenga (Savona) all'età di 79 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella notte, è stato dato con un post sui social dalla figlia Maria Laura: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Maria Laura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lasciato papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte. Le esequie si terranno in forma strettamente riservata".
Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Gianni Pettenati debutta nel 1965, vincendo il Festival di Bellaria ed entra a far parte del gruppo degli Juniors e nel 1966, accompagnato dallo stesso gruppo, incide il suo primo 45 giri, una cover di "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola", seguita da quello che rimane il suo maggiore successo "Bandiera gialla", versione italiana di "The pied piper" incisa lo stesso anno da Patty Pravo (in lingua originale, come lato B del singolo "Ragazzo Triste" per la promozione del locale Piper Club di Roma, diventando il brano simbolo della famosa discoteca), diventata un evergreen, immancabile quando si gioca al karaoke o nelle serate revival nelle discoteche e nelle feste. Il 45 giri successivo, nuovamente con gli Juniors, è "Il superuomo" (cover di "Sunshine superman" di Donovan), mentre sul lato B del disco compare "Puoi farmi piangere" (cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins, incisa con l'arrangiamento della versione di Alan Price), con il testo italiano di Mogol. Sempre nel 1967 Pettenati partecipa al Festival di Sanremo con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala Reale sul Canale Nazionale della Rai in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano molto fortunato che il cantante piacentino ha sempre riproposto nei suoi concerti. Seguono altri successi come "Caldo caldo", "Cin cin", "I tuoi capricci" e collaborazioni artistiche con diversi autori della canzone italiana. Critico musicale, Pettenati è autore di diversi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui "Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane" (Ricordi, con Red Ronnie); "Gli anni '60 in America" (Edizioni Virgilio); "Mina come sono" (Edizioni Virgilio); "Io Renato Zero" (Edizioni Virgilio); "Alice se ne va" (Edizioni Asefi). Nel 2018 era stata concessa a Pettenati la legge Bacchelli che prevede un assegno vitalizio di 24mila euro annui a favore di cittadini illustri, con meriti in diversi campi, che versino in stato di particolare necessità. (di Paolo Martini)
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti della polizia municipale.
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il destino ha voluto così, Dio ha voluto così, se così posso dire. Una missione tanto difficile quanto onorevole - difendere la Russia - è stata posta sulle nostre e vostre spalle unite". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ai soldati che hanno combattuto in Ucraina, durante una cerimonia organizzata al Cremlino in occasione della Giornata dei Difensori della Patria.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invocato l'unità degli Stati Uniti e dell'Europa per giungere a una "pace duratura", alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa e sulla scia della svolta favorevole a Mosca presa da Donald Trump.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l'Ucraina. Ciò è possibile con l'unità di tutti i partner: ci vuole la forza di tutta l'Europa, la forza dell'America, la forza di tutti coloro che vogliono una pace duratura", ha scritto Zelensky su Telegram.
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti di polizia municipale.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Decine di migliaia di persone si sono radunate per partecipare ai funerali di Hassan Nasrallah, in uno stadio alla periferia di Beirut. Molte le bandiere di Hezbollah e i ritratti del leader assassinato che ha guidato il movimento libanese, sostenuto dall'Iran, per oltre tre decenni. Uomini, donne e bambini provenienti dal Libano e da altri luoghi hanno camminato a piedi nel freddo pungente per raggiungere il luogo della cerimonia, ritardata per motivi di sicurezza dopo la morte di Nasrallah avvenuta in un massiccio attacco israeliano al bastione di Hezbollah a Beirut sud a settembre.
Mentre la folla si radunava, i media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in alcune zone del Libano meridionale, tra cui una località a circa 20 chilometri dal confine. L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito nel Libano meridionale "diversi lanciarazzi che rappresentavano una minaccia imminente per i civili israeliani". Ritratti giganti di Nasrallah e di Hashem Safieddine (il successore designato di Nasrallah, ucciso in un altro attacco aereo israeliano prima che potesse assumere l'incarico) sono stati affissi sui muri e sui ponti nella parte sud di Beirut. Uno è stata appeso anche sopra un palco eretto sul campo del gremito Camille Chamoun Sports City Stadium, alla periferia della capitale, dove si svolgeranno i funerali dei due leader.
Lo stadio ha una capienza di circa 50mila persone, ma gli organizzatori di Hezbollah hanno installato decine di migliaia di posti a sedere extra sul campo e all'esterno, dove i partecipanti potranno seguire la cerimonia su uno schermo gigante. Hezbollah ha invitato alla cerimonia alti funzionari libanesi, alla presenza del presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi. Quest'ultimo, in un discorso da Beirut, ha descritto i leader assassinati come "due eroi della resistenza" e ha giurato che "il cammino della resistenza continuerà".