Il decreto sull’incompatibilità e l’inconferibilità degli incarichi pubblici “sta creando problemi applicativi enormi”. E’ la denuncia di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, intervenuto all’incontro nazionale dei responsabili della prevenzione della corruzione. “Abbiamo fatto due segnalazioni al Parlamento“, ha ricordato, sottolineando che “la normativa non va indebolita, ma rafforzata”, ma sono necessari dei “chiarimenti”. Dalle Camere, però, tutto tace. Il riferimento è al decreto legislativo 39 del 2013, uno dei provvedimenti attuativi della Legge anticorruzione del 2012, che detta le regole che limitano l’attribuzione di incarichi pubblici a chi ha subito condanne (anche non definitive) per determinati reati e mette un freno alle “porte girevoli” tra poltrone politiche e ruoli di dirigente in enti o aziende pubbliche. Per esempio, chi ha fatto l’assessore regionale non può, nei due anni successivi, avere incarichi amministrativi o dirigenziali nella Regione stessa (articolo 7).

Il nodo principale riguarda le sanzioni: “Spesso – ha spiegato Cantone – i responsabili anticorruzione degli enti, che sono competenti a irrogare le sanzioni verso un organo politico quando si presenta un caso si incompatibilità o inconferibilità, non se la sono sentita di farlo. Proveremo a dare indicazioni più stringenti, ma questo resta un punto di carenza del sistema”.

Il tema si lega a un altro punto segnalato da Cantone, che riguarda il ruolo stesso dei responsabili anticorruzione (introdotti appunto dalla legge anticorruzione del 2012, ndr), a cui va assicurata “una propria autonomia e indipendenza dagli organi di indirizzo politico”, ha affermato Cantone. Il responsabile anticorruzione deve rimanere interno alla pubblica amministrazione, ma deve essere messo in condizione di svolgere il proprio ruolo con un’autonomia che consenta di mantenere una distanza dall’organo politico“.

E’ da tempo che il presidente dell’Anac chiede al Parlamento di intervenire sul tema. Ormai un anno fa l’autorità aveva diramato 25 proposte di modifica alle norme su inconferibilità e incadidabilità. Più di un anno dopo, siamo al punto di partenza, e ora Cantone pone la questione dei responsabili dell’Anticorruzione, di solito funzionari degli enti pubblici – per esempio i Comuni – a cui per legge è demandata una serie di compiti, tra i quali appunto la segnalazione di eventuali episodi di malaffare e “porte girevoli”. Non facile, se riguarda superiori o politici, come dimostra il caso del sindaco Uggetti a Lodi. Pochi giorni fa, lo stesso presidente dell’Anticorruzione aveva lanciato l’allarme sui problemi applicativi di un’altra norma fortemente voluta dall’Anac, il nuovo Codice degli appalti. “Sono molto preoccupato”, aveva affermato Cantone, per il nuovo testo “sento sentenze di morte inappellabili. Tutti rimpiangono il massimo ribasso”.

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