Chissà se ci sarà la Brexit e se, ove accadesse, il Regno Unito resterà tale oppure comincerà a perdere i pezzi a cominciare dalla Scozia, come hanno annunciato, mettendo le mani avanti, gli indipendentisti del luogo, che non sono dei Mac Salvini, ma gente seria che dalla grande UE si sente garantita nei confronti dei britannici che se li annetterono or sono 400 anni. Per non dire dei gallesi, degli irlandesi cattolici del nord e di altre realtà ignote a chi non vive Oltre Manica. Ma saremmo pronti a scommettere, visti i documenti resi noti in questi giorni, che, ove anche ogni cantone si prendesse il suo pezzo di sovranità statuale, tutti converrebbero a tenere in vigore e sviluppare ulteriormente il Public Broadcasting Service della Gran Bretagna. Che, forse non tutti lo sanno, non consiste nella sola BBC (di proprietà pubblica e finanziata con risorse pubbliche), ma la comprende, insieme con le altre tv (un’altra di proprietà pubblica e le restanti gestite da privati), tutte alimentate esclusivamente da proventi commerciali.
Perché tutti convergeranno a mantenere e potenziare questo sistema? Semplice: perché gli conviene, dato che è essenzialmente grazie ad esso (altro che “vantaggio della lingua”) che la Gran Bretagna, anche dopo i salassi delle guerre mondiali e la decolonizzazione, è restata in qualche modo grande. E oggi tutti sanno che se vai a Londra ti ritrovi in una delle capitali mondiali non solo della Finanza, ma anche della Industria Creativa (tv, cinema, fiction, giochi e chi più ne ha più ne metta). Con posti di lavoro a bizzeffe, e per di più piacevoli, dove il lavoro è una seduzione anziché una condanna.
Da ultimo, anche i Conservatori, che in passato mal la sopportavano, oggi sembrano essersi schierati decisamente a favore di un ulteriore potenziamento del ruolo della BBC come perno dell’intera produzione audiovisiva e del soft power del Regno. Tanto per dire, stanno modificando la “governance” per garantire continuità e autonomia rispetto al ciclo della politica (al punto che metà dei membri del CdA sarà nominata dalla BBC stessa). Insomma, una BBC “messa in sicurezza” rispetto ai dilettantismi, i clientelismi e le foghe espressive degli MP (Membri del Parlamento). E perché tutto non si riduca ad aria fritta, si apprestano anche a garantire ed aumentare il canone spettante alla BBC per tutti i prossimi undici anni.
Qualche parallelo con l’Italia c’è: anche la Rai ha avuto mesi fa l’inizio di riforma della governance, tagliando fuori per il futuro la commissione Parlamentare di Vigilanza; anche il canone in bolletta rassicura e stabilizza le finanze dell’azienda; anche il Governo inglese ha svolto una lunga consultazione con gli specialisti della materia e anche lì si è ricorsi al questionario web, raccogliendo 190mila risposte (da noi il questionario è raggiungibile da qualche giorno a www.cambierai.gov.it. E vedremo quanti risponderanno, nonostante i danni pluriennali provocati in questa materia dal semianalfabetismo della stampa e della maggior parte del personale politico). Certo, lì sono fortunati perché avendo alle spalle un grande passato possono concentrarsi sulla pars construens; mentre nella Rai ereditata dal duopolio, tocca darsi da fare, contemporaneamente e parecchio, con quella destruens. Un compito, onestamente, assai più arduo e sofisticato di quello chiesto alla BBC. Solo nei mesi prossimi (dai nuovi palinsesti, dal ripensamento della informazione etc) capiremo se è chiedere troppo.