Nel 1949 a Washington fu firmato il Patto Atlantico cioè il trattato istitutivo della Nato. Oggi fanno parte della Nato 28 Stati. Come è noto il patto fu stipulato dai Paesi che con tale alleanza volevano creare un fronte anti Urss. Le guerre della Nato, dal giorno della sua costituzione, sono state diverse anche se sovente definite con un imbroglio semantico, “missioni di pace”. Come se la pace si costruisse con i carri armati invece che con il dialogo e la non violenza.

Gli attacchi della Nato, negli ultimi 20 anni, sono stati 7. In ordine cronologico si è cominciato nel 1991 con la prima guerra del Golfo, l’anno successivo in Somalia, nel 1995 in Bosnia, nel 1999 in Serbia, nel 2001 in Afghanistan, due anni dopo una nuova guerra all’Iraq e poi nel 2011 l’aggressione alla Libia di Gheddafi. Uno dei più noti conflitti è quello contro la Serbia di Milosevic, un uomo prima considerato “il collante” in grado di poter tenere unita la Jugoslavia, poi quando non più funzionale, declassato a “macellaio”. Un cambio d’opinione simile a quello poi toccato a Saddam Hussein, a Bin Laden e a Gheddafi.

I bombardamenti umanitari della Nato nella Jugoslavia durarono 78 giorni consecutivi e causarono la distruzione di 82 ponti, 13 aeroporti, 20 stazioni ferroviarie e 121 fabbriche. Complessivamente, alla Serbia furono causate danni per 100 miliardi di dollari, oltre all’uccisione di almeno 500 civili e a migliaia di feriti.  A 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e a quasi 30 dalla caduta del muro di Berlino, ha ancora senso la Nato? Un’associazione di Paesi eterodiretti dagli Usa. Perché l’Italia deve ancora essere un deposito di armi straniere? Cosa giustifica la colonizzazione militare del nostro Paese con la presenza delle 115 basi Usa sul nostro territorio.

Per quanto ancora dobbiamo essere una polveriera di un paese, gli Usa, distante migliaia di chilometri? La riconoscenza per averci aiutato a liberare dai nazi fascisti presuppone una perdita di sovranità a tempo indeterminato? Non è un paradossale passaggio di consegne da un secondino ad un altro? Ciò che davvero far riflettere è che, tranne marginali istanze, nessuno pone in discussione questo status quo, lo si dà scontato e sembra persino vietato metterlo in discussione.

Non si conosce il numero preciso degli ordigni atomici presenti in Italia, forse 40 a Ghedi e 50 ad Aviano di sicuro è un quantitativo sufficiente a far saltare in aria lo stivale decine di volte. Ma chi ha i codici di questi ordigni atomici? Sono sicuri? Ammesso che delle bombe con una tale carica distruttiva possano ritenersi sicure.

E’ inquietante che l’insostenibile stile di vita statunitense voglia essere imposto a tutti fino a voler uniformare l’intero pianeta. Il Ttip è solo l’ultimo tassello del puzzle ideologico neoliberista, frutto di un disegno di colonizzazione economico culturale azionato dalle corporation e veicolato dai mass media a partire dagli anni ’80. Una colonizzazione che ai Paesi più recalcitranti è stata imposta con una politica estera basata su aggressioni armate che secondo Andre Vltchek, dopo il secondo conflitto mondiale, hanno causato tra i 50 e i 55 milioni di vittime.

L’Italia spende per la sola guerra in Afghanistan, circa 25 milioni di euro al mese. Secondo l’Istituto Internazionale di Stoccolma la nostra adesione alla Nato è quantificabile in 72 milioni di euro al giorno. Con questa somma quanti malati potrebbero essere curati, strade riparate, scolari istruiti, persone in difficoltà aiutate e pannelli solari montati? Invece sono gettati via per guerre imperialiste che seminano morte e sofferenza e di conseguenza ci pongono a rischio attentati.

I soldi spesi per aderire a questa mega industria bellica che è la Nato (si pensi agli F-35) potrebbero far risorgere tanti settori della nostra defunta economia. Inoltre si rispetterebbe l’art. 11 della Costituzione e si acquisirebbe indipendenza in politica estera dando un segnale di pace ai tanti popoli che hanno subito le aggressioni della Nato. Siamo un Paese senza alcun tipo di sovranità. Una colonia dell’impero statunitense un po’ come lo era la Palestina ai tempi dell’antica Roma. Anche noi dobbiamo attendere che crolli l’impero di cui siamo asserviti o troveremo la forza per liberarci?

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