Un super-batterio “invincibile” e resistente a qualsiasi tipo di antibiotici, persino a quelli di ultima generazione, arrivato per la prima volta negli Stati Uniti. E’ questo l’allarme lanciato dagli scienziati del Dipartimento alla Difesa Usa, che hanno individuato la specie di ‘escherichia coli‘ nelle urine di una donna della Pennsylvania. L’agente patogeno in questione – spiega il rapporto pubblicato sulla rivista della Società americana di microbiologia Antimicrobial Agents and Chemotherapy – resiste anche all’antibiotico di ultima generazione ‘colistin‘.
Il rapporto non rende nota la condizione della donna portatrice del batterio, ma spiega che esperti dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) stanno indagando sulle modalità in cui la paziente avrebbe contratto il micro-organismo. Tra le possibilità anche quella di una ospedalizzazione. Le autorità sanitarie della Pennsylvania stanno contattando familiari e conoscenti per accertare che l’infezione non si sia diffusa.
Questo particolare agente patogeno è stato definito dagli esperti “il batterio degli incubi“, che in alcuni casi può arrivare a uccidere il 50% delle persone che ne vengono contagiate. Gli scienziati hanno sottolineano la forte preoccupazione per questa tipologia di super-batteri che potrebbero rappresentare un grave pericolo per combattere anche le infezioni di routine. Negli Usa la resistenza di molti agenti infettivi agli antibiotici causa due milioni di malattie e 23mila decessi l’anno, secondo le stime. A novembre scorso, la preoccupazione della comunità scientifica mondiale era scattata quando ricercatori cinesi e inglesi avevano trovato batteri della razza resistente anche ad una classe di antibiotici come la colistina in maiali e in alcune persone in Cina. Per gli scienziati questo è il primo caso in Usa di un agente patogeno che ha un gene, chiamato Mcr-1, che permette ai batteri di diventare praticamente invincibili.
La razza letale di escherichia coli – spiegano i media Usa – è stata successivamente individuata in altre zone dell’Europa. La scoperta anche in Usa, “ci sta mostrando che la strada di impiego degli antibiotici può essere arrivata quasi alla fine – ha detto in una intervista ai media Usa, Thomas Friedman, direttore dei Cdc – una situazione in cui non abbiamo nulla da offrire a pazienti in reparti intensivi o con semplici infezioni urinarie”.