Una firma per il referendum Cgil che chiede di rivedere il Jobs act. Nella campagna elettorale più noiosa di sempre a Bologna, il dem Virginio Merola ha deciso di agitare le acque prendendo posizione contro la legge sul lavoro del governo Renzi. Una scelta che arriva a pochi giorni dal primo turno dalle amministrative, che suona come un tentativo di strizzare l’occhio ai simpatizzanti più a sinistra e che per il momento ha avuto solo l’effetto di far gelare il sangue ai colleghi del Partito democratico. Esulta intanto il segretario Fiom Maurizio Landini: “Se il sindaco di una città importante decide di sostenere questa battaglia sono contento e penso che sia una cosa positiva”.

Merola, renziano non certo della prima ora, ha sempre mantenuto un profilo basso a livello nazionale restando fuori dai dibattiti politici che non riguardavano direttamente la città. Alla vigilia del primo turno elettorale, ha invece annunciato la sua firma ai referendum della Cgil: “L’ho fatto per tre motivi”, ha detto. “In primo luogo l’ho fatto perché dobbiamo riportare il tema del lavoro al centro del dibattito pubblico, a partire da Bologna”. Poi, prosegue, “perché il Jobs act, che ritengo nel complesso una buona legge, è ancora migliorabile“. Infine, puntualizza, “perché proseguo la mia battaglia contro i pasdaran e le tifoserie nella nostra sinistra: non condivido né la posizione di chi ritiene che l’abolizione dell’articolo 18 sbloccasse da sola il mondo del lavoro italiano, né che la difesa a oltranza di quella legge rappresentasse l’unica battaglia possibile”. Venerdì 3 giugno a sostenere la ricandidatura di Merola a sindaco scenderà a Bologna, il premier, Matteo Renzi.

 

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