Televisione

Edicola Fiore, come ti trasformo il cazzeggio in lavoro: così Fiorello porta in televisione “l’antitelevisione”

Su SkyUno (e in replica su Tv8), lo showman ha la libertà che serve per far funzionare un prodotto del genere. Si lascia andare a qualche parolaccia, è rilassato, si diverte a fare un passo indietro e a far emergere personaggi straordinariamente ordinari come Agonia o John Wayne. Può permettersi di ospitare un Giuliano Sangiorgi con la voce ancora impastata dal sonno e con gli occhiali da sole a coprire gli occhi gonfi, si affida addirittura ai videoeditoriali di Fedez

di Domenico Naso

Come mai Fiorello è così amato e invidiato? La risposta la conoscevamo già, ma la conferma è arrivata con la prima puntata su SkyUno di Edicola Fiore: semplicemente perché è riuscito a fare quello che vorremmo fare tutti, cioè trasformare il cazzeggio in lavoro. Qualcuno dirà che in tv il “format” perde qualcosa, che l’HD esige la cessione forzata di un po’ di quella artigianalità distintiva dell’Edicola di Fiorello. In realtà, la versione televisiva di un divertissement diventato caso di studio non fa altro che valorizzarne l’impatto visivo. Anche perché la qualità delle immagini è l’unica cosa che è realmente cambiata, nel passaggio dal web al mezzo televisivo. Tutto il resto è uguale, a cominciare dalla varia umanità che circonda Fiorello nel bar romano che ospita l’Edicola e dal clima cazzarone da gita scolastica.

L’Edicola Fiore è edicola solo sulla carta, visto che i giornali sono solo un pretesto, una pezza d’appoggio su cui costruire qualcosa di diverso. Mezz’ora di cazzeggio in HD che riportano in tv un Fiorello che ha voglia di prendere e prendersi in giro e che non ha voglia, invece, di affrontare le ansie e lo stress dei grandi show televisivi. Fiorello sta attraversando una fase particolare del proprio percorso artistico: ha fatto così tanto, è amato così tanto, che forse non ha più voglia (almeno per il momento) di tornare in televisione con il solito varietà del sabato sera, magari su RaiUno. E proprio per questo, non poteva che essere Sky la casa di questo ritorno morbido. L’Edicola improvvisata alle 7.30 del mattino non avrebbe alcun senso sui canali “tradizionali”: su RaiUno o Canale5 verrebbe percepita come qualcosa di raffazzonato o peggio ancora di alieno rispetto all’offerta generalista.

Su SkyUno (e in replica su Tv8), Fiorello ha invece la libertà che serve per far funzionare un prodotto del genere. Si lascia andare a qualche parolaccia, è rilassato, si diverte a fare un passo indietro e a far emergere personaggi straordinariamente ordinari come Agonia o John Wayne. Può permettersi di ospitare un Giuliano Sangiorgi con la voce ancora impastata dal sonno e con gli occhiali da sole a coprire gli occhi gonfi, si affida addirittura ai videoeditoriali di Fedez che sfotte i marò e stuzzica Salvini. Manda in onda, insomma, tutto ciò che su RaiUno non avrebbe mai mandato in onda. “Il mezzo è il messaggio”, sosteneva quel gran genio di Marshall McLuhan. E allora SkyUno, pur essendo un canale televisivo come gli altri, possiede quella informalità sperimentale adatta a veicolare Edicola Fiore. Un esperimento gioioso e apparentemente di poche pretese che invece nasconde un modo alternativo di sfruttare il mezzo televisivo.

In una tv che non lascia più nulla al caso, con format scritti dalla prima all’ultima parola, dove tutto è schedulato, contingentato e già previsto (anche l’imprevisto), Fiorello propone un “prodotto” che vive di associazioni di idee nate sul momento, di improvvisazioni, di spalle improvvisate e spesso inconsapevoli che alzano palle perfette per le schiacciate dello showman siciliano. Edicola Fiore è la prova che si può fare un certo tipo di tv anche all’alba, senza trucco e parrucco, senza scenografie e coreografie da show di Las Vegas, e lo si può fare creando l’evento, l’happening. Il tutto con una genuina normalità che spiazza, visto che non ci siamo più abituati. Edicola Fiore è l’antitelevisione più televisiva che esista. È post-televisione inconsapevole, risposta spassosa e cazzarona alla dittatura dei format.

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