Il Centro oli di Viggiano dell’Eni è stato temporaneamente dissequestrato. Lo ha stabilito la procura di Potenza con un provvedimento emesso nell’ambito dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata. La decisione è stata presa per consentire alcuni lavori di modifica dell’impianto, dopo che i magistrati hanno accolto il parere favorevole espresso ieri (martedì 31 maggio) dai consulenti della procura. Fino al 31 marzo scorso nella struttura venivano trattati circa 75mila barili di greggio al giorno. A rendere nota la notizia del dissequestro è stata la stessa l’Eni, che ha ricevuto il provvedimento.

Il dissequestro ha lo scopo di permettere l’esecuzione di alcuni interventi “proposti da Eni nell’ambito dell’istanza di dissequestro presentata dalla società lo scorso 20 maggio e accolta dalla procura”. I lavori dovrebbero concludersi “entro un termine massimo di tre mesi. Una volta verificata la correttezza di attuazione della modifica – ha aggiunto la compagnia petrolifera – la procura procederà al dissequestro definitivo”. L’Eni ha ribadito di voler “continuare a fornire la massima collaborazione alla magistratura nell’interesse che possa essere fatta quanto prima chiarezza sulla vicenda, in attesa del giudizio da parte delle autorità giudiziarie che Eni confida potrà chiarire la correttezza del proprio operato”.

Nel marzo scorso l’inchiesta della Dda ha portato agli arresti domiciliari cinque funzionari e dipendenti del centro oli Eni a Viggiano e l’ex sindaco Pd di Corleto Perticara. Per gli inquirenti sono responsabili a vario titolo di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”. In un altro filone dell’inchiesta è coinvolto anche l’imprenditore Gianluca Gemelli, titolare di due società di ingegneria e compagno dell’ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi: per lui, invece, l’accusa è di traffico di influenze. Il coinvolgimento di Gemelli nelle indagini ha portato alle dimissioni della Guidi.

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